Per una didattica del Meridionalismo. Piero Gobetti e la Vita meridionale
Alcune linee guida e una proposta operativa
La Rivoluzione Liberale, 16 dicembre 1924, in Archivio IPSAIC.
Abstract
Lo studio del Meridionalismo permette di conoscere le interpretazioni e i tentativi di risoluzione dei gravi problemi del Mezzogiorno che si presentano anche come questioni aperte per l’intera nazione. Per la sua validità formativa, la tematica può essere trattata in ambito scolastico attraverso metodi che ne sciolgano la complessità, secondo più ipotesi di lavoro. L’articolo tratteggia delle possibili linee guida e strategie da attivare in ambito curricolare, dove risulta utile – ad esempio – soffermarsi su un unico argomento che stimoli l’interesse dei discenti. Segue quindi una proposta-modello sull’azione culturale che Piero Gobetti conduce attraverso la sua La Rivoluzione liberale: l’analisi degli articoli presenti nella rubrica Vita meridionale introduce alla conoscenza del Meridionalismo e diviene premessa per una lettura critica del presente. Si presenta, altresì, come invito a sviluppare ulteriori percorsi formativi, sull’esempio dei grandi meridionalisti.
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The study of Meridionalism provides an insight into the interpretations and attempts to resolve the serious problems of Southern Italy, which also present themselves as open issues for the entire nation. Because of its formative validity, the subject can be dealt with in schools through methods that unravel its complexity, according to several working hypotheses. The article outlines possible guidelines and strategies to be activated in the curricular context, where it is useful – for example – to focus on a single topic that stimulates learners’ interest. This is followed by a model-proposal on the cultural action led by Piero Gobetti through his La Rivoluzione liberale: the analysis of the articles in the section Vita meridionale (Southern life) introduces us to the knowledge of Meridionalism and becomes a premise for a critical reading of the present. It also presents itself as an invitation to develop further educational paths, following the example of the great meridionalists.
Introduzione: affrontare il Meridionalismo in ambito scolastico
Il Meridionalismo può essere letto come insieme di studi, analisi e ipotesi riguardanti i problemi del Mezzogiorno e la sua integrazione nel contesto nazionale, attraverso una ampia riflessione sulla realizzazione dell’Unità d’Italia e sui processi di sviluppo duale dell’economia italiana. Il punto di vista dei meridionalisti ha seguito e, talvolta, strutturato il dibattito sulle questioni politiche, economiche e sociali della Nazione. Pertanto, lo studio del Meridionalismo si presenta non già come argomento fine a sé stesso, ma come un metodo di lettura di problemi predetti ed un invito al loro maggiore approfondimento. Si trasforma, così, in “chiave di lettura” delle vicende storiche.
Per la sua importanza, interesse e valenza storiografica, l’argomento può essere riproposto con uno specifico taglio didattico nelle scuole secondarie di 2° grado; può essere trattato, infatti, secondo diversi gradi di difficoltà e più ipotesi lavorative.
Il dibattito sviluppatosi intorno alle problematiche del Mezzogiorno, inoltre, si lega a diversi ambiti di studio: economici, statistici, filosofici, sociali sino agli ambientali. Permette, pertanto, percorsi pluridisciplinari che possono interessare gli studenti ed essere di supporto ad una didattica condivisa.
L’affrontare il Meridionalismo in ambito scolastico si presenta come un’operazione impegnativa in partenza, infatti, mette difronte a diversi ostacoli, quali la difficile semplificazione ad uso didattico di argomenti eterogenei, la necessità di una preparazione specifica dei docenti e lo studio di tempistiche adatte per affrontare la tematica. Va considerato, inoltre, se trattare gli argomenti che la compongono in più momenti, se svilupparne solo uno o se sia meglio optare per una trattazione più generica.
Metodi di studio sul Meridionalismo
Per poter valutare l’opportunità della scelta di trattare il Meridionalismo nelle scuole secondarie di 2° grado, è necessario valutare più possibili metodi di studio e ipotesi di lavoro, anche in considerazione delle poche ore previste nei vari indirizzi di studio per l’insegnamento della storia.
