Il saliente della linea gotica. Il caso di Castel S. Pietro Terme
In questo progetto di ricerca-azione, coordinato dall’Istituto Parri su richiesta esplicita della Scuola Media I.C.Pizzigotti intenzionata a dedicare un percorso di studio e ricerca al territorio di appartenenza della scuola in occasione del 70° della Liberazione, il caso di Castel San Pietro Terme è risultato molto interessante sul piano storico e didattico perché ha rappresentato una vera scoperta ed anche una sfida stimolante e significativa per diversi aspetti.
Castel S. Pietro Terme può definirsi un caso emblematico di rimozione? E questa rimozione, anche fisica, è stata una rimozione dei lutti?
Il gruppo di lavoro, composito ma affiatato, si è ritrovato a fare i conti con una zona a ridosso della Linea Gotica di forte rilevanza storica e memoriale e di sicuro impatto. Una zona tuttavia cui non è stata riservata, in questi decenni, una particolare attenzione sul piano delle ricerche di un certo respiro in questi ambiti, se si fa eccezione per gli ampi e precisi riferimenti storici presenti nel testo di Luigi Arbizzani, Antifascismo e lotta di liberazione nel bolognese (ANPI del 1998), e per i numerosi cenni dedicati a questi luoghi di conflitto e agli eventi qui verificatisi nell’autunno/inverno 1944-45 da Claudio Silingardi nel suo libro Alle spalle della Linea Gotica: storie, luoghi, musei di guerra e resistenza in Emilia-Romagna (2009).
Neppure a livello di ricerca-azione storico-didattica questi luoghi avevano ottenuto una visibilità adeguata all’importanza dei fatti storici di cui sono stati protagonisti, a prescindere da numerose e precise annotazioni contenute nella guida ai luoghi della Linea Gotica di Paticchia-Boglione e dallo sforzo duraturo e lodevole dall’ANPI di Castel S. Pietro Terme di sottrarre all’oblio queste zone, tramite l’apposizione di pannelli o targhe sui tre monti che formano il Saliente. Dunque, un luogo non-luogo della storia e della memoria collettiva, famoso e noto al grande pubblico più per le sue stazioni termali e il turismo stagionale che per il fatto di essere stato teatro di eventi cruciali nell’autunno-inverno 1944-45, addirittura uno snodo fondamentale delle operazioni militari che hanno interessato la Linea Gotica, dopo lo sfondamento del fronte e la liberazione di Rimini il 21 settembre 1944. Un luogo probabilmente percepito così anche dagli studenti che lì vivevano e studiavano, un semplice orizzonte geografico di itinerari e spostamenti abituali.
Il nucleo centrale della ricerca-azione didattica si è generato proprio da questo dato sorprendente: l’arresto, il 20 ottobre 1944, dell’avanzata alleata sulle tre cime montuose che sovrastano Castel S. Pietro Terme: Monte Grande, Monte Calderaro, Monte Cerere, appunto il Saliente della Linea Gotica.
Perchè l’azione si fermò proprio lì? Forse, una ragione fondamentale è da ritrovarsi anche nella configurazione geofisica della nostra regione: “Il repentino peggioramento delle condizioni atmosferiche, con piogge insistenti e nebbia, non fa altro che accentuare le potenzialità che la conformazione idrogeologica del territorio offre all’esercito tedesco per approntare un sistema di difesa che consenta il rallentamento dell’avanzata alleata mantenendo nel contempo adeguate vie di ripiegamento. Quello che si presentava come un terreno pianeggiante in grado di far correre i mezzi corazzati alleati è in realtà un reticolo di fiumi, torrenti, argini, zone umide e campi coltivati sfruttati sapientemente dai tedeschi che oppongono una resistenza ostinata: sono rotti gli argini per allagare le zone più accessibili o, dove è prevedibile un passaggio di mezzi nemici, vengono stesi campi minati e viene creato un sistema di postazioni che consente, con pochi uomini, di rallentare l’avanzata alleata garantendo un efficace movimento di truppe da un punto all’altro del fronte” .1
Ma perchè il Saliente della Linea Gotica è stato in generale rimosso e dimenticato sia nella memoria pubblica sia nella ricerca storiografica? Il caso di Castel San Pietro Terme si colloca in quella rimozione dei lutti del secondo dopoguerra, funzionale alla ricostruzione post-bellica e necessaria alla rinascita del paese? Una rimozione, anche fisica, di quanto aveva comportato per civili, eserciti, e partigiani continuare a vivere (e resistere) sulla Linea Gotica per otto lunghissimi mesi? Bisognava capirlo.
