L’Europa calda
9 maggio: la festa dell’Europa
Anno 1992. Quasi un quarto di secolo fa. Storici a convegno, già al capezzale di un’Europa che ancora non aveva l’Euro, ma già era attraversata da ventate di paura e di ribellismo. E’ un tema caldo, l’Europa, scrive Gianni Sciola, a commento del convegno su identità nazionale e risvegli etnonazionalisti, tenutosi a Brescia nel novembre di quell’anno. A riscaldarlo, già allora, c’erano i nazionalismi, i razzismi, la lotta alla fiscalità, la risorgenza di populismi di ogni sorta. Erano temi importanti, si disse in quel convegno, ma a scuola non se ne parla: “Come talvolta si lamenta relativamente allo svolgimento dei programmi di storia nelle scuole — troppo sulla storia antica e medioevale salvo poi non arrivare al nazismo o agli anni della ricostruzione — così, pur con significative eccezioni, l’analisi dei problemi relativi al riemergere con violenza di spinte e pulsioni etno-nazionalistiche o razziste nel secondo dopoguerra e negli anni più recenti è risultata piuttosto sacrificata”. Quattro anni dopo, ecco la direttiva di Berlinguer sull’insegnamento del Novecento. Ma non sembra che le cose siano di molto migliorate. Allora, in quel convegno, il tema (e la paura) era quella dettata dalla candidatura alla presidenza francese di Le Pen (padre). Oggi, all’indomani delle recenti elezioni, di nuova una Le Pen (figlia), promuove per reazione una coalizione di francesi, mossi sia dalla paura del fascismo sia da una speranza europea.
A rifare quel convegno, oggi, dovremmo dire che le scuole italiane sono state equanimi, nei confronti delle due elezioni. Non ne hanno parlato (pur con le significative eccezioni, ripetiamo anche noi). Di mezzo, in questo quarto di secolo, c’è una questione europea che è diventata scottante. Appare, ormai, il tema centrale della politica e della vita nazionali, variamente commisto con quello delle migrazioni. Quel convegno aveva l’obiettivo di “dotare i docenti di mezzi e strumenti di analisi ma anche di spunti spendibili sul piano didattico riguardo all’insorgenza delle nuove manifestazioni dell’intolleranza”. Un obiettivo inevaso, dobbiamo ammettere, e perciò sempre attuale.
Conviene, dunque, dare una rapida lettura a quel resoconto, per capire quanto ripetitivi siano i problemi che affliggono l’insegnamento della storia, e quanto stantie, d’altro canto, siano le “novità” della politica. Conviene: per rendersi conto, con lucidità, che un soggetto decisivo nella nostra vita di cittadini – l’Europa – è disastrosamente assente dalle nostre programmazioni scolastiche.
Ma per noi, che non demordiamo, l’appuntamento è a fine agosto, alla Summer School sull’Insegnamento dell’Europa, a Fiesole.