La tematica potrebbe essere affrontata a grandi linee seguendo una successione cronologica: dagli studi del Villari alle analisi sviluppatesi fra il primo Novecento e gli anni ’20, per arrivare al silenzio del dibattito durante il Fascismo. Si seguirebbe la rinascita attraverso il Convegno di Studi sui problemi del Mezzogiorno (Bari, dicembre 1944), poi nei programmi dei partiti politici, come quelli del Partito d’Azione e della Democrazia Cristiana. Quindi, si analizzerebbe la riflessione negli anni dell’Italia Repubblicana, il Piano del Lavoro di Giuseppe Di Vittorio come punto di riferimento della Inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla, le idee sulla modernizzazione dell’agricoltura e la lettura in chiave europea in “Civiltà degli scambi” (1955-56) di Vittore Fiore, il quale interpreta il problema migratorio dalle aree deboli come elemento cruciale per la Questione meridionale. Si potrebbe continuare con lo studio delle indagini dello Svimez, nonché del dibattito promosso dalle riviste culturali come Nord e Sud, Il Risveglio del Mezzogiorno, Meridiana, per esempio. In ultimo, considerare le nuove strade di approfondimento nell’informazione dei giorni nostri.
Il percorso appena delineato ha necessità di tempi lunghi, pertanto è difficile trattarlo in orario curricolare se non definendo solo le coordinate di massima del problema a scapito di una lettura critica adeguata. Rischia una trattazione schematica e poco chiara per via della quantità delle nozioni, soprattutto per il periodo che va dalla nascita della Repubblica in poi, quando il dibattito non è più legato alla visione di un singolo intellettuale, ma si articola in un percorso più frastagliato.
Un’altra ipotesi di lavoro potrebbe consistere nella creazione di percorsi monografici sui singoli pensatori e nell’analisi di alcune opere fondamentali del Meridionalismo: da Pasquale Villari a Sidney Sonnino e Leopoldo Franchetti, proseguendo per Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nitti, quindi Tommaso Fiore, Guido Dorso, Antonio Lucarelli, Antonio Gramsci e Manlio Rossi Doria, solo per citarne alcuni. Fra le opere considerare, ad esempio, La Rivoluzione meridionale di Dorso, Un popolo di Formiche di Fiore, Lettere meridionali ed altri scritti sulla questione sociale in Italia di Villari (si veda il paragrafo Bibliografia). Ma tale approccio, per tempi e per non facile collegamento con il percorso disciplinare, presenta le stesse difficoltà della precedente proposta. Non meno difficile trattare il Meridionalismo in base ad aspetti specifici, come la distinzione fra classico e liberal-democratico, fra meridionalisti “vecchi” e “nuovi”[1] o affrontare il problema attraverso il taglio della cultura scientifico-tecnica o del dibattito contemporaneo.
Da queste generiche linee si può evincere come la complessità dell’argomento sia di ostacolo non già alla trattazione, ma al suo approfondimento. Per entrare nel merito dell’argomento, la proposta più consona è quella di sviluppare una progettualità extracurricolare di ampio respiro tale da permettere anche l’uso di più strumenti, metodi, linguaggi diversi, dal cinematografico al fotografico, ed uno studio delle fonti più analitico, a tutto vantaggio dell’interesse verso la tematica e della formazione specifica.
Se si vuole trattare il tema in orario curricolare e rispondere all’esigenza di opportunità, invece, è indispensabile una scelta di campo: soffermarsi su un unico argomento che sia da apripista ad ulteriori sviluppi, attraverso una precipua strategia di metodo. Solitamente si affronta il Meridionalismo solo in relazione alla nascita della «Questione Meridionale», durante la trattazione dei decenni post-unitari, relazionandolo all’emigrazione di massa transoceanica, ma il tema permette di essere modulato in diversi altri momenti del percorso disciplinare, come di seguito si propone.
Scegliere l’argomento: Vita meridionale e i problemi del Mezzogiorno
In questa sede si vuole suggerire un percorso da sviluppare in orario curricolare, come si è detto, che abbia la finalità di interessare e incuriosire l’alunno, permettendo un primo approccio al tema e alla riflessione degli intellettuali meridionalisti, consentendo, altresì, l’approfondimento di un periodo storico specifico.
L’argomento preso in considerazione riguarda l’azione culturale che Piero Gobetti mette in atto con la sua rivista settimanale La Rivoluzione liberale (1922-25). Il giovane intellettuale torinese si interessa dei problemi del Mezzogiorno anche attraverso il dibattito che propone da Vita meridionale, rubrica pubblicata fra il 1924 e il 1925. Annunciata nel novembre del ’24, la rubrica ospita grandi nomi del Meridionalismo liberale e segue la linea programmatica del noto Appello ai meridionali di Guido Dorso (2 dicembre 1924), ossia quella di assumere il compito di “agitare”[2] la questione meridionale sulla rivista di Gobetti.
