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La città scomparsa. La demolizione del ghetto ebraico di Mantova

La città scomparsa. La demolizione del ghetto ebraico di Mantova

Mostra a cura di
Claudia Bonora Previdi e Marida Brignani

Abstract

Nell’ambito delle iniziative promosse per Mantova capitale italiana della cultura 2016 numerose proposte sono dedicate alla presenza ebraica. A partire dal XIV secolo si è infatti consolidata in Mantova una comunità divenuta fra le più numerose, attive e fiorenti dell’Italia settentrionale, partecipe della storia, della cultura e della vita della città.
Rinchiusi dal 1612 entro i confini di un ghetto, ricavato nel cuore del centro urbano, gli ebrei mantovani hanno vissuto fino al 1798 condividendo spazi ristretti frazionati in minuscole particelle, saturando ogni area disponibile per ricavarne residenze, magazzini, attività commerciali, botteghe artigianali, luoghi di culto. Una piccola “città” rinchiusa in se stessa, un cuore pulsante nel centro di Mantova separato dal corpo complessivo del nucleo cittadino.
Si è così stratificato un tessuto urbano caratterizzato da piazzette-cortili incastonati in alti caseggiati, spesso collegati da sottoportici, scarsamente manutenuto dai proprietari non ebrei (residenti fuori dal ghetto) e caduto in un sempre più evidente degrado dopo l’abbandono di numerosi alloggi e interi edifici seguìto alla demolizione delle porte del ghetto ad opera dei Francesi, quale segno tangibile dell’abrogazione dell’obbligo di segregazione e della conquista della libertà. Nuovamente ridimensionata dalla Restaurazione, la parificazione sarebbe finalmente stata raggiunta in modo completo solo dopo l’unità d’Italia.
La mostra didattica La città scomparsa. La demolizione del ghetto ebraico di Mantova sintetizza il lungo processo di riappropriazione e di ricollegamento della “città degli ebrei” al corpo complessivo del centro urbano. Una trasformazione ispirata da esigenze di igiene e decoro passata attraverso la quasi totale demolizione del ghetto ed esito delle riflessioni sul nuovo ruolo di Mantova: la città, progressivamente affrancata dai vincoli militari imposti dallo status di città-fortezza, ambiva infatti a divenire un centro urbano aperto, moderno ed efficiente. Il percorso, durato circa un secolo, fu lento e sovente controverso: caratterizzato dal succedersi di molteplici progetti e piani urbanistici, vide alternarsi azioni concrete di esproprio e demolizione a momenti di stasi e di ripensamento.

L’allestimento

La mostra, realizzata dagli Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani in collaborazione con l’Archivio Storico Comunale di Mantova e la Biblioteca Mediateca “Gino Baratta”, curata da Claudia Bonora Previdi e da Marida Brignani, è allestita nella ex chiesa di Santa Maria della Vittoria, luogo particolarmente significativo per la storia degli ebrei mantovani. Fatta erigere (1495-1496) sul luogo della demolita casa del banchiere ebreo Daniele Norsa, accusato di avere cancellato un’immagine sacra dipinta sulla facciata, ha custodito l’omonima tela commissionata ad Andrea Mantegna a titolo di risarcimento del sacrilegio compiuto, oggi conservata al Museo del Louvre.
Il percorso espositivo è costituito da 14 pannelli nei quali si alternano testi e immagini, nonché da tre teche contenenti documenti originali conservati presso l’Archivio Storico e da una grande mappa della città che evidenzia l’estensione dell’area del ghetto all’atto della sua istituzione (1610-12).
Per ricostruire il percorso delle idee e delle vicende che tra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del Novecento hanno portato alla quasi totale scomparsa di questa importante testimonianza della storia ebraica mantovana e del rapporto della città con un’area cruciale del suo centro storico, sono state approntate quattro sezioni:

1. Il ghetto, una città nella città

Dalla istituzione nel 1610-1612, alla contrazione seguita al sacco e alla peste del 1630, all’abbattimento delle porte del 1798, alla fine del XIX secolo quando, dopo l’aggregazione di Mantova al Regno d’Italia, comincia il dibattito sulla smilitarizzazione e sulla riqualificazione urbana della città: la storia del ghetto è raccontata attraverso le rappresentazioni storiche della città e la citazione dei fatti salienti.

