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La bambina dietro gli occhi. Un progetto di PCTO per narrare la Shoah ai bambini

La bambina dietro gli occhi. Un progetto di PCTO per narrare la Shoah ai bambini
Abstract

Accogliere le sfide portate dalla pandemia è diventato un dovere per i docenti intenzionati a motivare allo studio i propri studenti.
A partire da un progetto annuale proposto dall’Associazione Progetto Memoria di Roma, che prevedeva la lettura del libro “La bambina dietro gli occhi” di Yehudith Kleinman[1], studenti e insegnanti di una classe III del Liceo Scienze Umane dell’IIS “Europa Unita” di Chivasso (TO) hanno ideato un progetto di Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO)  volto a trasformare il libro in un audiolibro, corredato di giochi interattivi ed approfondimenti educativi sulla Shoah, per bambini degli ultimi anni della scuola primaria.
La sperimentazione dei materiali didattici predisposti dalle studentesse per la fruizione da parte di più classi della Scuola Primaria “Dasso” di Chivasso e la possibilità di incontrare i bambini, seppure a distanza, ha restituito una realtà didattica viva, sfidante ed inclusiva, in cui la storia può essere appresa, attualizzata ed interiorizzata attraverso riflessioni profonde, ma anche con giochi interattivi.

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Accepting the challenges brought by the pandemic has become a duty for teachers intent on motivating their students to study.
Starting with an annual project proposed by the Associazione Progetto Memoria in Rome, which involved reading the book “The Girl Behind the Eyes” by Yehudith Kleinman, students and teachers of a class III of the Liceo Scienze Umane of the IIS ‘Europa Unita’ of Chivasso (TO) devised a project of Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) aimed at transforming the book into an audio-book, complete with interactive games and educational insights on the Shoah, for children in the last years of primary school.
The experimentation of didactic materials prepared by the students for use by several classes of the ‘Dasso’ Primary School in Chivasso and the possibility of meeting the children, albeit at a distance, gave back a living, challenging and inclusive didactic reality, in which history can be learnt, updated and internalised through deep reflections, but also through interactive games.

OBIETTIVI GENERALI ED INTERDISCIPLINARI DEL PROGETTO

  1. Saper leggere, comprendere ed interpretare un testo letterario.
  2. Apprendere la storia italiana ed europea con riferimento alle persecuzioni antiebraiche, alla Shoah e alle vicende connesse.
  3. Conoscere i crimini contro l’umanità.
  4. Educare ai valori universali ed ai diritti umani fondamentali.
  5. Riflettere sulle ripercussioni della Shoah nell’ambito della storia europea dell’ultima parte del XX secolo e l’inizio del XXI.
  6. Saper gestire e selezionare i contenuti (nuclei tematici e materiale iconografico).
  7. Formare una coscienza consapevole e attiva contro ogni forma di pregiudizio, indifferenza e discriminazione.
  8. Saper rielaborare l’impatto emotivo, cognitivo, morale e valoriale che lo studio della Shoah porta con sé, utilizzando mezzi espressivi e artistici adeguati.

COMPETENZE CHIAVE

  1. competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare;
  2. competenza sociale e civica in materia di cittadinanza;
  3. competenza digitale;
  4. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

INDICE

  1. Le sfide della pandemia: dal libro cartaceo all’audiolibro
    1. Leggere è incontrare
    2. Spiegare la Shoah ai bambini
    3. Disegni, voci  e digital devide
  2. Dall’audiolibro ad un progetto di PCTO
    1. Il lavoro di gruppo: piattaforme e gamification
    2. Educazione alla pace: attualizzare la storia
    3. L’attenzione all’inclusione: il lavoro pensato per tutti e redatto da tutti
    4. L’incontro fra scrittrici, bambini e mentori

 


Le sfide della pandemia: dal libro cartaceo all’audiolibro.

Leggere è incontrare

Il lavoro sul testo di Yehudith Kleinman è nato in seno al Progetto Memoria, che, per l’anno scolastico 2019-2020, ha proposto alle scuole un itinerario di lettura del libro “La bambina dietro gli occhi”[2].