Partire dall’attività pubblicistica di Piero Gobetti e dalla sua La Rivoluzione liberale è una scelta che si fonda su motivazioni di carattere metodologico e pratico. La trattazione dell’argomento non necessita di prerequisiti particolari, se non quelli legati allo sviluppo cronologico delle vicende storiche; inoltre, non crea un’interruzione eccessiva della programmazione disciplinare che può proseguire nell’analisi del periodo a cavallo fra la marcia su Roma e l’affermazione del fascismo, analizzando, da una particolare angolatura, l’antifascismo italiano. Una scelta contenutistica la cui finalità è quella di avvicinare gli alunni alle tematiche e alle figure rilevanti del dibattito meridionalista attraverso un taglio tematico specifico.
Sviluppare il percorso: approccio, introduzione, analisi e approfondimento
Per avvicinare i discenti in maniera graduale all’argomento, la trattazione può partire dalla lettura della corrispondenza di Gobetti con alcuni dei suoi collaboratori, quindi passare ad un argomento introduttivo, ad una analisi selezionata degli articoli della rubrica e, infine, ad un eventuale approfondimento.
Per un primo approccio all’argomento si possono considerare due lettere.
La prima di Guido Dorso indirizzata a Piero Gobetti, dell’11 ottobre del 1924, in risposta al progetto di sviluppare una rubrica sulla vita meridionale due volte al mese su “La rivoluzione liberale”. Scrive Dorso:
Quanto alla proposta di iniziare su R.L. la pubblicazione di una pagina di Vita Meridionale la trovo tanto buona che non ho difficoltà a confessarle, che, da qualche tempo, con pochi amici, avevo vagheggiato l’idea di fondare una rivista meridionale.
Poiché per ora tale idea non è ancora possibile, mi butto disperatamente sulla sua proposta alla quale dovrebbero portarsi le seguenti modificazioni: 1° la pagina dev’essere settimanale; 2° intorno ad essa si devono richiamare tutti gli scrittori liberali e liberisti dell’Italia Meridionale; 3° scopo precipuo della pagina dev’essere un’impostazione severa e calzante della questione meridionale; 4° occorre un buon lavoro preliminare prima di lanciarla; […][3]
La seconda di Piero Gobetti indirizzata a Tommaso Fiore, il 5 novembre del 1924. Gobetti invita così Fiore a collaborare alla sua rivista:
Caro Fiore,
conto sulla tua collaborazione assidua per la pagina meridionale. Mandami per il numero che la inaugurerà un articolo riassuntivo sull’opera del fascismo nel Sud. Bada che questa pagina la dovete far voi: tu, Dorso, Bellieni, Isnardi, Tedeschi, Azimonti e gli altri amici meridionali. Se non uscirà una cosa grossa sarà colpa vostra. Mettici a tutt’uomo. […][4]
Analizzare queste due lettere permette di familiarizzare con alcuni protagonisti delle vicende trattate e con la strategia culturale di Gobetti; inoltre, è utile anche per “umanizzare” il percorso di studio e renderlo meno tecnico.
Risulta utile evidenziare, successivamente, gli aspetti contenutistici dell’Appello ai meridionali di Guido Dorso, facendo seguire ad essi la lettura di alcuni passi scelti dell’articolo per far cogliere agli alunni le motivazioni della ricostruzione storica che il meridionalista delinea quale premessa all’analisi politica. Anticipatore delle tematiche del «breviario del meridionalista»[5] come è definito sulla stessa rivista gobettiana il volume La rivoluzione meridionale del politico di Avellino, l’articolo in questione ci permette di familiarizzare con l’idea del Meridionalismo rivoluzionario ed introdurre la pluralità di interventi che seguiranno sulla rivista. In calce all’articolo, infatti, dopo le quattordici firme che lo sottoscrivono, è riportata la seguente frase, a mo’ di apertura di sipario: «Su queste basi “Rivoluzione liberale” dedicherà ogni numero una pagina alla Vita meridionale coi più importanti collaboratori».[6]
Quindi si arriva all’analisi degli articoli dalla rubrica Vita meridionale di seguito selezionati:
- Giovanni Carano Donvito, Note all’appello;
- Giuseppe Gangale, Il problema del Sud;
- Giovanni Carano Donvito, La terra ai contadini;
- Giovanni Carano Donvito, Il dazio sul grano;
- Tommaso Fiore, Lettere da Altamura;
- Giuseppe Della Corte, Il Meridionalismo.
