Narrativa e Resistenza: due esperienze didattiche
Premessa
La letteratura è in grado di dirci il vero sulla realtà in una costruzione policromatica che tramite il gioco delle linee e dei colori mette in evidenza le diverse prospettive (in particolare quella della profondità) del quadro. La verità della storia non può prescindere dal tempo e dal luogo della realtà oggetto di studio. Le sue verità non possono essere altro che “storicamente determinate”. Le verità della letteratura e della storia non sono in contraddizione, anzi, insieme sono in grado di rendere più illuminato il nostro panorama conoscitivo. (P.Favilli)
La dimensione narrativa nel suo duplice aspetto di scrittura e lettura quando è legata in modo coerente e non meramente strumentale alla conoscenza storica può essere uno dei modi con cui avvicinare gli studenti alla storia come disciplina, spesso purtroppo identificata nel quotidiano scolastico come una materia arida e ripetitiva, “facile” perche non ci sarebbe “niente da capire” e per questo nel sentire comune insulsa e inutile. Per sua natura questo tipo di approccio più empatico con la materia storica può non essere in contraddizione ma anzi favorire quello più propriamente razionale legato ad una conoscenza secondo metodi più propri della storia come disciplina.[1]
È bene chiarire, a fronte di una tendenza contemporanea più o meno compiutamente teorizzata e praticata – che qui non condivido – , che ovviamente non si è mai inteso il ricorso alla narrativa come sostitutivo o surrogato dello studio della storia come materia disciplinare e né tantomeno il ricorso alla scrittura creativa è stato visto come alternativa a quella saggistico argomentativa. Qui si intende, invece, tentare di introdurre gli studenti (non solo dell’anno terminale della scuola superiore) alla storia come conoscenza razionale del passato secondo metodi e tecniche storiografiche, attraverso però quel grado di identificazione emotiva che lettura e scrittura narrativa possono determinare nell’avvicinarsi alle vicende individuali e collettive del passato.[2] Si tratta perciò di rafforzare la motivazione ad approfondire le ragioni di fondo di quelle stesse vicende – questo lo spazio della Storia – non di diluirle in un indistinto storytelling.[3]
Occorre infine tenere conto che l’interesse per il rapporto narrativa/storia nasce da un’esigenza non solo strettamente didattica ma da un più generale interrogarsi sui “nuovi modi di narrare la resistenza” da intendersi non solo in rapporto agli strumenti, ai media ma anche alla forma del racconto in quanto tale. Ovvero, in altri termini, come si può trasmettere, raccontare, la Resistenza oggi e quale rapporto stabilire con la tradizione letteraria e storiografica.[4]
Con Scrittura resistente e Storie ribelli, progetti didattici promossi dall’Istituto Storico della Resistenza in Toscana (Isrt) e realizzati negli anni scolastici 2013-2014 e 2014-2015 si è inteso sperimentare questo tipo di approccio. “Sperimentare” significa tenere conto dei limiti e delle criticità che sono emerse nel corso del lavoro cercando di valutare attentamente le potenzialità che ne possono derivare.
Un primo parziale tentativo di ragionare in questo senso in termini non specialistici ma di ampia divulgazione, aveva portato all’organizzazione del ciclo di quattro incontri Dalla Banda del Dritto alle storie meticcie dal 9 settembre al 21 ottobre 2014 con storici (Simone Neri Serneri), critici letterari (Marino Biondi) e scrittori (Antonella Sarti, Wu Ming2 e Vanni Santoni) promosso da Isrt e BibliotecaNova Isolotto di Firenze, grande biblioteca di pubblica lettura di un quartiere popolare della città. Anche partendo da questa esigenza di rilettura della tradizione degli scrittori-testimoni alla luce della sensibilità degli autori contemporanei “resistenti”, si è quindi intrapreso un percorso che ha avuto anche un risvolto didattico di cui proverò a esporre le linee fondamentali.
Scrittura resistente
L’idea di Scrittura resistente è stata sollecitata dall’uscita negli ultimi quattro-cinque anni di una serie di romanzi, anche molti diversi tra di loro per stile e impianto narrativo, di tema resistenziale: a riprova, malgrado un clima politico-culturale certo non favorevole, della vitalità di un genere che, soprattutto con Calvino e Fenoglio, è almeno in parte entrato nel canone scolastico. Tra questi mi ha colpito In territorio nemico (Minimun fax, 2013) che ha suscitato attenzione non solo per il tema – ovvero una rilettura con lo sguardo della contemporaneità dell’epopea resistenziale – ma anche soprattutto per il metodo di scrittura definita dagli autori “industriale collettiva”. L’acronimo SIC (Scrittura industriale collettiva) campeggia infatti sulla copertina di un romanzo a 230 mani (quindi 115 autori tra scrittori ed esperti ad esempio di dialetto) ambientato negli anni dell’occupazione tedesca in Italia e basato su aneddoti raccolti dagli stessi scrittori.