Il libro, autobiografico, narra la storia di Giuditta, nata a Venezia nel 1938 da genitori polacco tedeschi, ma trasferitasi molto presto con la mamma e la nonna a Milano. Dopo l’8 settembre 1943, la mamma e la nonna vengono arrestate ma, grazie all’interessamento di una vicina di casa, Giuditta viene salvata e nascosta in un convento milanese. Sempre speranzosa di poter riabbracciare la mamma, Giuditta condivide tutto il periodo della Seconda guerra mondiale con altre bambine presenti in convento. Al termine del conflitto, viene contattata da un’organizzazione ebraica e si convince a partire per Israele. Dopo un periodo trascorso nella colonia di Selvino, salpa per Israele dove, dapprima in una casa di accoglienza, poi presso una sua zia, inizia il percorso di ricostruzione della sua vita, attraverso speranze, novità e molte sorprese. Vive tuttora in Israele, circondata dall’affetto dei suoi cari.

La decisione di aderire alla lettura proposta dal Progetto Memoria ci è sembrata particolarmente interessante perché invita a strutturare un lavoro annuale sul tema della Shoah. Siamo abituati a concentrare intorno al 27 gennaio brevi attività anche molto efficaci sul tema, ma è più raro trovare indicazioni operative e situazioni scolastiche in cui si accetti di realizzare un lavoro annuale, mentre un progetto di lunga durata permette, a nostro avviso, un lavoro di approfondimento ed interiorizzazione maggiore.

Durante il primo anno di programmazione, cui hanno partecipato soltanto le studentesse avvalentesi dell’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), al progetto è stata dedicata circa una lezione al mese.

Dopo un’introduzione all’ebraismo e alcune lezioni su antigiudaismo e antisemitismo (lezioni partecipate con proiezioni di slide e video), la classe ha affrontato la lettura di una selezione di brani del testo, scelti dalle due studentesse incaricate della lettura integrale del libro (Obiettivi 2,3,4,5; competenza 2) . Fin dalle prime lezioni il libro ha attratto l’interesse delle studentesse. Leggere è come incontrare: il lavoro di lunga durata ha permesso di avvicinarsi alla protagonista, di immedesimarsi nella sua storia, fino al vero e proprio incontro con l’autrice. Al termine del progetto, infatti, le studentesse hanno potuto seguire senza problemi l’intervista in lingua inglese che Yehudith Kleinmann ha concesso allo Yad Vashem[3].

Non solo: la lettura ha generato in loro il desiderio di raccontare a loro volta la storia della bambina a qualcun altro. Così, tenendo conto anche della vocazione dei loro studi, è nata l’idea di riscrivere il libro per bambini di scuola elementare (secondo ciclo).

Subito ne è scaturita una prima attività laboratoriale per gruppi, in parte dedicata alla stesura del testo ed in parte al disegno di alcune scene focali (Obiettivo 1, 6).

Spiegare la Shoah ai bambini

Il testo della Kleinmann è particolarmente adatto ad un primo approccio alla Shoah, secondo la linea pedagogica dello Yad Vashem[4]. Innanzitutto, presenta la storia di una bambina, ovvero di una coetanea del futuro lettore, agevolando il processo di identificazione. Si tratta inoltre di una storia di salvezza, che aiuta ad approcciare il difficile tema con delicatezza. La prima parte della storia è dedicata alla narrazione della vita della protagonista prima dell’acuirsi delle persecuzioni, in compagnia della mamma e della nonna: è anche questo un elemento importante per un’efficace didattica della Shoah destinata a bambini fra i 9 e i 10 anni. Il testo, inoltre, pur senza negare le difficoltà dovute alla guerra e alla solitudine, si  sofferma sulla descrizione di molte figure di riferimento positive, sia tra gli adulti che fra i pari della protagonista. La vicenda, secondo il canone narrativo consolidato, si conclude con l’approdo della protagonista in Israele, dove riuscirà a ricostruire la sua vita e a formarsi una propria famiglia. Il libro è corredato di numerose fotografie che testimoniano l’esistenza in vita della protagonista e hanno la funzione di aprire alla speranza il lettore[5].

Durante il lavoro di stesura del testo, realizzato in piccoli gruppi in classe, le studentesse hanno manifestato grande attenzione nella selezione di brani adatti alla fascia d’età scelta e nella ricerca di termini adeguati a bambini per raccontare il dramma interiore di Giuditta (Obiettivo 6).

Disegni, voci e digital divide (Obiettivo 6; Competenza chiave 3, 4)

Il lavoro svolto per gruppi ha previsto, oltre alla stesura del testo, anche la realizzazione di tavole illustrative. Nel Liceo delle Scienze Umane non esiste una disciplina scolastica che curi il disegno, né tecnico, né artistico. Le alunne hanno dovuto far ricorso a talenti innati e alle competenze acquisite durante il percorso scolastico della scuola secondaria di primo grado (Obiettivo 8, competenza 4).