Il Saliente della Linea Gotica. Ri-costruire il significato storico-memoriale di un luogo
Ad un primo sopralluogo si è rivelata subito, a tutti i soggetti coinvolti nel progetto, la posizione strategica del Saliente. Da Monte Calderaro si domina tutta la pianura padana, dalla valle del Po alle Dolomiti. Si possono osservare con nitidezza le principali città, Bologna, Modena, Ferrara e soprattutto si possono tener controllate, con una notevole precisione, le principali vie di comunicazione, soprattutto la Via Emilia che attraversa anche l’abitato di Castel S. Pietro Terme, proprio ai piedi delle tre cime.
Ma anche la rilevanza storico-memoriale è risultata evidente: per la ricchezza dei segni ancora presenti e la dovizia di tracce degli eventi avvenuti lì. Tracce ancora ben visibili nei crateri provocati dalle bombe americane, nei solchi delle trincee scavate dai soldati alleati, nei brandelli di muri di edifici o di chiese semidistrutte e mai più ricostruite, negli itinerari tracciati dai partigiani per aggirare le postazioni nazifasciste e scendere a valle o per difendere la via dei collegamenti con Firenze e quindi dei rifornimenti agli alleati.
Si rendeva necessario, dunque, innanzitutto restituire questo significato ad un territorio già noto ai giovani, ma non osservato. Vissuto per lo più come sfondo generico dei loro momenti di aggregazione, di studio o di svago. L’idea di partenza, accolta con grande favore dagli insegnanti coinvolti, è stata appunto quella di rendere leggibili, anche nei tratti fisici, le stratificazioni storiche e le sedimentazioni lasciate dagli eventi in quel territorio. Vale a dire, sul piano didattico-metodologico, spazializzare gli eventi, temporizzare gli spazi, anche con l’ausilio di mappe e cartine geografiche che hanno rappresentato, insieme alla ricostruzione di ampi quadri storici, la prima fase di preparazione degli studenti per le visite guidate sul Saliente.
Incontrare i luoghi, interrogare i luoghi: perché proprio qui? Immaginare gli scenari di guerra, gli itinerari degli eserciti, le ragioni strategiche e militari.
Contando sulla piena collaborazione di tutto lo staff – dirigente e docente – della scuola e sul prezioso supporto degli esperti dell’ANPI locale, il progetto di ricerca-azione ha preso avvio proprio dall’esplorazione fisica dei luoghi, cioè l’individuazione, insieme agli studenti, degli itinerari degli eserciti e degli scenari delle operazioni belliche più importanti, nonché la scelta dei luoghi più significativi da correlare ai documenti e alla attività programmate in classe. Tutto ciò si è tradotto, sul piano didattico-metodologico, in un’azione di ri-appaesamento da parte degli studenti in un territorio non più “neutro” ma divenuto ora luogo significativo.
Infatti solo l’attraversamento fisico di questi luoghi, l’attenzione agli aspetti spaziali e alla particolare configurazione geofisica degli stessi poteva far emergere l’importanza strategica del Saliente – sul piano militare, ma anche geopolitico – e far toccare con mano le ragioni per cui, anche nel nostro progetto, il sistema montuoso sovrastante Castel San Pietro Terme fosse stato scelto come luogo-simbolo dell’ inverno 1944-45, benché la zona attorno includesse altri luoghi di una certa rilevanza storica per il periodo trattato.