Attraverso la storia di Ada, di suo fratello Matteo e del marito Aldo, si ripercorrono molti e vari temi e luoghi della resistenza. Richiamo brevemente la trama: Ada ragazza borghese entra per necessità in fabbrica a Milano e nei Gap, mentre Matteo, marinaio della corvetta Gabbiano dopo l’8 settembre 1943 scappa da Gaeta per evitare la cattura da parte delle truppe tedesche e vaga per la penisola risalendola nel tentativo di ricongiungersi alla sorella. Nel suo picaresco viaggio incontra repubbliche partigiane, bande di anarchici apuani, contrabbandieri, militanti del Partito d’azione alle prese con la stampa clandestina in mezzo fame, privazioni, mercato nero ecc. Aldo invece rappresenta la tentazione della “casa in collina” e con essa l’impotenza, la frustrazione fino alla follia dell’intellettuale ingegnere che si nasconde dalla mamma. Quindi un primo interesse era dato dai contenuti stessi del romanzo all’interno del quale sono evidentemente presenti molti temi fondamentali della resistenza e dei suoi “dintorni” per cosi dire, certo tratteggiati secondo le necessità narrative comunque utili anche come spunti per i docenti.[5]
Ad attrarmi e incuriosirmi era però soprattutto l’idea di adattare a scopi didattici il metodo SIC contando anche sulla preziosa collaborazione di Vanni Santoni, con Gregorio Magini promotore del progetto scritturacollettiva.org da cui In territorio nemico aveva tratto origine. [6] Vanni ha accettato volentieri nel gennaio 2014 di presentare, presso l’Isrt, ad un folto pubblico di docenti e studenti il romanzo collettivo che aveva coordinato e le principali fasi del lavoro.
Abbiamo quindi pensato, insieme alla ricercatrice e collaboratrice dell’Isrt Eugenia Corbino e grazie alla disponibilità della docente-scrittrice Antonella Sarti, che valesse la pena sperimentare un metodo potenzialmente in grado di offrire a insegnanti e studenti “l’opportunità di collaborare liberamente alla scrittura di testi narrativi basati su di una solida documentazione storica, in cui ‘piccola’ e ‘grande’ storia, vicende individuali e collettive potranno intrecciarsi attraverso la redazione di un racconto che non rinunci alla dimensione interpretativa e creativa.”[7]
Un racconto quindi e certo non un romanzo che avrebbe richiesto ben altri tempi di redazione. E siamo partiti.
La scelta del soggetto
“Una delle loro azioni più brillanti e più nobili” come la definì Carlo Francovich, la liberazione di 17 detenute politiche dal carcere femminile di Santa Verdiana di Firenze, la mattina del 9 luglio 1944, da parte di un gruppo di gappisti travestiti da membri della GNR guidati da un tedesco disertore con tanto di uniforme da ufficiale sembra un episodio tratto di peso da un film di Quentin Tarantino stile Bastardi senza gloria.
Sfrontatezza, provocazione (il travestimento), rapidità ed estrema decisione ma non fini a se stesse, frutto anzi di un piano attentamente studiato e che troverà anche nella collaborazione di una suora responsabile della sezione delle “politiche” un fondamentale e decisivo apporto. Malgrado l’esito più che positivo dell’azione, partiti infatti per liberare una loro compagna (Tosca Bucarelli) i gappisti si trovarono nella condizione di favorire l’evasione dell’intera sezione, secondo alcune testimonianze non mancarono imprevisti anche involontariamente comici come il fatto che il gruppo pare si sia inizialmente presentato ad una entrata sbagliata.[8]
Affrontando questa vicenda, ho trovato ho avuto la possibilità di spingere gli allievi a uscire dal “paradigma vittimario”: i protagonisti uomini e donne reagiscono, non sono solo vittime o martiri e nelle loro memorie, non sempre concordi anche in particolari di un certo rilievo, hanno lasciato ampia traccia del loro ruolo nell’evento. Le stesse ragazze, tra loro assai eterogenee per estrazione sociale e culturale (popolane, studentesse universitarie, signore della borghesia inglese residente a Firenze, ebree), superano almeno in parte le inevitabili diffidenze si organizzano, scambiano informazioni, ragionano sulla propria condizione e sui modi di reagire ad essa.
Il metodo di scrittura collettiva
Prima di tutto abbiamo dovuto far incontrare gli spunti di lavoro che ci ha dato Vanni Santoni attraverso il metodo SIC con l’interesse a declinarlo in coerenza con le esigenze didattiche e quindi abbiamo dovuto adattarlo in modo opportuno e funzionale. In estrema sintesi, il lavoro ha previsto le seguenti fasi:
- Scelta del soggetto da sviluppare e costituzione del gruppo di scrittura formato dagli studenti-scrittori guidati da uno o più “Direttori artistici” (docenti) che si occupano di selezionare e uniformare il materiale scritto componendo in sequenza il testo.
- La scrittura avviene tramite la compilazione di una serie di schede (personaggi, luoghi, azioni/scene) attribuite dai direttori artistici agli studenti-scrittori che devono far precedere alla fase della scrittura quella della documentazione storica. Lo scambio del materiale è avvenuto prevalentemente tramite mail o face book.
- Attraverso la composizione operata dai Direttori artistici di tutte le schede si ottiene il testo definitivo, frutto del lavoro di studio e scrittura degli studenti-scrittori. Alla fine ci si è attenuti, pur con alcune libertà di adattamento, al principio per cui “chi scrive non compone, chi compone non scrive”, le direttrici artistiche si sono cioè limitate prima a selezionare le parti più funzionali alla stesura delle schede personaggi e luoghi poi delle schede relative alle tre scene di cui si composto il racconto.
- Il rapporto con la storia è certo strettamente evenemenziale (i giorni immediatamente precedenti l’azione del 9 luglio 1944) ma nella stesura delle schede personaggio sono state costruite delle piccole biografie mescolando realtà e finzione. Quindi, seppure indirettamente, è presente anche una dimensione temporale più ampia (relativa anche al dopoguerra) che viene brevemente richiamata anche alla fine del racconto che pure ha una sua unità temporale abbastanza definita (giugno-luglio 44).
