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“1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni”. Dalla storiografia alla didattica

Abstract

Il gruppo di discussione si è proposto di offrire ai partecipanti una riflessione su come utilizzare in classe le conoscenze e i saperi che i docenti acquisiscono partecipando ad un convegno storiografico. Nello specifico il convegno su cui si è lavorato è stato quello organizzato dall’Insmli e dall’Istituto storico della resistenza in Toscana (Isrt), svoltosi a Firenze il 21-22-23 maggio 2014 dal titolo 1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni.

dalla storiografia alla didattica

Umberto Boccioni, Carica di lancieri, 1915 – By RiottosoOwn work, CC BY-SA 4.0, $3

Introduzione

La riflessione da cui si è partiti è che quando i docenti partecipano ad un convegno storiografico, o semplicemente ascoltano una lezione di storia di un docente universitario, ne traggono numerosi spunti e suggestioni, idee e suggerimenti, che tuttavia è spesso difficile tradurre in un concreto apporto che abbia riflessi e ricadute nella programmazione scolastica. Per questa ragione si è pensato di riflettere insieme su come trasporre in chiave didattica i principali temi emersi dal convegno di studi svoltosi a Firenze, che aveva come tema lo sguardo sull’Italia nella guerra europea dei trent’anni.

Il gruppo di discussione e le riflessioni condivise

Il gruppo di discussione ha coinvolto circa trenta docenti di scuola media e superiore a cui preventivamente era stata fornita, in formato digitale, una documentazione essenziale per favorire la discussione. In particolare la sintesi di Stefano Fusi apparsa su «Italia contemporanea» (n. 276, dicembre 2014, pp. 589-594) del convegno fiorentino e alcuni brani di storiografia recente sull’argomento tra cui pagine di A ferro e a fuoco (Il Mulino, 2007, pp. 9-18 e 61-89) di Enzo Traverso.

L’aggiornamento storiografico è indispensabile per i docenti di storia i quali hanno la necessità di essere consapevoli dello sguardo con cui un periodo storico è sintetizzato nei manuali. Consapevolezza indispensabile non solo per scegliere il manuale scolastico, ma soprattutto per poter decidere quali argomenti trattare e come. Scegliere è molto importante per fare in modo che non sia la tirannia del tempo a dire fin dove si deve arrivare a studiare, ma il frutto di un lavoro di programmazione pensata e argomentata. Essenziale diventa perciò conoscere come un determinato argomento è affrontato dalla storiografia più nota e recente. Non si tratta ovviamente di acquisire conoscenze specialistiche e particolareggiate, ma sapere dominare la storia che si insegna, conoscendo con quale ottica essa viene studiata nella ricerca. Per esempio, nel caso del tema in oggetto, conoscere quali sono i denominatori comuni che servono a definire quel trentennio come un periodo unitario e quali sono le diverse visuali di lettura, diventa molto importante, altrimenti la didattica rischia di ridursi a una noiosa e ripetitiva sintesi del manuale scolastico.

La presenza di docenti di livelli di istruzione differenti, medie e superiori, ha rappresentato l’occasione per affrontare il tema della trasposizione didattica non solo in termini di contenuti, ma anche di metodologia, prospettiva a cui gli insegnanti delle scuole medie sono necessariamente più sensibili, data l’età dei loro allievi. Da questo punto di vista infatti si è condivisa la riflessione che i contenuti storiografici debbano necessariamente passare in classe attraverso un lavoro di mediazione didattica molto forte che non può e non deve consistere in una mera semplificazione. Si tratta di fare in modo che le acquisizioni della storiografia divengano un’occasione per ripensare in toto il modo con cui un determinato argomento, in questo caso il periodo che va dal 1914 al 1945, viene trattato in classe.

I temi e le chiavi di lettura

Si è quindi passati ad analizzare quali temi e chiavi di lettura del trentennio potessero essere esportate per farle diventare i nuclei su cui costruire un percorso didattico. La prima osservazione emersa è che se si vuole studiare il periodo 1914-1945 come un periodo unitario è necessario individuare dei fili conduttori attraverso i quali l’insegnante possa sviluppare le conoscenze e permettere agli studenti di avere dei punti di riferimento per una lettura globale di quel periodo. Dalla discussione sono emersi alcune parole importanti che convogliavano e al contempo sintetizzavano le principali linee interpretative con cui al convegno gli storici avevano affrontato la lettura di quel periodo: complessità, discontinuità, cambiamenti strutturali, storicizzazione di concetti e parole chiave (democrazia, dittatura, violenza, politica, antifascismo, guerra, rivoluzione).

La complessità costituisce la prima parola importante con cui affrontare la costruzione di un percorso didattico che permetta di includere argomenti ed eventi tra loro molto diversi e collegati per spazi, protagonisti e tematiche: le due guerre mondiali, la rivoluzione russa, le dittature, la violenza, la Shoah, la resistenza.