Su quelle cime, infatti, gli Alleati, grazie ad un ulteriore slancio offensivo, in particolare del 1° e 2° battaglione del 349° reggimento americano, si assestano conquistando Monte Grande e Montecalderaro, il 20 ottobre 1944, dopo che il giorno prima 158 cacciabombardieri avevano scaricato bombe incendiarie e le artiglierie aperto un micidiale fuoco per favorire lo sfondamento. La terza cima, Monte Cerere era da sempre tenuta e controllata da gruppi partigiani, ancora in parte lì stazionanti, dopo la discesa di altri reparti a Bologna, nel mese di ottobre, a seguito dell’ordine del CUMER di convogliare tutti i distaccamenti partigiani a Bologna, ipotizzando un’imminente azione di sfondamento del fronte da parte degli Alleati, dopo la liberazione di Rimini, il 21 settembre 1944 e il conseguente arretramento della Linea Gotica.
La postazione di Monte Cerere era fondamentale perchè controllava l’unica via per gli Alleati di rifornimenti da Firenze per viveri, armi e uomini, detta Via Calvanella, ribattezzata Boston Bye Way. Se avessero preso Monte Cerere, i tedeschi avrebbero tagliato fuori le truppe alleate insediate su Montecalderaro e Monte Grande. Per questo vengono sferrati dai tedeschi ripetuti assalti nel mese di dicembre alle tre cime, in particolare a Monte Cerere, anche con l’ausilio di paracadutisti tedeschi già impiegati a Monte Cassino.
Percorsi e temi
Obiettivi di fondo del percorso progettuale:
1) sviluppare le capacità di orientamento nel presente e di progettazione del futuro;
2) educare alla complessità;
3) potenziare competenze storiche e di analisi interpretativa di documenti di diversa topologia;
4) potenziare competenze trasversali e atteggiamenti adeguati a rispondere in modo flessibile al cambiamento;
5) educare al decentramento, alla comprensione del punto di vista dell’altro con ampliamento dell’orizzonte culturale di riferimento;
6) educare alla cittadinanza attiva con partecipazione consapevole e responsabile al progetto di un’Europa unita.
Percorsi
L’avanzata dell’esercito alleato su Monte Calderaro, Monte Grande e Monte Cerere insieme alla vicenda resistenziale sono stati l’asse portante delle proposte che l’Istituto Parri ha sviluppato attraverso tre percorsi tematici che hanno voluto approfondire aspetti, luoghi, scenari e protagonisti del “lungo inverno” del 1944-45, quando la resistenza armata conosce la sua fase più difficile. In particolare quella bolognese perché dopo la liberazione di Rimini, il numero dei partigiani in città aumenta notevolmente: i combattenti della Brigata Garibaldi sono concentrati nella zona di Porta Lame, quelli della Matteotti in via de’ Poeti e quelli di Giustizia e Libertà in Via Zamboni. Ma gli Alleati ritardano le operazioni belliche; la Battaglia dell’Università, il 20 ottobre 1944, in cui muoiono entrambi i fratelli Pizzigotti di Castel San Pietro Terme, e la Battaglia di Porta Lame, il 7 novembre 1944, sono una conseguenza diretta della morsa stretta dalle truppe nazifasciste attorno ai reparti partigiani nascosti in città; ma anche dello stop degli alleati riguardo allo sfondamento della Linea Gotica, reso poi ufficiale dal Proclama Alexander, il 13 novembre 1944. Questa brusca interruzione delle operazioni militari degli Anglo-americani lascerà Castel San Pietro Terme, Bologna, gran parte dell’Emilia-Romagna e dell’Italia settentrionale per altri lunghi mesi sotto l’occupazione tedesca e il governo collaborazionista-fascista della RSI, creando smarrimento e sbandamento in molti reparti partigiani che devono rivedere posizioni e strategie in vista dell’inverno e della pressione sempre più forte e spietata delle truppe nazifasciste.