Le fonti
Agli studenti-scrittori sono stati forniti brani selezionati, a volte in formato digitale, tratti da alcune opere storiografiche e memorialistiche per avere un minimo di inquadramento generale sull’argomento. Innanzitutto quello che a distanza di decenni resta un piccolo grande classico della storiografia sulla storia della resistenza fiorentina cioè La Resistenza a Firenze di Carlo Francovich, uscito per la prima volta nel 1962 e recentemente riedito, ancora oggi (incredibilmente) l’unica sintesi di livello disponibile.[9]
Poi brani da Amici di Romano Bilenchi, testimonianze edite ma ormai difficilmente reperibili (spesso anche su web)[10]. Mi riferisco a quelle della stessa Tosca Bucarelli nel libro di A.Mugnai sulla Banda Carità (tra le più sanguinarie formazioni antipartigiane della RSI fiorentina) o alle memorie di Anna Martini (una delle ragazze liberate) o ancora a Le foglie volano di Andreina Morandi solo per citarne alcune.[11] L’episodio poi è citato indirettamente in molti altri testi di memorialistica e rimbalza oggi anche su web con versioni leggermente diverse anche sulla stessa dinamica della liberazione delle detenute. Da notare che è una delle ultime azioni che vedono protagonisti due figure di primo piano della resistenza e dell’ambiente gappista fiorentino: Elio Chianesi e Bruno Fanciullacci.[12] Abbiamo utilizzato anche documenti che sono conservati presso l’Isrt (ad es. anche un volantino a firma Pci sull’episodio) o le carte di Giovanni Mazzarisi, direttore delle carceri fiorentine.
Altri spunti sono stati tratti da memorie su cui ad esempio si è basato il ritratto di Suor Ermelinda Carducci Madre superiora delle suore della Congregazione di San Giuseppe dell’Apparizione, che operò nel carcere femminile di Santa Verdiana e si dedicò, mettendo a rischio la propria vita, ad alleviare le sofferenze delle prigioniere politiche e ebree recluse in attesa della deportazione.[13]
Fuori tutte!
Il racconto, a cui è stato dato il titolo di Fuori tutte!, è stato scritto in tre mesi circa (marzo-maggio 2014) considerando che almeno due mesi (gennaio-febbraio) sono stati impiegati per la scelta del soggetto, la messa a punto del metodo e lo studio dei materiali e della documentazione storica. Antonella Sarti ed Eugenia Corbino hanno costituito il nucleo della direzione artistica mentre il gruppo dei sei scrittori appartenevano, nell’a.s. 2013-2014 alle classi III e IV del Liceo scientifico Rodolico di Firenze, sede di Galluzzo.[14]
Nel racconto sono disseminati alcuni eventi della resistenza fiorentina cosi come dietro i nomi d’invenzione non è difficile individuare tratti della personalità di noti personaggi del mondo partigiano: due nomi su tutti Bruno Fanciullacci (Giulio) e Tosca Bucarelli (Chiara) oppure il pittore Ottone Rosai (Mariotto Rossi) o ancora Suor Ermelinda Carducci (Suor Carla). Alcuni aspetti del carattere, ad esempio il fare altero quasi ruvido del pittore sono mescolati all’invenzione cosi come la sua abitazione di via dei Benci o il carcere di Santa Verdiana sono a loro volta, luoghi su cui ci si è documentati.[15] Tra gli avvenimenti si fa riferimento al (fallito) attentato al Cafe Pazkowski di Firenze del febbraio 1944 con protagonista Tosca Bucarelli (Chiara) e Antonio Ignesti (Alfredo), alla vicenda di Radio Cora del 7 giugno (tra le detenute), all’evasione di Fanciulacci dall’ospedale l’8 maggio 1944. La materia storica è stata trasfigurata narrativamente, cercando però di mantenere un minimo di verosimiglianza e credibilità. I dati fattuali e biografici dei protagonisti dell’evento del 9 luglio 1944 nel racconto si mescolano ad aneddoti di vita familiare degli studenti-scrittori, a particolari inventati alla luce di sensibilità contemporanea, ad esempio in Fuori tutte! tra le detenute si parla esplicitamente di violenze sessuali, argomenti rigorosamente tabu nelle testimonianze dell’epoca.
Storia e finzione
Gli studenti scrittori hanno quindi mescolato realtà storica e finzione all’interno di un quadro e di un racconto credibile. Sono stati molto disponibili, si sono avvicinati al tema storico resistenziale con curiosità e sensibilità, dopo qualche piu che comprensibile timidezza per l’argomento (che non avevano affrontato a scuola) e per la tecnica di scrittura. Hanno scritto non poco (almeno una decina di schede a testa di varia lunghezza tra personaggi, luoghi e scene-situazioni) ma hanno anche discusso, chiesto chiarimenti, ragionato, messo a confronto storia e memoria familiari, si sono sforzati di capire come potevano comportarsi e parlare ragazzi e ragazze loro coetanei o poco più grandi in contesti estremi come la clandestinità, il carcere in una Firenze sconvolta dalla guerra.[16] Mi sembra un modo attivo di avvicinarsi non solo al tema resistenziale che offre per sua natura una miriade di spunti narrativi ma in generale alla dimensione storica spesso troppo freddamente racchiusa nella sola dimensione, pure necessaria, del manuale.