La lettura degli articoli permette di percepire la complessità dei problemi meridionali, mentre la loro analisi specifica può stimolare l’attenzione degli alunni agli aspetti tecnici, antropologici, statistici e sociali. Negli interventi, infatti, si intrecciano problemi pratici, come quello del dazio sul grano, a quelli di carattere morale, spirituale e sociale, come l’avvertita necessità di trasformare i contadini da plebe a popolo, problema cruciale nell’analisi meridionalista del tempo. Scrive, infatti, Giovanni Carano Donvito in La terra ai contadini, del 18 gennaio 1925:
Si scrive, si è sempre scritto che il problema meridionale è un problema economico ed anche già problema morale, spirituale. Sarebbe strano che fosse diversamente: ogni problema economico è nel contempo sociale e spirituale. Noi abbiamo quaggiù, purtroppo una massa che è tutt’ora plebe e non popolo […][7]
A ciò si aggiunga che la rubrica prevede una pluralità di autori e ciò permette un primo approccio al loro pensiero, al loro stile di scrittura e al loro metodo di analisi.
L’obiettivo del lavoro condotto è tutto qui:
Il lettore che ci abbia fatto l’onore di seguire guanto abbiamo scritto su questo periodico, troverà da sé, con la sua perspicacia, il nesso logico che lega e coordina in un tutto organico ed armonico queste nostre idee sulla questione meridionale. […][8]
La trattazione induce ad una serie di approfondimenti di non secondaria importanza: permette di conoscere il progetto editoriale di Piero Gobetti ed entrare nel merito della sua idea progettuale, ossia la creazione di «poli di aggregazione»[9], per «fare del meridionalismo una questione italiana, sulla quale aprire un dibattito nazionale, dalla portata più ampia di quanto aveva fino ad allora potuto garantire il contributo di poche personalità illustri, ma isolate»[10].
Seguendo il modello della didattica personalizzata, il percorso può essere ulteriormente approfondito in più maniere: con una lettura critica o fornendo indicazioni per sviluppare uno studio autonomo o anche attraverso un rapporto più diretto con le fonti.
Il saggio di Pietro Polito Gobetti “meridionalista”[11] entra nel merito dell’interesse e della riflessione dell’ “editore ideale” nei confronti dei problemi del Mezzogiorno, mentre Nord e Sud nelle riviste di Piero Gobetti[12] che lo stesso autore ha curato con Fulvia Ferrari, fornisce una bibliografia di articoli, da consultare autonomamente, sui rapporti fra Nord e Sud delle tre riviste di Gobetti “Energie nove”, “La Rivoluzione Liberale” e “Il Baretti”, divisi in tre sezioni riguardanti il problema meridionale, il problema agrario e il problema regionale. Si può approfondire lo studio, inoltre, leggendo gli articoli della rubrica Vita meridionale direttamente dalla rivista cartacea, custodita in più archivi e biblioteche o consultabile on-line,[13] in modo da maturare un primo approccio alle fonti dirette.
Per come strutturato il percorso, è difficile stabilirne i tempi che variano in base alla modalità della trattazione. La verifica formativa può basarsi sul dibattito che scaturisce fra gli studenti sui temi analizzati.
Avviare nuovi percorsi: il reportage e l’inchiesta giornalistica
La finalità di una prima conoscenza dei problemi affrontati e di stimolare la curiosità e l’interesse degli alunni, se raggiunta, permette di sviluppare l’analisi del dibattito meridionalista attraverso altre vie, qui solo accennate, seguendo come guida il pensiero di Guido Dorso:
Il meridionalismo è anzitutto una dottrina critica dello Stato storico e poi uno stato d’animo. Tutto è buono a crearlo: la storia, la letteratura, l’economia politica e la filosofia, come altresì la storia del costume e dei dialetti. L’interessante è che la cornice meridionalista, e se occorre anche cafona, non manchi mai.[14]
Si possono studiare i diversi aspetti del problema seguendo le coordinate storico-geografiche e di esperienza diretta. Questo metodo, piuttosto flessibile quanto a tempi e modalità, induce ad una lettura critica delle questioni tecniche e politiche del Mezzogiorno da vicino, sul modello del percorso narrativo promosso da Piero Gobetti e condotto da Tommaso Fiore in Un popolo di formiche.
Si può arrivare, quindi, ad affrontare alcuni metodi largamente utilizzati dai meridionalisti, come il reportage, narrativo o di viaggio, e l’inchiesta di tipo giornalistico. Queste tipologie testuali, spesso, hanno rappresentato un punto di partenza del dibattito meridionalista e, didatticamente, si prestano a lavori pluridisciplinari, aperti alle tematiche attuali.