1) Itinerari partigiani: percorso storico-memoriale alla ri-scoperta – nel territorio – di luoghi, itinerari ed eventi particolarmente significativi che hanno interessato le principali vie di comunicazione o di spostamento dei reparti militari tedeschi e repubblichini nonché dei gruppi armati della resistenza. La rete degli aiuti e del sostegno alla lotta armata, l’approvvigionamento delle risorse, il sistema di comunicazione e di informazioni, anche in codice, le vie per i rifornimenti.
2) Due nomi, una storia: la ricostruzione della Battaglia dell’Università (20 ottobre 1944) con l’uccisione dei due partigiani, Leo e Luciano Pizzigotti, cui è stata intitolata la Scuola Media.
3) La vita della popolazione a ridosso della Linea Gotica: approfondimento, con uso anche di materiale multimediale, sulle condizioni di vita della popolazione civile in guerra, nel periodo 1943-1945. I bombardamenti, lo sfollamento dalla città, la borsa nera, il razionamento dei viveri.
Temi
1) La Linea Gotica, come struttura più duratura e stabile dell’apparato difensivo tedesco e come sistema complesso e unitario che collegava diverse zone del centro- nord Italia. Il fronte di maggiore durata 1943-45.
Temi correlati o sottotemi:
Le operazioni militari di guerra totale dovute al fronteggiarsi, in queste zone e per tanti mesi, di due eserciti nemici con conseguenze gravissime anche sulle popolazioni, soprattutto per la strategia militare nazi-fascista della guerra ai civili, col portato spaventoso e terribile delle stragi compiute sia a scopo preventivo e in funzione anti-partigiana che a scopo di ritorsione e rappresaglia.
Le stragi perpetrate qui delle truppe nazifasciste con maggiore insistenza e atroce sistematicità, anche con l’utilizzo di unità militari particolarmente addestrate nella guerra ai civili con tecniche ed esperienze maturate nell’Est Europa. Tutto ciò ha lasciato ferite profonde, e non ancora rimarginate, nella memoria collettiva di tante popolazioni del crinale appenninico tosco-emiliano e di zone limitrofe.
La Linea Gotica è sinonimo, ancora oggi, per la gente delle nostre zone, e non solo, della fase più cruenta e terribile della Seconda Guerra Mondiale. Quella della guerra civile di italiani contro italiani, della guerra totale, cioè dei bombardamenti massicci e devastanti delle forze alleate, degli eccidi e delle stragi di popolazione civile e inerme eseguite dalle truppe tedesche della Wehrmacht e delle SS, forti della collaborazione e dell’affiancamento sistematico e capillare delle forze fasciste italiane.
Far comprendere queste ragioni agli studenti ha voluto dire anche farli riflettere sul fatto che nel paesaggio, nelle comunità, i ricordi dei traumi e dei lutti di questa pagina di guerra terribile sono sopiti, ma non dimenticati. Sono ferite che ritornano a sanguinare se solo si toccano punti ancora dolenti di una memoria individuale e collettiva che è rimasta a lungo silente o sotto traccia nelle fasi della ricostruzione post-bellica dell’Italia Repubblicana.
La scelta. Le storie e le esperienze di vita individuali di tanti giovani, uomini e donne, coinvolti in questo dramma collettivo e protagonisti di forme di resistenza armata e civile o di opposizione alla guerra. Un esempio di resistenza armata e di sacrificio personale è quello offerto dai fratelli Pizzigotti, di Castel San Pietro Terme, morti entrambi in uno scontro con i nazifascisti il 20 ottobre 1944 a Bologna, durante la battaglia dell’Università.