Inserito dalla Regione Toscana nell’ambito del Settantesimo della Liberazione Fuori tutte! è stato presentato e letto pubblicamente l’11 luglio 2014 al Cafe letterario delle Murate,ex carcere maschile a poche decine di metri dallo stesso complesso di Santa Verdiana oggi sede della Facoltà di Architettura.[17] Scrittura resistente, questo è da tenere ben presente, è solo un primo risultato sperimentale, l’auspicio è che si possa riproporre e ampliare il progetto, adattandolo e semplificandolo ulteriormente rendendo più agile e utilizzabile il format proposto, correggendo le criticità che sono emerse ad esempio nella tempistica e nel lavoro di scrittura degli studenti, riducendo il carico per la “direzione artistica” ossia il lavoro di composizione dei docenti.
Storie ribelli
Per la progettazione e la promozione dell’altro progetto Storie ribelli La narrativa contemporanea intorno alla Resistenza, svolto nell’a.s. 2014-2015, l’Isrt ha coinvolto la Biblioteca comunale centrale delle Oblate e la rete Sdiaf (Sistema documentario integrato dell’area fiorentina) cioè la rete delle biblioteche di pubblica lettura di Firenze. Anche questo progetto è rientrato nell’ambito delle celebrazioni per il 70° della Liberazione della Regione Toscana. La collaborazione con la rete fiorentina delle biblioteche di pubblica lettura e con la direttrice della Biblioteca delle Oblate grazia Asta è stata particolarmente importante e qualificante tenendo conto che un risvolto del progetto, oltre quello propriamente didattico, è stato anche la promozione alla lettura e all’utenza dei “giovani adulti” (principi Unesco). Per la partecipazione al ciclo è stata richiesta un’iscrizione gratuita alla Biblioteca che ha permesso, oltre che di ottenere il materiale relativo agli incontri, di essere informati ed eventualmente coinvolti nelle successive iniziative organizzate dagli enti promotori.
L’obiettivo didattico fondamentale su cui si è lavorato è stato quello di avvicinare gli studenti degli Istituti superiori, non solo delle classi terminali ma dell’intero quinquennio, alle tematiche della resistenza attraverso il punto di vista, la sensibilità, lo stile degli autori italiani contemporanei su di un tema, quello della Resistenza, considerato spesso ormai logoro e “superato”, incapace di parlare alla sensibilità dei ragazzi di oggi. Quindi la nostra intenzione è stata quella di proporre un percorso di letture che tra passato e presente, finita ormai da decenni l’epoca d’oro degli scrittori-testimoni, venisse ad aggiungere uno sguardo contemporaneo ad un tema che si è rivelato ancora e sorprendentemente frequentato da scrittori “giovani” formati in un clima culturale e politico sostanzialmente estraneo all’antifascismo e alla resistenza. Naturalmente non si intendeva con i testi proposti sostituire la lettura di quelli che possiamo definire “classici” del genere, Calvino e Fenoglio in primis, quanto arricchire lo spettro di senso della letteratura resistenziale alla luce della sensibilità contemporanea, stimolare docenti e studenti prima di tutto a conoscere e a utilizzare sia dal punto di vista narrativo che storico la più recente produzione editoriale che spesso rimane estranea alla pratica scolastica.[18]
La scelta dei testi
La selezione assai parziale e inevitabilmente soggettiva, anche se non arbitraria e casuale, dei romanzi da proporre è stata determinata da alcuni criteri ed esigenze di fondo. In primo luogo si è guardato più alla capacità dei testi scelti ad avviare ad una conoscenza storica dell’argomento prima che al loro valore letterario.
I principali elementi di cui si è tenuto conto sono stati perciò i seguenti:
1) la contemporaneità dei romanzi, usciti tutti dopo il 2011, ad eccezione dei racconti di Giulio Questi (già editi ma di fatto sconosciuti al grande pubblico) e insieme il fatto che quasi tutti gli autori appartengono alla generazione T/Q (Trenta/Quaranta) si sono cioè formati culturalmente dopo la crisi del “paradigma antifascista” tradizionale e la crisi e dissoluzione dei partiti ciellenistici tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 del secolo scorso;
2) la presenza di riferimenti storico-documentari di vario genere (memorialistica, saggistica ecc.) ad eventi e temi della resistenza e seconda guerra mondiale all’interno del testo e/o nel paratesto, in appendice, nell’introduzione o ancora in interviste e interventi in cui spesso l’autore/autrice esplicita i propri riferimenti anche storiografici. Ad esempio i debiti di Giacomo Verri nei confronti di un classico come Il Monte Rosa è sceso a Milano di P.Secchia e C.Moscatelli o quello di Antonella Sarti rispetto alla memorialistica sulla resistenza in provincia di Massa e Carrara (il leggendario Piero Del Giudice o i patrioti apuani Giuseppe Lenzetti e Vinci Nicodemi), entrambi riportati in una breve ma densa nota nelle pagine finali o i ricchi “titoli di coda” presenti nei testi dei Wu Ming, apparentemente veri saggi bibliografici ma in realtà parte integrante e non accessoria degli “oggetti narrativi non-identificati”;
3) grande varietà di temi, stili, linguaggi in modo da rendere possibile la lettura per studenti dell’intero arco del quinquennio delle superiori, tenendo anche conto dei diversi livelli di preparazione e attitudine alla lettura di studenti provenienti da vari indirizzi di studio, dagli istituti tecnici ai licei. L’accessibilità ai testi è stata garantita dalla capillare diffusione delle biblioteche di pubblica lettura che hanno coordinato gli acquisti in modo da avere a disposizione copie di tutti i romanzi proposti dei ragazzi praticamente in ogni quartiere della città.