Tutto il percorso didattico finora trattato e i suoi possibili sviluppi rappresenta, dunque, una proposta per uno studio del Meridionalismo che permetta di maturare abilità di lettura del dibattito sul Mezzogiorno tuttora in corso e un approccio critico alle problematiche della società contemporanea. In questa maniera si comincia un lungo viaggio che, “a dorso di mulo”, arrivi sino ai tempi più recenti.
Bibliografia
- P. Bevilacqua, Breve storia dell’Italia meridionale. Dall’Ottocento a oggi, Donzelli editore, Roma 2005.
- G. Carano Donvito, La terra ai contadini in “La rivoluzione liberale”, 18 gennaio 1925.
- G. Carano Donvito, Il dazio sul grano in “La rivoluzione liberale”, 2 gennaio 1925.
- G. Carano Donvito, Note all’appello in “La rivoluzione liberale”, 10 dicembre 1924.
- S. Cassese (a cura di), Lezioni sul meridionalismo. Nord e Sud nella Storia d’Italia, Il Mulino, Bologna 2016.
- R. Ciccone (a cura di), Vita Meridionale. Aras, Fano 2020.
- G. Della Corte, Il Meridionalismo in “La rivoluzione liberale”, 12 aprile 1925.
- G. Dorso, Appello ai meridionali, a cura di R. Molisse, Aras edizioni, Fano 2015.
- G. Dorso, Appello ai meridionali in “La rivoluzione liberale”, 2 dicembre 1924.
- G. Dorso, Carteggio (1908-1947), a cura di B. Ucci, Avellino, Edizioni del Centro Dorso 1992.
- T. Fiore, Un popolo di Formiche, Palomar, Bari 2001.
- T. Fiore, Lettere da Altamura in “La Rivoluzione Liberale”, 8 febbraio 1925.
- G. Gangale, Il problema del Sud in “La Rivoluzione Liberale”, 16 dicembre 1924.
- P. Gobetti, Carteggio, 1918-1922. Einaudi, Torino 2003.
- R. La Sala, Gobetti, Dorso e il “Corriere dell’Irpinia” in P. Polito (a cura di), Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud, Bibliopolis, Napoli 1995.
- V. A. Leuzzi, Il primo convegno di studi Meridionalistici, Edizioni dal Sud, Bari 2006.
- L. Musella, Meridionalismo, percorsi e realtà di un’idea (1885-1944), Alfredo Guida editore, Napoli 2005.
- L. Musella, Guido Dorso negli anni 1915-1925 in Archivio storico italiano, n. 2, 1980.
- C. Nassisi, Tommaso Fiore e i suoi corrispondenti, Piero Lacaita editore, Manduria 1999.
- P. Polito (a cura di), Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud, Bibliopolis, Napoli 1995.
Fonti archivistiche
- Archivio IPSAIC, Fondo Tommaso Fiore, I vers., b. 1, f. 9.
Sitografia
- http://liberale.erasmo.it/ url consultata il 2 novembre 2022.
- https://www.centrogobetti.it/, url consultata il 2 novembre 2022.
Note:
[1] P. Polito (a cura di), Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud, Bibliopolis, Napoli 1995. pp. 26-27.
[2] G. Dorso, Appello ai meridionali, a cura di R. Molisse, Aras edizioni, Fano 2015, p. 59.
[3] R. La Sala, Gobetti, Dorso e il “Corriere dell’Irpinia” in P. Polito (a cura di), Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud, Bibliopolis, Napoli 1995, p. 271.
[4] Cfr Archivio IPSAIC, Fondo Tommaso Fiore, I vers., b. 1, f. 9; C. Nassisi, 1999, p. 139.
[5] R. Molisse, Appello ai meridionali e altri scritti, Aras edizioni, Fano 2015, p. 29.
[6] in “La Rivoluzione liberale”, 2 dicembre 1924.
[7] G. Carano-Donvito, La terra ai contadini in “La Rivoluzione liberale”, 18 gennaio 1925.
[8] Carano-Donvito, 1925.
[9] R. Ciccone (a cura di), Vita Meridionale, Aras, Fano 2020, p. 27.
[10] Ciccone, 2020.
[11] P. Polito, Gobetti “meridionalista” in Polito (a cura di), 1995, pp. 25-60.
[12] P. Polito, Nord e Sud nelle riviste di Piero Gobetti, in Polito (a cura di), 1995, pp. 415-437.
[13] https://www.centrogobetti.it/ (riviste digitalizzate di P. Gobetti, La Rivoluzione liberale, http://liberale.erasmo.it/)
[14] Lettera di G. Dorso a T. Fiore, 21 aprile 1925 in C. Nassisi, 1999, p. 178.