La vita quotidiana delle popolazioni in guerra, sia in città che nelle campagne. Il razionamento dei viveri, il fenomeno della borsa nera, dello sfollamento dalla città di Bologna, continuamente nel mirino dei bombardieri anglo-americani. Anche la popolazione di Castel San Pietro Terme ha vissuto quel terribile inverno 1944-45, schiacciata fra due fronti, stretta nella morsa della fame, del terrore dei rastrellamenti, dei bombardamenti e delle rappresaglie, solo in parte attenuato dai sogni di pace, di libertà e riscatto che animavano molti italiani in quel periodo e che troveranno compimento solo nell’uscita dalla guerra e nella primavera di una libertà ritrovata che a Castel S.Pietro Terme avverra’ il 17 aprile 1945.
Una questione storiografica ancora aperta?
Castel San Pietro Terme è ancora un nodo problematico sul piano storiografico, perché l’arresto degli Alleati fu voluto ed ebbe conseguenze gravissime per la Resistenza armata e per le popolazioni civili del Nord Italia. Vero è che dal giugno 1944, dopo lo sbarco in Normandia con l’operazione Overlord, l’Italia era ormai diventata un fronte di guerra secondario; ma lo stop fu dovuto anche a complesse ragioni politico-militari che anticipavano, in parte, lo scenario post-bellico della Guerra Fredda in Europa fra USA-URSS.
Una ragione molto umana, concreta e verosimile ce la offre, invece, il generale Clark:“L’offensiva fu abbandonata non per un fallimento definitivo né ad una data precisa. Semplicemente s’arenò perché gli uomini non potevano più battersi contro i rinforzi nemici che incessantemente affluivano nel nostro settore. In altre parole il nostro impegno si affievolì lentamente e penosamente, quando non mancava che un solo, anche se lungo passo decisivo verso il successo, come il maratoneta che crolla mentre protende il petto per toccare, ma senza riuscirvi, il nastro del traguardo”.2
Ma davvero i giochi più ampi che sono in corso sullo scacchiere europeo, dopo lo sbarco in Normandia e il rapido evolversi dell’accerchiamento della Germania nazista, sono estranei o marginali allo stop degli anglo-americani sul Saliente?
Dai luoghi alle narrazioni. La didattica per riconoscimento e per scoperta
Le visite guidate sul Saliente sono state non solo un’esplorazione fisica di quanto studiato ma, in a base metodologie didattiche precise, sono state un ri-conoscimento dei luoghi stessi che seguiva le attività laboratoriali di approfondimento storico ed anche una scoperta di aspetti inediti o particolari significativi sulla base del lavoro di analisi compiuto con documenti e fonti di diverse tipologie. Ad esempio l’aver individuato un’abrasione volutamente prodotta sulla parola partigiani, in un pannello informativo, collocato sul Monte Grande dall’Anpi, segno tangibile di una memoria conflittuale e di un risentimento ancora in agguato, specie se alimentato da misconoscenza o pregiudizio.
Oppure aver ritrovato (e riconosciuto) le buche scavate nella terra dai soldati Alleati per ripararsi dal fuoco micidiale dei tedeschi durante i ripetuti assalti al Saliente per riconquistarlo (dicembre 1944).
L’attività laboratoriale condotta in classe con uso di vari documenti, somministrati in modo omogeneo a ciascun gruppo-classe (una mappa alleata di Monte Grande, il testo del Proclama Alexander, alcune foto dei luoghi di allora, le foto dei fratelli Pizzigotti, un articolo del resto del Carlino del novembre 1944 con la notizia della battaglia dell’Università), ha permesso, anche in momenti successivi, di introdurre nelle strutture orizzontali del paesaggio, la traiettoria verticale della temporalità e la complessità di significati delle esperienze collettive ed individuali che si sono intrecciate agli eventi e hanno composto il quadro generale.