L’elenco degli otto testi proposti agli studenti, all’interno del quale dovevano poi sceglierne uno da leggere e recensire, è il seguente:
Valerio Varesi, La sentenza, Frassinelli, 2011
Wu Ming2 e Tamar Mohamed, Timira, Einaudi, 2012
Antonella Sarti, Dalle cime al mare, Effegi, 2012
Giacomo Verri, Partigiano Inverno, Nutrimenti, 2012
Paola Soriga, Dove finisce Roma, Einaudi, 2012
Scrittura industriale collettiva, In territorio nemico, Minimum fax, 2013
Wu Ming1 e Roberto Santachiara, Point Lenana, Einaudi, 2013
Giulio Questi, Uomini e comandanti, Einaudi, 2014 [almeno tre racconti a scelta][19]
Il lavoro di preparazione didattica
L’uso didattico dei romanzi proposti da parte degli insegnanti è stato favorito dal fatto che, anche se recenti, non mancano materiali utili per un approccio critico. Ormai abbondante su web è infatti il “dietro le quinte” di ogni testo ovvero la presenza di materiali in cui vengono spiegati da autori e critici motivazioni e rapporti con la tradizione letteraria di genere, con l’eredità culturale e politica e in alcuni casi le modalità dell’uso di fonti archivistiche per la costruzione della narrazione (e così via).
Un aspetto importante del progetto è il fatto che è nato da un lavoro collettivo e di confronto tra più competenze e professionalità legate alla comunicazione storica tra promozione alla lettura, ricerca archivistica e bibliografica divulgazione letteraria e storiografica e didattica interdisciplinare. Un risultato di rilievo a questo proposito è stato la redazione di bibliografie ragionate, sillogi di documenti e interviste per ciascun testo proposto a cura di Teresa Zuffanelli e Ilva Gjermeni per l’Isrt e da Sara Lozzi per la Biblioteca delle Oblate, materiale prevalentemente in formato digitale e presentato anche in una vivace veste grafica che è stato fornito ai docenti che hanno aderito al progetto, mentre in occasione della presentazione animata dei testi nelle scuole è stata fornita agli studenti una cartolina con la copertina del libro e una breve presentazione.
Su ognuno dei romanzi proposti, come su altri ugualmente interessanti, usciti negli ultimi anni ma non compresi nell’elenco, a partire dal libro di Helena Janecek (Le rondini di Montecassino, Guanda, 2011) o Antonio Scurati (Il tempo migliore della nostra vita, Bompiani, 2015), solo per fare due esempi, varrebbe la pena soffermarsi e spero di tornare presto più diffusamente sia per un’analisi critica dei testi dal punto di vista storico-didattico che per una riflessione piu generale sul rapporto narrativa/storiografia. Intanto rimando al sito www.radiocora.it , la web radio dell’Anpi fiorentina che si è da subito interessata al nostro lavoro, in cui si possono trovare una serie di interventi sul progetto “Storie ribelli” e una presentazione audio dei testi, il tutto liberamente disponibile in podcast. [20]
Punti di vista diversi
Varietà di temi, stili e linguaggi si è detto. In effetti è emersa un’estrema vitalità di produzione narrativa o di “oggetti narrativi non-identificati” (Timira e Point Lenana) in cui la distinzione netta tra ricerca storica e fiction narrativa è volutamente assai labile, con una netta preferenza per la resistenza vista soprattutto nella sua dimensione propriamente armata. Inserti narrativi d’invenzione sono inseriti a sostegno di ampi e documentate ricostruzioni di vicende biografiche e storiche. Ci sono testi come i due Wu Ming che rispondono ad un coerente progetto di scrittura fondato su di uno “sguardo obliquo” sulla storia oltre a sito www.wumingfoundation altri che intendono usare la letteratura di genere ad esempio il noir . E’ il caso di Valerio Varesi che propone una rilettura della resistenza con protagonisti letteralmente due “avanzi di galera” ognuno a suo modo attratto dalla vita estrema nelle bande partigiane, assumendo e rovesciando al tempo stesso molta della pubblicistica di Giampaolo Pansa. Altri ancora che lavorano sul linguaggio, con esiti anche suggestivi, come GiacomoVerri con il suo Partigiano Inverno con protagonisti personaggi quasi immobili sullo sfondo della mitica figura di Cino Moscatelli. Ci sono anche testi come quello di Antonella Sarti che scelgono consapevolmente la fruibilità, la leggibilità, l’identificazione empatica con i protagonisti tramite una sorta di via sentimentale alle tematiche resistenziale mentre Paola Soriga riprende l’antico espediente narrativo dello sguardo della ragazzina (una sorta di Pin al femminile) catapultata dentro gli eventi più drammatici della resistenza nella capitale (Dove finisce Roma).
Le fasi di lavoro
Le fasi in cui si è svolto il progetto sono state le seguenti:
1) Novembre-Dicembre 2014. Lettera congiunta Isrt/Biblioteca delle Oblate/Comune di Firenze per presentare il progetto ai dirigenti scolastici e raccolta di adesioni di scuole e docenti. Con ognuno di questi si è svolto un incontro per spiegare nel dettaglio il senso del progetto e le varie fasi della sua articolazione. Agli studenti si è offerta la possibilità di ottenere crediti scolastici utilizzabili nel computo dei crediti complessivi accumulati nel percorso scolastico.
