I testi manualistici dell’odierna editoria scolastica e le loro integrazioni digitali
Un’analisi dell’offerta digitale dell’editoria scolastica – PARTE 1
Sintesi a cura di Andrea F. Saba
Abstract
I testi manualistici dell’odierna editoria scolastica hanno un impianto fondamentalmente accettabile, tuttavia vi sono notevoli carenze sul piano delle integrazioni digitali, talvolta inutili o pleonastiche, talaltra di difficile comprensione da parte degli studenti. L’utilizzo delle risorse già disponibili nella rete potrebbe sensibilmente migliorare l’arricchimento dei testi e contribuire a modificare il modo di insegnare e di apprendere.
Da un’analisi iniziale, i testi manualistici predisposti per la scuola secondaria, in particolare di II grado, sono complessivamente migliori dei testi universitari, che lasciano invece a desiderare.
L’intervento prende origine da un’analisi concentrata maggiormente su I guerra mondiale e Resistenza, attraverso l’esame di una decina di manuali.
Sul primo conflitto mondiale la narrazione risulta omogenea nei vari testi, sia sui fatti che sulle linee interpretative. Piuttosto vi è una omissione delle questioni e problematicità storiografiche più difficili da affrontare. Per quanto riguarda le “aggiunte” digitali, esse non sono in grado di condurre gli studenti a un livello di maggiore approfondimento e restano delle semplici sollecitazioni accanto e oltre al testo principale.
I principali elementi di debolezza
In linea generale, su questi testi che hanno delle forme miste cartaceo-digitali, vale la pena chiedersi quanto essi siano effettivamente utilizzati dagli studenti e quale parte abbiano i docenti nell’utilizzo delle risorse informatizzate. Ma, in realtà, l’aspetto importante, su cui bisognerebbe avviare una ricerca specifica, sono le conoscenze storiche degli studenti e la loro capacità di apprendere la storia attraverso degli strumenti digitali extrascolastici in relazione a ciò che è disponibile nel web, poiché al declino della storia come disciplina curricolare nella scuola si contrappone una sua espansione nell’uso pubblico.
Per ricondurci a casi più concreti, l’area del Medio Oriente viene trattata di tanto in tanto, con riferimento all’accordo Sykes-Picot, alle guerre arabo-israeliane, alla guerre del Golfo, ma senza prendere in considerazione la continuità del processo storico, che è dunque consentita solo da eventuali indicazioni metodologiche, specificatamente fornite, che permettano tali connessioni. La storia trattata in modo cronologico è necessaria ma il collegamento al tempo presente è importante per riuscire a interessare gli studenti; nei testi non c’è una visione unitaria e completa (come per il Medio Oriente) e spesso mancano proprio i fenomeni emergenti nell’ultimo decennio, come la questione dell’Ucraina e del tentativo di riaffermazione dell’egemonia russa sugli stati confinanti, appartenenti all’ex Unione sovietica.
Le possibilità di ricerca autonoma degli studenti
La ricerca autonoma degli studenti, non guidata, talvolta priva di elementi di contestualizzazione o di strutturazione, dà luogo in alcuni casi a ingenuità nella preparazione per gli esami e nella conoscenza, anche in relazione allo scarso esercizio critico verso le fonti online, quando non, addirittura, a vere e proprie incapacità di comprensione.
I contenuti digitali
Che cosa è possibile trovare nei testi? Se prendiamo in esame, per esempio, la guerra italo-turca (in Dentro la storia, Loescher, Torino) emerge esclusivamente il punto di vista italiano, non c’è alcuna indicazione sulla regione e sui suoi abitanti, né di allora, né di adesso, tanto meno sulle guerre balcaniche e sui Balcani o sull’Impero Ottomano, per non parlare del problema del genocidio armeno, che emerge solo come questione da sistemare nel trattato di pace del 1919. Più in generale, con riguardo alle risorse digitali, si evidenziano debolezze riguardo alle carte geografiche, non dinamiche e comunque insufficienti per numero e qualità; alle video lezioni, efficaci in sé ma di semplice accompagnamento; alle schede di approfondimento, in alcuni casi contenenti affermazioni arbitrarie e senza riferimenti che le giustifichino; alle immagini, troppo spesso poco numerose e raramente presentate in blocchi unitari tematici; alla partecipazione volontaria degli intellettuali alla guerra, con pochi esempi decontestualizzati; alla carenza di manifesti politici relativi all’interventismo e al nazionalismo diffusi nelle pubbliche opinioni europee.
Non aiutano le linee del tempo che sono spesso sommarie e stringate. I testi di approfondimento sono abitualmente troppo complessi, tesi a impegnare gli studenti sulla quantità piuttosto che sulla qualità dell’apprendimento e sulla comprensione dei fenomeni storici: così, anche nei testi di base, le modalità della guerra di trincea, con la sua devastante quotidianità, è spesso molto bene descritta e spiegata, ma l’enfasi è tale che il legame con la dinamica bellica e con le specifiche vittorie e sconfitte diventa molto debole, quando non mancante.
Se si allarga lo sguardo alle risorse della rete, al di là di quelle digitali dei testi, sulla I guerra mondiale ce ne sono a disposizione moltissime a anche di ottima qualità, valgano per tutte gli episodi di The Great War and the Shaping of the 20th Century prodotti da Kcet/Bbc nel 1996.
Conclusione
La questione fondamentale che si pone è quella della logica del manuale, che si chiude sugli insegnanti e sugli studenti. Sarebbe invece assai positivo se i testi, di relativamente ridotte dimensioni, potessero avere una serie di link alle risorse disponibili nella rete, così da indirizzare correttamente gli studenti a una serie di materiali già verificati e, soprattutto, da farne affinare in maniera graduale il senso critico per coinvolgerli come soggetti attivi nella ricerca di proprie risorse. Grazie alla ricchezza delle risorse digitali già disponibili sarebbe possibile una rivoluzione delle modalità di insegnamento e approfondimento.