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Tra storia e memoria: la conferenza di Euroclio 2016 a Belfast

Tra storia e memoria: la conferenza di Euroclio 2016 a Belfast
Irlanda del Nord: dieci anni di centenari (2012-2022)

Per la storia e la memoria dell’intera Irlanda, il 2016 è un anno eccezionale. Vi si celebrano, infatti, due centenari di grande importanza storica ed emotiva: l’anniversario della rivolta indipendentista della Pasqua 1916 (Easter rising) e la memoria della Battaglia della Somme, scoppiata il primo luglio dello stesso anno nel pieno della Prima Guerra Mondiale. La storia di questi eventi esprime la doppia anima irlandese e nordirlandese in particolare. La comunità cattolica nazionalista e repubblicana nella ribellione del 1916 vede l’inizio del riscatto dalla dominazione inglese, quella protestante, lealista e unionista, invece, ricorda il sacrificio dei soldati britannici sulla Somme – moltissimi dei quali erano irlandesi protestanti o comunque lealisti e unionisti – come una testimonianza del sacro legame con il resto del Regno Unito.

I due centennali del 1916, per di più, sono al centro di un decennio di celebrazioni molto importanti per tutta l’Irlanda del Nord: dal 2012, quando si è celebrato il secolo dall’Ulster Covenant, un documento firmato da circa mezzo milione di persone contrario a qualsiasi forma di autogoverno per l’isola verde, al 2022, in cui si celebrerà il centenario della divisione del paese in due, la Repubblica d’Irlanda indipendente, e l’Irlanda del Nord, ancora legata al Regno Unito. Il periodo è così importante per la costruzione di una identità nazionale nordirlandese sufficientemente condivisa che le istituzioni educative e culturali, i partiti politici e le comunità del paese, nello spirito degli accordi di pace del 1998 (BBC – History – The Good Friday Agreement), sono stati, sono e saranno in questi anni promotori di proposte educative e culturali, dibattiti, conferenze, commemorazioni e celebrazioni varie per cui è stata predisposta un’apposita struttura istituzionale di coordinamento (Decade of Centenaries).

Commemorazioni e insegnamento della storia

È in questo contesto che dal 19 al 24 marzo 2016 si è tenuta a Belfast la 23ma Conferenza Annuale di Euroclio (European association of History Educators – http://www.euroclio.eu); sono stati sei giorni molto intensi e ricchi di spunti per un insegnamento della storia sempre più capace di rispondere alle sfide del nostro tempo.

Le società, come quella nordirlandese, che hanno vissuto sulla loro pelle conflitti violenti, assimilabili per molti aspetti a vere e proprie guerre civili (i cosiddetti Irish troubles – BBC – History – The Troubles) fanno molta fatica a costruire una convivenza pacifica che vada al di là della semplice correttezza istituzionale.  Ricordare e celebrare il passato può riaprire le ferite della guerra, ostacolare la riconciliazione e frenare gli sforzi della politica o della scuola verso una cittadinanza condivisa e partecipata. Come ci è stato detto da uno dei partecipanti la società nordirlandese non è più conflittuale, ma resta una società con molte differenze che spesso diventano vere e proprie diversità, se si pensa che la stragrande maggioranza dei ragazzi in età scolare frequenta ancora oggi scuole confessionali o in cui incontra solo studenti della propria comunità, sia essa cattolica o protestante. La conferenza ha cercato di esplorare la questione di come si possa insegnare la controversa storia nordirlandese in maniera responsabile e funzionale al processo di unificazione e coesione sociale in un sistema scolastico diviso, anche se controllato da un’autorità centrale unitaria.

