Il Lanificio Veronese Fratelli Tiberghien
Sono molte le ragioni per cui vale la pena dedicare una mostra al lanificio Tiberghien. Alcune sono prettamente storiche. Sin dal suo avvio, il Lanificio Veronese Fratelli Tiberghien è stata una delle maggiori fabbriche presenti a Verona e durante la sua quasi centenaria vita ha occupato migliaia di lavoratori provenienti da diverse parti della provincia. Solo questo, a livello locale, basterebbe a giustificare l’attenzione verso la sua storia.
Le sue vicende hanno, tuttavia, peculiarità tali da farne un caso di studio di interesse nazionale. È stato, innanzitutto, un esempio di investimento straniero in attività diverse da quelle dei servizi, tradizionalmente avviate da ditte belghe o francesi nell’Italia di fine ‘800, da parte di quella che oggi definiremmo una multinazionale: la Tiberghien Frères di Tourcoing. Ma è soprattutto il destino del lanificio dopo il suo abbandono da parte della famiglia fondatrice, alla metà degli anni ’70, ad attrarre l’attenzione dello studioso. Caso, a quanto è dato sapere, unico in Italia, fra il 1975 ed il 1981 il lanificio venne gestito da un consiglio di amministrazione composto dai capigruppo consigliari dei principali partiti politici e affidato, con mandato fiduciario, all’allora sindaco di Verona, Renato Gozzi. Poté salvarsi grazie all’impegno corale di forze politiche, sindacato e lavoratori. Tornato in mani private, negli anni ’90 il lanificio conobbe un’altra inusuale esperienza con la gestione e l’acquisto dell’azienda da parte dei suoi stessi manager. Ma le ragioni storiche non esauriscono il motivo di interesse verso il vecchio lanificio.
C’è stato a lungo un forte legame identitario e affettivo fra il Tiberièn e il paese di San Michele Extra, che attorno e con la fabbrica si è accresciuto e riconosciuto. Ne è stata prova la solidarietà che l’intera comunità ha manifestato verso le sorti dei lavoratori dell’azienda in ognuno dei passaggi critici della sua lunga esistenza. Ne è stata un’ultima volta riprova la commozione che ha accompagnato la recente demolizione di buona parte dello stabilimento. Grazie alle carte conservate negli archivi dell’Ivres e dell’IVrR e alle testimonianze delle molte persone che, nel corso degli anni, hanno dato voce e restituito le immagini del lanificio, è ora possibile ripercorrerne la storia in questa mostra.