I disegni che corredano la riscrittura del testo hanno utilizzato come spunto le fonti iconografiche fornite dal testo della Kleinman, ma anche fotografie dei luoghi evocati. Ove questo non è stato possibile, le studentesse hanno utilizzato la fantasia, creando uno stile il più possibile omogeneo, adatto alla fascia d’età cui l’audiolibro è destinato.

Il Covid 19 ha colto docenti ed alunni di sorpresa a progetto in corso. E qui la DAD ha rivelato tutti i suoi limiti, ma anche i suoi punti di forza. L’intenzione di produrre un libro cartaceo si è trasformata nella creazione di un audiolibro, una forma narrativa che – restituendo anche le voci di alcune studentesse –  testimonia la volontà in quel preciso momento storico di sentirsi unite nella distanza fisica e di produrre un elaborato che, a propria volta, potesse essere utilizzato e facilmente scambiato durante la fase pandemica.  In collaborative editing, attraverso la G-Suite della scuola, è nato l’audiolibro per bambini intitolato “La Bambina dietro gli occhi”, completamente realizzato dalle studentesse, sotto la supervisione della professoressa di religione.

La non sempre buona qualità della riproduzione delle illustrazioni testimonia  la difficoltà di recupero e scambio del materiale iconografico in mancanza di device adeguati, di cui purtroppo non tutte le famiglie sono in possesso. Tuttavia, tutte le ragazze,  nonostante il digital divide, hanno dimostrato una grande capacità di risoluzione di problemi, portando a termine un compito autentico in una situazione realmente sfidante (Obiettivo 6, Competenza 1).

Dall’audiolibro ad un progetto di PCTO

Il lavoro di gruppo: piattaforme e gamification

È stato a questo punto che il progetto di Irc si è trasformato, nel corso dell’anno successivo, in un PCTO che ha coinvolto l’intera classe[6]. L’obiettivo principale è stato quello di corredare l’audiolibro di  alcune schede per la comprensione del testo, da inviare poi agli alunni della scuola primaria in forma digitale, vista l’impossibilità di raggiungere fisicamente i piccoli studenti in classe.

Molto importante è stata la collaborazione con i docenti irc dell’IC “Demetrio Cosola”. Innanzitutto sono stati svolti con le studentesse alcuni incontri formativi sulle caratteristiche generali della comunicazione verso i bambini, ed in particolare su come veicolare efficacemente il tema della Shoah con i bambini, utilizzando mezzi espressivi e artistici adeguati, concentrandosi sulla rielaborazione dell’impatto emotivo, cognitivo, morale e valoriale che lo specifico studio porta con sé[7] ((Obiettivo 8).

Inoltre è stata pianificata la  sperimentazione del percorso con gli alunni delle classi quinte della scuola primaria, che è stata messa in atto in occasione del Giorno della Memoria 2021.

Tutta l’attività preparatoria  è stata svolta in parte nelle ore curricolari, in parte in appuntamenti pomeridiani organizzati su Meet dalla professoressa di Irc.

Le studentesse hanno utilizzato principalmente tre piattaforme, aprendo account personali collegati con l’account scolastico della docente e lavorando sempre in piccoli gruppi:

  • canva, sito Internet che permette di creare e personalizzare grafiche di ogni tipo di progetto in modo semplice e intuitivo.
  • thinglink, tool che permette di inserire dei tag (annotazioni),  per rendere interattive le immagini. Attraverso questo strumento in un unico link è stato possibile richiamare sia il video dell’audiolibro, sia la presentazione del lavoro, tutte le immagini ed i materiali educativi.
  • wordwall,  software didattico che ha permesso di elaborare quiz e giochi personalizzati.

Le schede di comprensione preparate per i bambini hanno volutamente scelto un registro giocoso. Consapevoli che i tentativi di costruire un approccio ludico alla Shoah hanno ricevuto, negli scorsi anni, critiche di inadeguatezza rispetto al tema, le studentesse hanno rivolto molta cura nella preparazione dei giochi educativi. La gamification, utile nell’attirare l’attenzione del bambino e nel creare un legame profondo con la storia,  nel libro digitale non ha voluto rappresentare una scorciatoia, né è stata impiegata in modo banalizzante. Si è voluto invece creare attività per favorire la memorizzazione e la conoscenza di aspetti specifici della cultura ebraica, oltre che per la ricostruzione della trama del libro (Obietivo 4; Competenza 3).