Questa cruciale intersezione della storia con la geografia ha connotato tutto il lavoro progettuale, anche nella declinazione dei percorsi tematici. Un approccio geo-storico realizzato nell’accezione fondamentale di Lucio Gambi per il quale territorio e paesaggio non sono sinonimi perché solo nel paesaggio agiscono la storia e le presenze umane. Di conseguenza, con in mente anche la lezione di storici francesi come Braudel o Febvre, non solo il paesaggio non è pura immagine o dato naturale, ma lo sguardo che noi gettiamo su di esso non può esaurirsi in una semplice descrizione o fruizione estetica perché, quando compiuto al termine di operazioni storico-memoriali, può restituire il portato socio-culturale e la complessa sedimentazione di processi storici, anche di lunga durata. Questa matrice geo-storica della ricerca-azione ha fatto sì che durante la ricostruzione degli eventi e della loro cornice, fossero fruibili e chiaramente visibili le diverse scale di lettura/interpretazione usate: locale, nazionale, europea e anche mondiale.
Ha dato concretezza ai temi studiati, evidenziato il complicato intreccio delle ragioni politiche e militari che hanno accompagnato le operazioni belliche nell’inverno 1944-45, restituito fisicità e materialità a fenomeni come rastrellamenti, fronte di guerra, rifornimenti di viveri e uomini, spostamenti di truppe e popolazione, percepiti come lontani e avulsi dal proprio contesto abituale. Evidenziato infine l’inestricabile trama delle ragioni geofisiche, delle variabili umane e delle intersezioni temporali nella congiuntura di eventi e fatti.
Sono così forse risultati più tangibili, concreti e chiari fenomeni di difficile comprensione come il fatto che la Linea Gotica rappresentasse un sistema difensivo unico, vitale per la sopravvivenza della Germania del Terzo Reich. Come il fenomeno dell’internazionalizzazione degli eserciti (ad es. a Castel San Pietro Terme sono presenti truppe numerose di indiani, scozzesi, polacchi etc..) che può rendere ragione del fatto che questa storia abbia assunto, nel corso dei decenni successivi, una valenza ed un significato decisamente più ampio di quello locale. Una valenza europea e mondiale come attesta il riferimento presente in tutti i manuali di storia anglosassoni a Monte Grande e alla battaglia lì avvenuta, interpretata come simbolo dell’avanzata alleata e della Campagna in Italia.
“Bull, la tua stella da generale è là sul Monte Grande…vai a prenderla” così il generale Clark si rivolgeva al maggiore Rendall della 88 Divisione, per incitarlo durante le operazioni belliche.
La curvatura geo-storica ha reso possibile fare memoria anche in assenza di testimonianze dirette, cioè usare i luoghi come testimoni, perché ha trasformato quello stesso territorio, un tempo scenario di guerre, in un paesaggio della memoria o meglio delle memorie. Infatti Monte Grande come luogo fortemente simbolico della seconda guerra mondiale sul suolo italiano per il periodo 1944-45 racchiude in sé una molteplicità di sensi e di interpretazioni, storico-politiche, militari e umane che andavano solo fatte affiorare, portate all’attenzione degli studenti e rese comprensibili in un percorso di studio strutturato.
Un vero cronòtopo perché in quella zona per lunghi mesi ritroviamo, concentrati e presenti, tutti i protagonisti dello scenario di guerra avvenuto sul suolo italiano durante il periodo 1943 al 1945. Due compagini statali, con governi ufficiali e governi clandestini, un fronte che si sposta, ancorché faticosamente e dolorosamente. Una Linea Gotica-Goetenstellung, cosi definita da Hitler nell’aprile 1944 (poi per scaramanzia ribattezzata sempre da Hitler-Gruene Linie – Linea Verde) che doveva essere un baluardo invalicabile e per questo strenuamente difesa dai nazifascisti con la “Guerra del centimetro” Zentimer Grieg. Dagli Alleati ri-nominata, in gergo militare con inesorabile e pragmatico senso della realtà, Winter Line (Linea Invernale), attorno alla quale però si muovono due schieramenti compositi, con quattro eserciti ufficiali, più l’esercito italiano del Regno del Sud e reparti irregolari di partigiani, la popolazione civile sempre e ovunque.