Ci sono alcune ragioni per pensare che non sia un obiettivo impossibile da raggiungere. I recenti risultati del referendum sulla Brexit, in cui i nordirlandesi, in modo abbastanza trasversale si sono pronunciati per la permanenza nell’Unione Europea e i buoni risultati di pubblico della nazionale di calcio ai recenti campionati europei sembrano dare ragioni all’ottimismo degli organizzatori. Il football, infatti, prima dei troubles uno sport essenzialmente protestante, e le discussioni seguite al voto referendario hanno mostrato, infatti, l’esistenza di un’opinione pubblica per così dire “nazionale” nordirlandese.

La scuola nordirlandese: problemi e prospettive

Le vicende e i problemi discussi a Belfast forse non sono molto importanti visti da una prospettiva italiana ristretta e un po’ provinciale, ma ci insegnano almeno due cose:

  • ad ogni periodo di storia controversa o divisiva dovrebbe seguire un periodo di riflessione e di comune riconsiderazione del passato,
  • le questioni più scottanti vanno affrontate nelle scuole con tutti i rischi e le cautele del caso, ma senza paura; mettere la testa sotto la sabbia è sembrata, almeno in Irlanda del Nord, la soluzione peggiore.

La conferenza si è aperta il giorno 19 marzo nella cornice vittoriana dell’edificio neogotico della Queen’s University di Belfast.

(immagine da wikipedia)

 Ai saluti di rito delle autorità, della presidente e del direttore esecutivo di Euroclio ( http://euroclio.eu/2016/03/belfast-place-diversity-not-dichotomy/ ), sono seguite le prime relazioni sulla scuola nordirlandese e sull’insegnamento della storia in particolare. Gli interventi da un lato non hanno nascosto i problemi, il sistema scolastico è ancora di fatto un sistema segregato, ma tutti hanno segnalato i progressi fatti negli ultimi diciotto anni. Quello che può interessare anche i docenti italiani, ma non solo, è che, per ragioni che si possono facilmente immaginare, il curriculum di storia è stato radicalmente semplificato, evidenziandone soprattutto gli obiettivi in termini di abilità e competenze e lasciando al docente ampia libertà di scelta dei contenuti (qui si può leggere un esempio delle indicazioni ministeriali per gli anni corrispondenti alla nostra scuola media – http://ccea.org.uk/sites/default/files/docs/curriculum/area_of_learning/environement_society/ks3_history.pdf ).

Negoziare con la memoria

Nelle giornate seguenti, oltre ai sempre numerosi laboratori, sono stati discussi alcuni problemi che potrebbero avere un interesse generale.

Da qualche anno, da noi come in tutta Europa, le “giornate della memoria” sono molto popolari e vengono istituite a profusione in tutti gli stati. Il prof. Eamon Phoenix dello Stranmillis College (Queen’s University – Belfast) si è chiesto se le commemorazioni non contribuiscano a rinfocolare le tensioni fra i vari gruppi sociali invece che a placarle. La domanda, in parte retorica, non può avere facili risposte, ma deve spingere autorità e docenti a trattare con molta cautela occasioni che possono generare nuovi problemi invece di sanare i vecchi.

A questo proposito sono stati molto istruttivi tre incontri seminariali:

  • con la compagnia del Kabosh theatre,
  • con il personale educativo del Nerve centre di Derry e
  • con i volontari del centro per la pace Corrymela di Ballycastle.

            Da punti di vista differenti tutte queste iniziative rappresentano modelli di negoziazione concettuale con la memoria che mirano a evitare il vittimismo per la propria comunità e la stigmatizzazione dell’altra.

Tre esempi di lavoro didattico: rappresentare, comunicare, dialogare

La compagnia teatrale (http://www.kabosh.net ), infatti, mette in scena nelle varie comunità locali spettacoli di drammatizzazione della recente storia  nordirlandese utilizzando come fonti diari, lettere o storie tratte dai giornali dell’epoca. Facendo vivere sulla scena il dolore o la gioia di personaggi protestanti di fronte ad un pubblico cattolico e viceversa, la compagnia si propone di evidenziare come l’umanità del “nemico” del passato sia analoga alla propria e come dunque si possa sperare, sulla base di questa somiglianza, di condividere un  futuro comune.