Educazione alla pace: attualizzare la storia

Il professore di Storia ha scelto di contribuire al PCTO conducendo in classe un approfondimento sulla presenza dei bambini nel campo di concentramento di Terezin[8]. Si è cercato di stimolare nelle studentesse, anche attraverso lo studio dei disegni e delle poesie composte all’interno del campo, una riflessione sul linguaggio più opportuno per spiegare ai bambini, in modo semplice, la realtà di quel particolare campo. Ne è nata, nel lavoro finale, una specifica sezione (contrassegnata con una lente di ingrandimento nella schermata di Home), in cui si trovano attività semplici volte a conoscerla. Questa particolare sezione  avrebbe potuto essere più accattivante, se si fossero potuti inserire più disegni originali dei bambini del ghetto, disegni di difficile reperimento e protetti dal diritto d’autore. Si è scelto così di pubblicare solo foto disponibili sugli appositi siti per il download gratuito delle immagini. La stessa attenzione è stata posta per ogni immagine del libro digitale, veicolando così anche il concetto del rispetto dell’opera dell’ingegno altrui (competenza 2).

Molto efficace è stato anche l’intervento didattico del professore di Scienze Umane, che ha guidato la classe in un esame del carteggio tra Einstein e Freud[9], stimolando, in questo modo,  l’ideazione di giochi di educazione alla pace. Le attività hanno avuto l’obiettivo di attualizzare l’argomento sia per le studentesse liceali, ma soprattutto ed in maniera filtrata per i bambini, utenti del lavoro finale. A questo aspetto è stata riservata un’apposita sezione (contrassegnata con un joystick nella schermata di Home) in cui sono stati raccolti e resi disponibili dei giochi di squadra (Obiettivo 7). Come scrive Gabriele Nissim[10], la Shoah non va intesa come un evento unico che ha colpito solo gli ebrei, né come una cassaforte identitaria: infatti queste interpretazioni separerebbero la questione ebraica dalla condizione umana, in una dimensione quasi metastorica.  A tal fine, l’azione di attualizzazione, attraverso il confronto con altri genocidi, e la riflessione su possibili atteggiamenti di contrasto ai conflitti ha avuto lo scopo preciso di creare un ponte fra lo studio e la vita, rendendoci consapevoli delle sfide che ci potrebbe riservare il futuro.

L’attenzione all’inclusione: il lavoro pensato per tutti e redatto da tutti

Al termine del lavoro dei gruppi, un unico link di Thinglink ha collegato l’audiolibro, un video di presentazione dell’opera e tutte le attività. Nella lezione di condivisione degli elaborati, svolta in DAD, le studentesse hanno scoperto con una certa sorpresa la ricchezza e la complessità del lavoro finito.

L’attività laboratoriale, realizzata da gruppi didatticamente omogenei, strutturati dai docenti, ha avuto lo scopo di coinvolgere  ed includere tutte le diverse intelligenze della classe, ciascuna delle quali ha potuto lasciar traccia nell’elaborato finale. Il lavoro di gruppo si è rivelato veramente inclusivo, grazie alla capacità e alla sensibilità delle studentesse, attente ai bisogni di ognuno, ma anche ai docenti di sostegno, che hanno collaborato all’iniziativa e ne hanno tratto un articolo per il Magazine della Scuola[11].

L’incontro fra scrittrici, bambini e mentori

Dopo la fase di sperimentazione delle attività con le classi quinte (A, B, C e D) della scuola primaria, tutti i docenti coinvolti nel progetto hanno pianificato un incontro fra i due livelli di scuola. L’incontro si è svolto il 30 marzo su Meet, in un periodo in cui entrambi gli istituti si trovavano in DAD. Questa modalità ha favorito una partecipazione molto numerosa dei bambini di tutte le sezioni della scuola primaria, i quali con grande dimestichezza hanno saputo esprimere i loro giudizi sul lavoro, usando contemporaneamente il doppio canale comunicativo previsto da Meet, quello del microfono e quello della messaggistica istantanea scritta comunicando di aver molto gradito l’ascolto della voce delle studentesse, i disegni illustrativi,  i giochi educativi. Il confronto ha riguardato anche la particolare forma di fruizione del libro: alcuni bambini hanno espresso il loro iniziale disorientamento di fronte a un libro digitale, essendo abituati alla forma cartacea. Disorientamento agevolmente superato. I bambini hanno voluto conoscere le giovani autrici una per una, esprimendo complimenti sinceri, sottolineando di essersi sentiti gratificati nell’ascoltare un libro scritto da pari. Durante la seconda parte dell’incontro, dunque dopo la classica rottura del ghiaccio, la chat ha restituito senza soluzione di continuità messaggi di interazione, domande, ringraziamenti, semplici commenti.

