Quello armeno fu un genocidio…
Il centenario del genocidio
Il centenario del genocidio degli Armeni coincide in Italia con il centenario dell’ingresso della nostra nazione nella Grande Guerra, il recente intervento di Papa Francesco (“quello armeno fu un genocidio…”) ha in qualche modo rotto il timore che affermare e ricordare il genocidio possa compromettere i rapporti con la Turchia.
Negli ultimi anni anche la società turca è profondamente cambiata, la discussione sulla questione si è sviluppata e si riflette in essa la presenza dell’eredità armena, nonostante il governo turco continui a mantenere una posizione ufficiale negazionista.
La questione del genocidio
Il filosofo americano di origine armena Ned Markosian suggerisce di mettere da parte il controverso termine “genocidio”, ma invita gli storici turchi a riconoscere i fatti che possono essere ricostruiti sulla base della ricca documentazione prodotta negli ultimi anni da giovani storici turchi, armeni, europei e americani.
In particolare, la questione se il genocidio del 1915 debba essere considerato il “Genocidio degli Armeni” o l’ultimo momento di una lunga serie di massacri iniziati nel 1894-96 sotto il sultano Abdulhamid II invita a leggere il genocidio armeno in una prospettiva di lungo periodo. Altri fattori che si intrecciano con la questione armena sono: gli sconvolgimenti demografici che hanno interessato l’impero ottomano nella seconda metà dell’Ottocento e il contemporaneo emergere di una corrente nazionalista turca.
I Giovani Turchi e il processo di turchizzazione
Nascono in questo periodo anche i partiti politici, tra gli Armeni si fronteggiano i nazionalisti e i socialisti rivoluzionari anche se solo una ristretta minoranza aspira a una Armenia indipendente.
Tra i Turchi, la rivoluzione dei Giovani turchi assume un carattere moderno perché costituzionale; in seguito però ha avuto il sopravvento la posizione più nazionalista che ha dato avvio al processo di turchizzazione in coincidenza con lo scoppio delle guerre balcaniche e nel successivo contesto della Prima guerra mondiale.
Il contesto della Prima guerra mondiale
Il particolare contesto della guerra totale trasforma il piano di turchizzazione nella risposta a particolari contingenze: l’esercito turco ha subito una terribile sconfitta a est contro i Russi (battaglia di Sarikanis) per insipienza strategica del ministro della guerra Enver, ma la colpa viene fatta ricadere sugli Armeni accusati di aver tradito.
Il tradimento degli Armeni è ancora oggi una delle motivazioni ufficiali della posizione negazionista del governo turco.
In realtà il governo turco aveva chiesto agli Armeni di collaborare per favorire una rivolta di Armeni nel Caucaso contro la Russia. Ma gli Armeni avevano rifiutato confidando però di ottenere riforme a loro favorevoli combattendo per i turchi: soltanto circa 7000 Armeni andarono a combattere a fianco dei Russi contro l’Impero ottomano. Gli Armeni divennero quindi sospetti e poi nemici, furono disarmati e impiegati per costruire strade e ferrovie. In questo periodo iniziano le prime violenze e le prime uccisioni di giovani maschi Armeni.
La situazione precipita con lo sbarco inglese a Gallipoli: Istanbul è evacuata e in questo frangente, il piano di turchizzazione arriva a compimento. La tragica sconfitta inglese trasformerà Kemal in un eroe. È in questo contesto che ha inizio il genocidio.
Politiche di ingegneria demografica
Nel corso del 1915 il governo ottomano emana:
- Legge di deportazione provvisoria (27 maggio): tutti gli Armeni devono essere deportati dall’Anatolia verso il deserto della Siria e della Mesopotamia.
- Seconda legge temporanea di confisca ed esproprio (10 giugno): tutti i beni armeni devono essere confiscati e distribuiti.
- Luglio: legge che stabilisce che nelle regioni occidentali il numero minimo di minoranze non può superare il 5%, e in quelle di sud-est il 10%.
Intanto iniziano le deportazioni e le marce della morte, documentate da testimonianze e fotografie.
La seconda ondata colpisce gli 800.000 sopravvissuti alle marce, la legge, infatti, consente nel distretto di Aleppo una presenza di minoranze non superiore al 10%, quindi 500.000 persone vengono uccise tra l’estate e la fine del 1916.
Processi e Nemesis
Alla fine della guerra ci saranno i processi e il governo turco liberale, rimesso al potere dagli inglesi, cercò affrontare i propri compiti in modo serio, incontrando tuttavia ostacoli e una ondata di proteste da parte dei nazionalisti.
I processi si conclusero comunque con la condanna a morte pronunciata contro i triunviri e i responsabili dell’organizzazione paramilitare che nel frattempo erano fuggiti all’estero; i colpevoli, tuttavia, non riusciranno a sfuggire all’azione dei giovani sopravvissuti membri del partito armeno (progetto Nemesis).