Restituzione e prodotti didattici
Al termine delle attività, svolte per gran parte dell’anno scolastico e in parte riprogettate per l’anno successivo, gli studenti hanno prodotto elaborati di diversa natura e tipologia in base alle scelte fatte in ciascuna classe dagli insegnanti. Alcuni elaborati sono stati prodotti entro il mese di giugno, come immediata restituzione dell’intero percorso di ricerca. Altri riprogrammati per l’anno scolastico successivo.
Le piste di lavoro, individuate per creare collegamenti/intersezioni con altre discipline e per possibili connessioni con altri argomenti del programma di storia o di altre materie, sono state:
1. Topografia e mappatura della lotta armata sul Saliente della Linea Gotica. Nomenclatura partigiana e vocabolario resistenziale.
2. Il 20 ottobre 1944 a Castel S. Pietro Terme, la vicenda dei due fratelli Pizzigotti.
3. Memorie individuali e memorie collettive, memoria divise e conflittuali di un luogo simbolo della Seconda Guerra mondiale in Italia, Il Saliente della Linea Gotica.
4. Nome in codice GIL..storie di vite di giovani uomini e donne alle prese con la guerra. Sogni, speranze e attese del lungo inverno 1944-45.
5. Ascoltare Radio Londra…la propaganda e la manipolazione delle notizie in tempo di guerra. La testimonianza degli IMI di Castel S. Pietro Terme.
6. Toponomastica di un dramma: i nomi dei luoghi e dei protagonisti di operazioni belliche nel ricordo dei soldati. L’internazionalizzazione degli eserciti e la memoria del Saliente negli USA e UK.
Scheda-dati del progetto di ricerca-azione
Titolo del progetto: “Itinerari partigiani e attività di liberazione 70° 1944-45”
Soggetti coinvolti: Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri E-R, I.C. Pizzigotti, Comune e Anpi di Castel San Pietro Terme (Bologna).
Tempi di svolgimento: novembre/dicembre 2014-maggio/giugno 2015
Supervisione del Progetto e Coordinamento: Nadia Baiesi-Responsabile Sezione Didattica Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri E-R.
Ideazione, stesura e coordinamento attività: Lorena Mussini-Comandata Sezione Istituto per la Storia e le Memorie del ‘900 Parri E-R
Esperti per attività laboratoriali e visite guidate: Enrico Cavalieri, Federico Chiaricati, Tito Menzani, Francesco Monducci, Lorena Mussini, Maria Elena Seu.
Referenti IC Pizzigotti: Gian Maria Ghetti (Dirigente Scolastico), Giovanna Cafasso (Dirigente Amministrativo) Roberta Esposito, Gianluca Tirini (docenti-referenti)
ANPI di Castel San Pietro Terme: Davide Cerè
Classi Coinvolte: tutte le classi terze della scuola media dell’istituto (n. 8 classi per un totale di 230 studenti)
Riferimenti Bibliografici
Arbizzani L., Antifascismo e Lotta di Liberazione nel Bolognese, ANPI 1998.
Braudel F., Il Mediterraneo. Lo spazio e la storia, gli uomini e la tradizione, Newton-Compton, Roma, 2002
Febvre L., Problemi di metodo storico, Einaudi, Torino, 1976.
Gambi L., Una geografia per la storia, Einaudi, Torino, 1973.
Paticchia-Boglione, Sulle tracce della Linea Gotica, Fusta Editore, 2015
Silingardi C., Alle spalle della Linea Gotica: storie, luoghi, musei di guerra e resistenza in Emilia-Romagna, Edizioni Artestampa, 2009.
Note:
1 C. Silingardi, Alle spalle della Linea Gotica: storie, luoghi, musei di guerra e resistenza in Emilia-Romagna, Modena, Artestampa, 2009, p. 243.
2 Mark W. Clark, Generale-comandante della V Armata americana che, con i Blue Devils della 88 Divisione, il 20 ottobre 1944 conquistò Monte Grande.