Spesso l’idea maggiormente diffusa nei manuali scolastici è quella di leggere il XX secolo e, nello specifico, questo trentennio come epoca della violenza, delle vittime e dei genocidi, focalizzando l’attenzione quasi esclusivamente sullo sguardo dei vinti. Integrare invece lo sguardo dei carnefici e di chi è rimasto a guardare, la cosiddetta “zona grigia”, così come insegna la storiografia più recente, permette di restituire al secolo e ai tre decenni in esame una visione che fa della complessità e delle contraddizioni lo strumento per mettere insieme eventi, protagonisti e dinamiche difficilmente comprensibili in un’ottica unilaterale. Lavorare per esempio sul concetto di “scelta delle armi”, per citare il titolo di una sezione del convegno fiorentino, permette di uscire da una visione che si potrebbe definire “lugubre-sanguinaria” del Novecento, per insistere maggiormente sulle motivazioni diverse e opposte della violenza e del suo esercizio e potere toccare cosi anche il tema delle contrapposte visioni del mondo. Portarsi dietro, dunque, «preziose chiavi di interpretazione», come dice Enzo Traverso, ed evitare di leggere questi trent’anni esclusivamente con lo sguardo delle vittime, delle tragedie umanitarie, della violenza. Ad esempio la questione dei bombardamenti alleati, che fecero vittime in ogni schieramento, potrebbe essere il grimaldello per iniziare a collocare intorno a un argomento il punto di vista di tutti i protagonisti. Se la storiografia ha iniziato ad affrontare anche in questa chiave il tema della guerra ai civili, nei libri di testo spesso i bombardamenti sono ancora raccontati come un “male necessario” .

La discontinuità è un concetto importante da far emergere e costruire nel sapere storico degli studenti perché dà loro la percezione di come quell’evento sia davvero importante nel fluire ininterrotto di fatti e protagonisti che si succedono nel manuale scolastico. In effetti quei trent’anni determinarono nella storia europea e nello specifico in quella italiana dei cambiamenti strutturali e profondi i cui effetti si protrassero almeno fino al 1989 e la cui origine è da ricercare in processi nati a ridosso del XX secolo: il passaggio dagli stati imperiali agli stati nazione, l’industrializzazione come motore di modernità e diffusione di innovazioni tecnologiche, la massificazione di persone e spazi, la nazionalizzazione delle masse, l’ideologizzazione estrema della politica, la violenza sulle persone e sui corpi come strumento di affermazione e sopraffazione. Nella prospettiva della discontinuità la guerra dei trent’anni diviene congiuntura, ovvero il lasso di tempo all’interno del quale si mostrano i legami tra eventi (breve durata) e cambiamenti strutturali (lunga durata) tanto da poter dire che nulla fu come prima dopo quel periodo. In questo modo “la guerra europea dei trent’anni” diventa un concetto attraverso il quale dare un senso alla molteplicità di fatti, situazioni e cambiamenti che avvennero in quel periodo e creare al contempo una base di profonda comprensione per spiegare la nascita della Costituzione italiana e della repubblica democratica e antifascista.

La storicizzazione è la terza chiave di lettura proposta. Si tratta di parole e concetti ricorrenti la cui contestualizzazione è necessaria affinché possano entrare a far parte di un sapere solido e argomentato. Occorre cioè dare spessore storico a termini ricorrenti nella storia di quegli anni, senza i quali non solo non si riesce a capire la storia italiana ed europea di quel periodo, ma i cui effetti arrivano a condizionare la comprensione del presente. In quegli anni infatti oltre a essere cambiata drammaticamente la vita di milioni di persone, anche le parole spesso andarono ad indicare altro rispetto a prima. Tra questi ne emergono alcuni di particolare importanza. La violenza ad esempio va collocata non solo nell’ambito della lotta politica, ma anche in quello dell’affermazione delle dittature, della sopraffazione e distruzione dell’altro, del razzismo e dello sterminio, del tentativo di sopravvivere e salvarsi. Oppure parole come antifascismo, politica, dittatura, nazionalismo, comunismo, democrazia, rivoluzione o la stessa parola guerra con le due accezioni di guerra totale e guerra ai civili, si arricchiscono di significati e sfumature sconosciute.

Bibliografia

Simone Neri Serneri…., (a cura di), 1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni, Viell, Roma (in uscita nel 2016).

Stefano Fusi , 1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni, in «Italia contemporanea» n. 276, dicembre 2014.

Enzo Traverso, A ferro e fuoco, Il Mulino, Bologna 2007.

Il gruppo di discussione è stato curato da Carla Marcellini (Commissione formazione Insmli) e Paolo Mencarelli (Istituto Storico della Resistenza in Toscana)

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Autore: and
Titolo: “1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni”. Dalla storiografia alla didattica
DOI: 10.12977/nov94
Parole chiave: , , ,
Numero della rivista: n. 5, dicembre 2015
ISSN: ISSN 2283-6837

Come citarlo:
and , “1914-1944. L’Italia nella guerra europea dei trent’anni”. Dalla storiografia alla didattica, in Novecento.org, n. 5, dicembre 2015. DOI: 10.12977/nov94

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