Il centro Nerve (http://www.nervecentre.org/education), invece, fra le sue molte attività multimediali, opera nel campo educativo attraverso le nuove tecnologie o i linguaggi, come quello del fumetto, che più possono avvicinarsi alla sensibilità dei giovani. Anche qua lo scopo è la comprensione, ma non la semplificazione schematica; i materiali che abbiamo potuto visionare non nascondono le prese di posizione anche dure che le parti in conflitto hanno avuto nel passato. Insomma una comunicazione onesta, semplice ma non banale, dei motivi e delle ragioni o sragioni che hanno condotto alle violenze della storia recente.

Infine abbiamo visitato il centro Corrymela di Ballycastle, presso Derry (http://www.corrymeela.org ). Questa istituzione, che non ha propriamente a che fare con l’insegnamento della storia quanto piuttosto con quello della cittadinanza, è un centro per la pace e la riconciliazione, tra i primi, durante i Troubles a promuovere l’incontro delle comunità rivali. Il Centro promuove programmi educativi e didattici, di supporto alle scuole, alle università e alle comunità basati sulla fiducia nella negoziazione e nella convivenza pacifica.

Educazione alla cittadinanza democratica: una tassonomia delle competenze

Il sistema educativo, come abbiamo detto, è ancora molto lontano dall’obiettivo di diventare un sistema integrato. Gli sforzi non mancano sia da parte della politica, sia da parte della ricerca educativa che della pratica didattica. Alcuni degli intervenuti si sono dimostrati più scettici di altri sulla possibilità di conseguire rapidamente il risultato – tra questi, curiosamente, il ministro dell’educazione, il repubblicano O’Dowd ( https://www.youtube.com/watch?v=_PHvgtBlBnQ ) – ma tutti sono convinti della bontà del tentativo di contribuire con la formazione, l’educazione e l’istruzione a un Irlanda del Nord migliore e non conflittuale. Nelle giornate finali, dopo la visita alle scuole della zona, e ai famosi murales di Belfast, ci sono state altre due interessanti presentazioni. Nella prima Luisa de Bivar Black, del Consiglio d’Europa, ha presentato i risultati finali del lungo lavoro svolto per ottenere una tassonomia delle competenze di cittadinanza per il XXI secolo, di cui il riassunto della versione inglese può essere letto qui.

Educazione alla cittadinanza: gli studenti di fronte agli ex-paramilitari

Con la seconda presentazione dell’ultima giornata, a mio parere, la conferenza ha raggiunto il suo apice attraverso la presentazione di un progetto che potrebbe avere una qualche applicazione anche in Italia. Si tratta di “From prison to peace”, un programma di educazione alla cittadinanza in cui esponenti di gruppi paramilitari delle due fazioni, repubblicana e unionista, una volta pagato il loro debito con la giustizia e rinunciato alla violenza come arma politica, sono chiamati nelle scuole a rispondere alle domande degli studenti (qui si può leggere una valutazione accademica dell’esperienza, mentre qui si può vedere una presentazione sintetica del progetto). Gli insegnanti preparano l’incontro con gli studenti e le famiglie e gli ex paramilitari devono rispondere alle domande nella maniera più chiara possibile. In questo modo docenti e discenti cercano di capire cosa li spinse a uccidere, a rubare e a commettere quelle violenze reciproche che nel corso di trent’anni di “Troubles” costarono migliaia di morti, provocarono altrettanti feriti e fecero passare molti anni di carcere ad altrettante persone.

La conferenza, dopo il rinnovo delle cariche sociali, l’approvazione del bilancio e l’annuncio che nel 2017 la prossima riunione annuale si terrà a San Sebastian nel paese basco, si è chiusa con la consueta cena di gala nella splendida cornice della sala di rappresentanza del municipio di Belfast.