La mostra della Resistenza in Piemonte
Abstract
Il 28 aprile 1946 fu inaugurata a Torino la “Mostra della resistenza in Piemonte”, voluta dal Comitato di liberazione nazionale del Piemonte e promossa da Franco Antonicelli[1]. Si trattava di ricordare e celebrare la Resistenza nel primo anniversario della Liberazione e ci è parso opportuno riproporre quell’evento settant’anni dopo, nel 2016, attraverso la pubblicazione on-line delle fotografie che ne documentano gli ambienti e l’impianto espositivo.
In questo modo diamo continuità alla precedente pubblicazione in Ipermuseo del materiale digitale riguardante la “Mostra ritrovata” prevista a Bordeaux nel dicembre 1946 e mai allestita. (https://www.novecento.org/ipermuseo/la-mostra-ritrovata-1151/). Come già sottolineato, attraverso le più significative mostre sulla Resistenza elaborate nell’immediato dopoguerra vogliamo testimoniare il percorso di definizione dell’immagine della Resistenza italiana e dell’organizzazione della sua memoria avvenuto ad opera delle forze politiche antifasciste.
Per sviluppare questa breve scheda introduttiva, il riferimento d’obbligo è il catalogo Un’immagine dell’Italia. Resistenza e ricostruzione. Le mostre del dopoguerra in Europa, a cura di Adolfo Mignemi e Gabriella Solaro, Milano, Skira, 2005.
L’allestimento della mostra
Il brano che segue è tratto dall’intervento di Gabriella Solaro sulla mostra torinese pubblicato nel catalogo del 2005[2].
“L’incarico di trovare e selezionare la documentazione e di allestire la mostra è affidato a Eugenio Gentile Tedeschi, architetto torinese, che era stato partigiano in Val D’Aosta. La mostra è allestita in Palazzo della Cisterna [n.d.r. il palazzo si trova a Torino e nel 2016 è sede della Città Metropolitana] con materiale molto semplice: pannelli di compensato ricoperti di cartone ondulato per sostenere documenti e fotografie e un soppalco, realizzato con tubi Innocenti, per la sezione destinata ai documenti, dalla stampa clandestina alla letteratura partigiana.
L’esposizione della mostra è articolata in cinque sale e un ingresso nel quale è dichiarato l’intento della mostra: Documentare semplicemente senza amplificazioni e deformazioni retoriche le esperienze e le sofferenze della lotta di liberazione in Piemonte[3] [….]. Questo intento è simbolicamente raffigurato dall’ingrandimento fotografico dell’immagine di un partigiano caduto, ripetuta più volte a ricoprire l’intera parete, affiancata dai dati con il numero dei caduti e una grande carta del Piemonte con le indicazioni delle diverse zone partigiane [….] Il discorso espositivo si apre con i primi richiami ai caduti dell’antifascismo e agli inizi dell’antifascismo a Torino […] per passare subito dopo al 25 luglio, all’8 settembre e all’inizio della guerra partigiana vera e propria.
I titoli dei successivi pannelli sono[4]: “Gli inizi della lotta della Resistenza”, “La stampa neofascista asservita ai tedeschi”, “Ambienti di vita partigiana”, “Azioni di guerra partigiana”, “il sangue dei nuovi martiri”, “Ufficio falsi”, “Sabotaggi e controsabotaggi”, “Resistenza europea”, “Sevizie, torture, carceri fasciste”, “Fucilazioni, rappresaglie, ostaggi”, “Funerali partigiani”, “Il processo Perotti”, “Cooperazione alleata”, “Vita dei Comitati di liberazione”, “Soccorso ai prigionieri alleati”, “Stampa clandestina”, “Nuove armi ai partigiani”, “Le Sap garibaldine”, “I partigiani diventano un esercito”, “La Liberazione del Piemonte”. La mostra, diversamente da altre dello stesso periodo, si completa con l’esposizione, sui tavoli collocati nelle diverse sale, di strumenti propri della guerra partigiana: mine stradali, fucili mitragliatori, bazooka […]. La sala ove sono allestiti i pannelli riferiti alla cooperazione alleata è sovrastata da un paracadute semiaperto e, accanto alla documentazione del processo Perotti[5], è collocata la sedia utilizzata per la sua fucilazione. Una scala conduce poi alla sala riservata alla consultazione dei documenti e della stampa, proposta anch’essa nuova che permette, a un pubblico vastissimo, di toccare con mano quanto era, fino a poco prima, coscienziosamente nascosto e clandestino […].
La documentazione[6] raccolta da Gentili Tedeschi è il risultato delle ricognizioni da lui compiute negli ambienti partigiani e della collaborazione fornita dal Cln; le didascalie sono state composte da Alessandro Galante Garrone. Alcune fotografie di località dove si è svolta la guerra partigiana sono state scattate da Domenico Riccardo Peretti Griva, mentre le fotografie dell’esposizione stessa sono state scattate da Riccardo Moncalvo […]”.
Le fotografie della mostra
(per una migliore fruzione, cliccare qui)
Note:
[1] Franco Antonicelli, presidente del Cln del Piemonte e fondatore nel 1947 dell’Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, pubblicò nel marzo 1946 un appello per recuperare la documentazione resistenziale piemontese con il fine di realizzare la mostra di aprile.
[2] Gabriella Solaro, Mostra della resistenza in Piemonte, in Un’immagine dell’Italia. Resistenza e ricostruzione. Le mostre del dopoguerra in Europa, a cura di Adolfo Mignemi e Gabriella Solaro, Milano, Skira, 2005, pag. 86-87.
[3] Così recita l’inizio del pannello che introduce l’allestimento della mostra torinese.
[4] È possibile seguire la successione dei pannelli espositivi qui descritta osservando la galleria di immagini.
[5] Si tratta del processo svolto presso il Tribunale speciale di Torino contro i componenti del primo Comitato militare regionale piemontese, fucilati nell’aprile 1944. Oltre al generale Giuseppe Perotti furono uccisi Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Enrico Giachino, Eusebio Giambone e Massimo Montano.
[6] Buona parte di questa documentazione è confluita nell’Archivio originario dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Si veda: http://www.metarchivi.it/dett_archivi.asp?id=1&tipo=archivi