2) Gennaio 2015. In formato digitale sono state fornite ai docenti aderenti schede bibliografiche di presentazione relative ai romanzi proposti, tutti usciti dal 2011 al 2014. Agli studenti delle schede molto sintetiche in formato cartolina. Il lavoro di documentazione sui testi ha cercato di legare fonti cartacee e digitali, cercando di evidenziare il lavoro di documentazione storica svolto dagli autori.
3) Febbraio 2015. Si sono svolti quattro incontri in altrettanti istituti superiori della durata di due ore ciascuno. Sono stati coinvolti il Liceo scientifico Rodolico, Liceo scientifico Gramsci, Liceo artistico Porta romana, Liceo classico Galileo con lettura animata di alcuni brani e breve presentazione critica dal punto di vista storico e letterario dei testi, in collaborazione con l’Associazione Venti lucenti. In particolare i colleghi Daniele Bacci e Lorenzo Bucciardini (docenti oltre che attori-animatori) hanno alternato letture, presentazioni delle opere in tono ironico e leggero e al tempo stesso ben documentato. Nel caso di Uomini e comandanti per presentare l’immagine della resistenza sono stati proiettati brevi filmati da you tube tratti da alcuni western-spaghetti girati da Giulio Questi di fucilazioni e impiccagioni che nel modo eccessivo e provocatorio che contraddistingueva il genere ricordavano, secondo l’autore, scene a cui aveva assistito da partigiano. Oppure per Point Lenana il brano di irresistibile comicità in cui si descrive il grottesco contenuto fotografico del dossier inviato da Rodolfo Graziani, ritratto completamente nudo in pose marziali, al Duce e ad alcuni gerarchi per smentire le voci intorno a menomazioni genitali da lui subite nel corso dell’attento del 19 febbraio 1937 della resistenza etiopica.
4) Marzo-aprile 2015. Gli studenti hanno scelto un testo dall’elenco e su questo hanno scritto una breve recensione (3-4000 battute) con un giudizio personale motivato. Per la scrittura della recensione ci siamo liberamente ispirati ad un progetto della rete Sdiaf ormai pluriennale “Libernauta”, finalizzato alla promozione alla lettura per gli studenti delle scuole superiori, liberamente adattato alle nostre esigenze e quindi non solo alla promozione alla lettura ma primo incontro con un argomento storico.
5) Una selezione di recensioni, pensata soprattutto per rappresentare le scuole e i testi, è stata letta nel corso di due incontri svolti il 14 e il 23 aprile 2015 presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze, in cui gli studenti hanno avuto inoltre l’opportunità di confrontarsi e dialogare con alcuni degli autori contemporanei dei romanzi elencati. In particolare nel primo incontro con Giacomo Verri e Antonella Sarti e nel secondo con Vanni Santoni (Scrittura industriale collettiva) e Valerio Varesi.[21]
Alla fine sono state esposte circa quindici tavole di varie dimensioni e tecniche grafiche degli studenti del Liceo artistico di Porta Romana ispirate dai testi letti, materiale che potrebbe essere riutilizzato per mostre ed esposizioni.
Qualche considerazione
Buona se non ottima la partecipazione degli studenti: in termini numerici alla fine sonno arrivate oltre 90 recensioni per lo più non copiate visto anche che i romanzi presentati non sono stati utilizzati nel lavoro a scuola. Sono state coinvolte anche le classi del biennio e per loro evidentemente si è trattato davvero di un primo approccio alla tematica resistenziale e le recensioni hanno riflesso un approccio in primo luogo emozionale alla resistenza.
Gli incontri in classe grazie alle letture animate ed al modo informale con cui è stato presentato il progetto sono riusciti quasi sempre discretamente partecipati, con alcuni momenti di “quasi divertimento” dei ragazzi. Il metodo coinvolgente, teatrale e interattivo dell’Associazione Venti Lucenti è risultato particolarmente efficace cosi come i brani scelti per presentare gli otto testi, solitamente quelli più intensi, paradossali, provocatori o comici per restituire prima di tutto un’immagine vitale, istintiva, sentimentale, drammatica ma a volte involontariamente tragicomica della resistenza e dei suoi dintorni.
La dimensione “eroica”, fuori dalla retorica e dalla patina delle celebrazioni istituzionali, è emersa in modo “obliquo” per riprendere un’espressione dei Wu Ming ovvero attraverso aspetti e punti di vista apparentemente secondari o inconsueti rispetto al racconto tradizionale storico o letterario.[22] Ad esempio la vicenda del partigiano italo-somalo Angelo Marincola narrata dalla sorella Timira, il vagabondaggio partigiano di Matteo in In territorio nemico, l’ inquietudine esistenziale di un tipico esponente della mala come il Jim de La sentenza di fronte alla dimensione solidale della vita di banda, la forza vitale dei sentimenti d’amore che legano i giovani di Antonella Sarti pervasi da una febbrile attesa di futuro a fronte delle condizioni estreme del contesto bellico della resistenza apuana.
Hanno funzionato gli incontri con gli autori, sempre molto disponibili e che negli incontri si sono sforzati di usare un linguaggio chiaro e accessibile agli studenti, evitando (cosa non frequentissima) e personalmente mi ha colpito, pur nella diversità stilistica, una notevole omogeneità nella ricerca libera di nuove forme espressive sul tema resistenziale e insieme la volontà di trovare in questa ancora una rinnovata riserva etica e di senso a fronte di un clima culturale, di uno spirito del tempo vista soprattutto come prova esistenziale prima che politica. Tutti gli scrittori intervenuti hanno ognuno a proprio modo insistito su questo punto, suscitando una discreta attenzione da parte dei ragazzi.