2. I primi significativi interventi di demolizione e trasformazione (1885-1908)

Come la maggior parte delle città italiane, anche Mantova alla fine dell’Ottocento affronta i problemi legati alle sue gravi condizioni igienico-sanitarie, ai quali si aggiunge la particolare condizione di città-fortezza, racchiusa da strutture difensive e da un antico sistema idraulico che la rende difficilmente espugnabile, ma che ne impedisce lo sviluppo e l’espansione e condanna a frequenti impaludamenti le aree circostanti. Risanare le aree più degradate della città diviene uno degli obiettivi principali e più urgenti dell’amministrazione pubblica. Fra i quartieri più fatiscenti, dove ormai si mescolano molte povertà, ebraiche e non, vi è il ghetto che fin dai primi progetti viene incluso nei piani di risanamento urbano.
La sezione ripercorre, attraverso la serie degli strumenti urbanistici e delle relative varianti e stralci, le tappe dei progetti e delle demolizioni attuati nell’area del ghetto dalle prime ipotesi degli anni Ottanta dell’Ottocento al 1908. Gli atti amministrativi e le tavole dei piani sono corredati da un ricco apparato fotografico.
La sezione è divisa in quattro tappe cronologiche:
– Igiene e decoro: le ragioni del risanamento
– Nuove vie attraversano il ghetto
– Piazza Sventramento
– Perdere le botteghe e ritrovare la Rotonda
È corredata da una teca contenente documenti cartacei relativi agli interventi del 1904.

3. Dall’isolamento a un progetto di centralità (1909-1968)

Dopo le prime demolizioni, gli ampi spazi che si aprono nel cuore della città sollecitano una nuova progettualità pubblica e privata che riscopre il valore urbanistico della centralissima area dell’ex ghetto e le sue potenzialità per la riqualificazione della città. Numerose sono le ipotesi di riuso, sia come area strategica per la realizzazione di servizi, sia come luogo di rappresentanza per istituzioni pubbliche e private. Dalle scuole ai giardini, dalle poste agli istituti di credito, dal mercato coperto alla residenza privata, i progetti si susseguono e impegnano i migliori professionisti nella proposta delle tecniche e delle forme architettoniche più aggiornate.
La sezione è divisa in tre tappe cronologiche:
– Nuovi servizi per la città
– Il piano edilizio e di risanamento del ghetto del 1935
– Nuovi piani regolatori: nel ghetto si demolisce ancora
È corredata da una teca contenente documenti cartacei relativi al piano edilizio e di risanamento del 1935

4. Vecchio e fatiscente o di valore storico-artistico? (1969-2016)

Coglie il tema – che a Mantova comincia finalmente a emergere – del recupero e del restauro del centro storico, per quanto limitato ad architetture di pregio e ad elementi significativi del tessuto urbano antico. Nel ghetto si continua a demolire, si pone scarsa attenzione al valore storico e documentario della trama urbana e dell’edilizia minore, ma ci si interroga sull’opportunità di conservare almeno qualche edificio, scelto fra i più rappresentativi dell’antico ghetto, che assuma il valore di memoria storica in un contesto che muta rapidamente.
La sezione si articola in due parti che propongono temi e immagini dal 1969 ad oggi:
– Tra demolizione e conservazione
– Tracce del ghetto oggi
È corredata da una teca contenente documenti cartacei del piano particolareggiato del 1977.

Una grande mappa cittadina al centro della sala evidenzia e localizza l’estensione dell’area del ghetto all’atto della sua istituzione (1610-12).
Uno schermo a ciclo continuo proietta immagini dell’antico ghetto e fotografie attuali scattate dal fotografo Luigi Briselli. Un delicato sottofondo di antica musica ebraica composta a Mantova accompagna il percorso dei visitatori.

L’allestimento espositivo è curato da Sebastiano Bertoni, Paolo Corbellani, Speranza Galassi; il progetto grafico è di Guido Bazzotti.

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