All’incontro fra gli studenti è seguita una riunione più tecnica tra docenti, studentesse della 3CSU e i vertici del Progetto Memoria[12]. In questa fase è emerso il vero senso del PCTO.

L’esperienza complessiva è stata giudicata molto positivamente, per la qualità dell’interazione e l’apprezzamento suscitato nei più piccoli, sia rispetto all’ascolto della storia di Yehudith, sia per quanto riguarda le attività didattiche realizzate.

Al termine del confronto, è stata valutata la possibilità che questi materiali siano proposti anche in altri contesti scolastici, con particolare riferimento alla scuola primaria[13].

Al momento in cui l’articolo è pubblicato, cioè durante l’a.s. 2021/2022,  le studentesse frequentano ormai la classe IV, la situazione pandemica è migliorata e alcune classi quinte di Scuola Primaria dell’IC “Dasso” di Chivasso hanno dato la disponibilità ad ospitare in presenza le studentesse del Liceo delle Scienze Umane, offrendo loro l’opportunità di cimentarsi dal vivo in un’esperienza immersiva di peer education. In occasione del Giorno della Memoria, durante i mesi di gennaio e febbraio avverrà quindi l’ultimo capitolo di questa esperienza complessa e sfidante per tutti gli alunni e i docenti coinvolti.

Non ci resta che suggerire a tutti i lettori di vedere di persona l’elaborato finale, disponibile al link: https://www.thinglink.com/scene/1393960809146613761

 


Note:

[1] Y. Kleinman, La bambina dietro gli occhi, Panozzo editore, Rimini, 2018.

[2] http://www.progettomemoria.info/laboratori-didattici-2/ 

[3] https://www.yadvashem.org/education/testimony-films/yehudith-kleinman.html.

[4] Per l’approccio educativo del Museo Yad Vashem cfr. https://www.yadvashem.org/education/other-languages/italian/educational-materials/butterfly.html.

[5] C. Scognamiglio, Insegnare la catastrofe. Discorso didattico sulla Shoah, Stamen, Roma 2017.

[6] Grazie al coinvolgimento dei colleghi  di Storia, Scienze Umane e Sostegno il progetto è diventato anche interdisciplinare

[7] Per le linee pedagogiche degli incontri cfr. D.Mussano, B., R. Pizzuto, “Guarda l’arcobaleno”, EDB Scuola,  e rubrica mensile relativa alla materia irc su “La Vita Scolastica”, Giunti Scuola.

[8] È noto come il campo di Terezin sia stato usato dalla propaganda nazista per mascherare, almeno per un primo periodo, l’avvio dello sterminio degli ebrei d’Europa. Molto nutrita fu la presenza di bambini, cui gli adulti cercarono di assicurare una parvenza di normalità. Oltre quattromila disegni messi fortunosamente in salvo sono ora conservati nel museo ebraico di Praga. Ad essi si è ispirata questa parte del lavoro di PCTO.

[9] Il carteggio è nel volume S. Freud, A. Einstein, Perché la guerra?. Bollati Boringhieri, Torino 1997.

[10] Gabriele Nissim, “La memoria non è una cassaforte identitaria” in AA.VV., Domande sulla Memoria, ed. Gariwo, la Foresta dei Giusti, 2021.

[11] http://www.istitutoeuropaunita.edu.it/eu_magazine/progetto-la-shoah-spiegata-ai-bambini/

[12] Oltre ai docenti, alla riunione erano presenti Lello dell’Ariccia, Miriam dell’Ariccia e Paola Fano Modigliani, testimoni della Shoah, Sandra Terracina, responsabile del Progetto Memoria e Anna Esposito, responsabile del Progetto “Leggiamo insieme un libro”.

[13] cfr. http://www.progettomemoria.info/alternanza-scuola-lavoro-e-pcto/