Da curare ulteriormente, passando invece alle criticità emerse, l’aspetto del lavoro di scrittura e studio per gli studenti magari proponendo elaborati più ampi e della formazione degli insegnati sul progetto o in generale per ogni proposta che comporti un approccio interdisciplinare (in questo caso letteratura e storia). Si è infatti pagato in termini di approfondimento della tematica specificatamente storica il fatto di essere partiti troppo tardi ad anno scolastico ormai ampiamente in corso. Una fase più lunga, almeno un paio di mesi a partire dall’inizio dell’a.s. di coinvolgimento di docenti e studenti avrebbe consentito di lavorare in modo più disteso e perciò con risultati più duraturi. In ogni caso abbiamo ricevuto buoni riscontri dai docenti coinvolti e sperimentato un format che adeguatamente adattato come sopra potrebbe portare risultati di rilievo o comunque interessanti.
Note:
[1] J.Bruner, La cultura dell’educazione. Nuovi orizzonti per la scuola, Milano, Feltrinelli, 2001
[2] Sul rapporto letteratura/storia esiste una vasta e qualifica bibliografia. Qui rimando solo alle considerazioni svolte da P.Bevilacqua Sull’utilità della storia per l’avvenire delle nostre scuole, Donzelli, 1997 pp.155-158 che, senza dimenticare la parzialità ineludibile della dimensione letteraria nella conoscenza del passato, ne evidenzia al tempo stesso la forza evocativa e la capacità di restituire al lettore il “sentire” degli uomini in una determinata epoca (ad esempio il mondo borghese ottocentesco ritratto da Balzac). Un inquadramento anche sul piano della riflessione teorica Il letterato e lo storico: la letteratura creativa come storia, a cura di Paolo Favilli, Angeli, 2013.
[3] Sui pericoli di “relativismo” e di dissoluzione della storiografia vista esclusivamente come dimensione narrativa e non scientifica o comunque conoscitiva si è soffermato con la consueta finezza C.Ginzburg Il filo e le tracce : vero falso finto , Feltrinelli, 2006 nella densa appendice e in particolare pp.302-310.
[4] Sul rilievo e le implicazioni del rapporto tra storia e fiction rimando alle considerazioni, che condivido, svolte da M.Martinat in Tra storia e fiction, et al., 2013 e Empatia. La storiografia tra storia e fiction in «Novecento.org», n.4, giu.2015 https://www.novecento.org/uso-pubblico-della-storia/empatia-la-storiografia-tra-scienza-e-fiction-1114/ . Dedica ampio spazio al ruolo della letteratura P.Cooke L’eredità della resistenza. Storia, culture e politica dal dopoguerra a oggi, Viella, 2015. Per il complesso tra memoria, storiografia e “…le nuove forme del romanzo storico e ibrido storico-letterario (faction)” si è soffermato M.Carrattieri in La Resistenza tra memoria e storiografia in «Passato e Presente», n.95 (2015), pp.15-16 che mette giustamente in guardia dal pericolo di “eccessiva frammentazione” e “depoliticizzazione striasciante”.
[5] P.Mencarelli Recensione di In territorio nemico, in novecento.org , n. 2 (giugno 2014) https://www.novecento.org/pensare-la-didattica/recensione-su-in-territorio-nemico-339/
[6] Per la genesi del romanzo e più in generale sul metodo di scrittura da vedere http://www.scritturacollettiva.org/. I presupposti teorici del lavoro erano stati già esposti nell’ambito di una prima panoramica su alcune tendenze della narrativa contemporanea New Italian Epic , Einaudi,2009
[7] Scrittura resistente, in www.istoresistenzatoscana.it ; Antonella Sarti, docente presso il Liceo scientifico N.Rodolico di Firenze è autrice di Dalle cime al mare, Effegi, 2012 romanzo breve sulla resistenza apuana.
[8] S.Peli Storie di gap. Terrorismo urbano e Resistenza, Einaudi, 2014 dedica ampio spazio ad alcuni protagonisti delle azioni gappiste di Firenze originari del quartiere di Sanfrediano, militanti del Partito comunista, presenti nell’azione del 9 luglio 1944, tra cui lo stesso Bruno Fanciullacci. Peli fornisce anche un dettagliato elenco di azioni simili svolte nella primavera del 1944 in varie parti del nord Italia in cui “… molte centinaia di prigionieri politici vengono sottratti all’incombente pericolo di morte con una serie di assalti alle carceri, notevolissimi per numero e per i successi conseguiti. Sono queste le imprese gappiste dove la compenetrazione con l’intero movimento di resistenza tocca l’apice, e conquista il massimo consenso.”, p.264
[9] Carlo Francovich La Resistenza a Firenze, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015
[10] Romano Bilenchi Amici, Rizzoli, 1988
[11] A.Mugnai La banda Carità. Ora che l’innocenza reclama almeno un eco, Firenze, Becocci, 1995 pp.57-64; Andreina Morandi Le foglie volano di, Giuntina, 2013. Anna Martini e Andreina Morandi erano state incarcerate in seguito alla vicenda di Radio Cora, emittente legata al Partito d’Azione, la cui redazione era stata individuata dalle forze nazifasciste il 7 giugno 1944 e a cui erano seguiti uccisioni e arresti dei componenti. Le memorie di Anna Martini mi sono state segnalate gentilmente da Roberto Nistri dell’Anpi di Signa
[12] I.Tognarini Elio Chianesi dall’antifascismo alla resistenza, Polistampa, 1998; Gianni Zingoni La lunga strada: vita di Bruno Fanciullacci, La Nuova Italia, 1977, sempre su Fanciullacci è stata utilizzata la voce biografica omonima consultabile in www.treccani.it a cura di Simone Neri Serneri.
[13] Non abbiamo fatto in tempo a utilizzare il lavoro appena uscito Sia benedetta la sua memoria. Suor Ermelinda a Santa Verdiana 1943-44, Logisma, 2014 di Giovanna Lori. Su you tube il documentario di Liliana Cavani Le donne nella Resistenza del 1965 comprende anche la testimonianza di Tosca Bucarelli. Della vita delle detenute di Santa Verdiana parla anche Tosca Martini in Alessia Cecconi e Francesco Venuti (a cura di) Sul cipresso più alto. La storia di Tosca Martini e altre vicende di guerra e resistenza in Val di Bisenzio, CDSE, 2013
[14] Il gruppo di scrittura è risultato composto da: Ilaria Banci Buonamici, Marta Paoletti, Giulia Paoletti, Elisabetta Pintus, Michele Pizzolli, Riccardo Pontremolesi.
[15] All’intensa storia del carcere femminile di Santa Verdiana è stato dedicato un convegno Rivoluzionarie, antifasciste, ebree nel carcere femminile di Firenze. Convegno e mostra, a Firenze, Complesso di Santa Verdiana, sabato 18 aprile 2015 a cura della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze con la collaborazione dell’Isrt.
[16] Sul confronto tra l’esperienza/inesperienza della nostra contemporaneità con il vissuto di chi ha affrontato i problemi e le scelte legati alla guerra e alla resistenza si soffermano, tra gli altri, due testi assai diversi ma attraversati da una tensione simile quali Marco Rovelli Ragazzi come voi, Laterza, 2015 e Antonio Scurati Il tempo migliore della nostra vita, Bompiani, 2015. Sul rapporto presente/passato nella scrittura contemporanea di In territorio nemico, con osservazioni in parte estendibili anche al racconto Fuori tutte! , J.Galimberti Distillare una nuova resistenza. Immaginario e storia in ‘In territorio nemico’, in “Carmilla. Letteratura, immaginario e cultura d’opposizione”, pubblicato il 6 giugno 2013. http://www.carmillaonline.com/2013/06/06/distillare-una-nuova-resistenza/
[17] http://www.regione.toscana.it/-/fuori-tutte-sul-cipresso-piu-alto-tosca-martini-e-le-altr
[18] Osservazioni utili su esperienze didattiche tra narrativa e storia in Il racconto della resistenza tra storia e fiction. Realtà e finzione nella comunicazione e nella didattica della storia, a cura di Davide Tabor, Seb27, 2015. Una riflessione di tipo più teorico tra storiografia e critica letteraria è presente in Il letterato e lo storico: la letteratura creativa come storia, a cura di Paolo Favilli., Angeli, 2013.
[19] Giulio Questi, scomparso nel dicembre 2014, è l’unico degli autori proposti ad appartenere anagraficamente alla generazione degli autori-testimoni. Ha svolto la sua esperienza partigiana nel bergamasco. Tuttavia la sua vicenda biografica di uomo di cinema, sceneggiatore e regista soprattutto di spaghetti-western , a cui Quentin Tarantino ha reso pubblico omaggio e ha dichiarato di essersi ispirato, lo ha reso molto piu vicino alla sensibilità pulp contemporanea che alla narrativa e memorialistica della resistenza del dopoguerra. Totalmente estraneo al mondo della letteratura ufficiale, i racconti pubblicati da Einaudi con il titolo complessivo di Uomini e comandanti, che riprende quello di uno dei più riusciti racconti della raccolta, sono stati riediti anche grazie all’interessamento di Angelo Bendotti, presidente dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Isrec Bg).
[20] www.radiocora.it nella sezione trasmissioni e “Le nostre storie”. Una rapida esposizione delle trame dei romanzi è anche in P.Mencarelli Storie ribelli. Narrativa contemporanea e Resistenza, in “Aghi di pino”, n.41, ott. 2015
[21] Il romanzo di Antonella Sarti è risultato il piu letto e apprezzato dagli studenti. In genere le recensioni si sono equamente distribuite tra i testi proposti.
[22] Wu Ming Utile per iscopo? La funzione del romanzo storico in una società di retro maniaci, Guaraldi, 2014. Si tratta dell’intervento svolto nella giornata di studi Memorie italiane tra fiction e storia nell’ambito delle Lectures on Memory dell’Università di San Marino. Dipartimento della comunicazione. Centro studi sulla memoria, 28 giugno 2013. Sul concetto di “sguardo obliquo” da vedere Wu Ming New Italian Epic.Letteratura, sguardo obliquo,ritorno al futuro, Einaudi, 2009, pp.26-32. All’interno della “nebulosa” di romanzi del cosiddetto New Italian Epic sono anche autori come Valerio Evangelisti di cui va segnalata la corposa e interessante trilogia Il sole dell’Avvenire uscita per Mondadori (2014-2016). Sulla distanza tra la scrittura contemporanea e la generazione di Fenoglio si è soffermato anche Giacomo Verri Dall’appunto al frammento. Raccontare la resistenza oggi, in www.nazioneindiana.com/2015/04/23/dallappunto-al-frammento-raccontare-la-resistenza-oggi/ notando come “…la memoria odierna non può che essere disorganica, non può che essere disintegrata in scaglie di passato che bucano il presente con i particolari magari più insignificanti.”