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In caso di emergenza. Risorse tematiche per la didattica (anche a distanza)

In caso di emergenza. Risorse tematiche per la didattica (anche a distanza)

Quando, ormai qualche settimana fa, le scuole di buona parte del Nord Italia hanno chiuso i battenti a causa del dilagare del COVID-19, avevamo, per lo stesso motivo, appena annullato una riunione di redazione della rivista. I primi giorni successivi a quel provvedimento sono trascorsi in un misto di confusione e sospensione; molti di noi contavano sul fatto che presto i casi sarebbero diminuiti e i nostri studenti sarebbero tornati in aula. Così non è stato, l’emergenza è diventata nazionale e man mano che i tempi di assenza da scuola si allungavano, abbiamo iniziato a domandarci cosa si poteva fare, come e se si poteva rimediare, come si potevano raggiungere gli studenti. Il MIUR ha, poi, iniziato a invitare dirigenti e docenti ad avvalersi degli strumenti della didattica a distanza ed è, forse, da quel momento che abbiamo avuto la sensazione di essere assediati.

Un assedio che è su ogni fronte. Perché, e forse occorre scriverlo, prima di essere docenti siamo anche noi soggetti potenzialmente a rischio: viviamo in una specie di quarantena impossibile da immaginare fino a qualche settimana fa e conviviamo con la paura di dovere gestire pericoli che non avevamo mai messo in conto.

Poi siamo professionisti. Da sempre Novecento.org insiste su questo concetto che è il motivo stesso per cui la rivista è stata fondata. Noi esistiamo per lavorare sulla professionalità docente.

Sarebbe troppo lungo definire qui cosa sia la professionalità docente, senza contare che non è questo il momento. Se si può dire che c’è qualcosa di positivo che il COVID-19 ci ha portato è la ponderatezza nel razionalizzare e scegliere i tempi. Pensiamoci: quando solo per entrare in qualche piattaforma consigliata servono ore di tentativi; quando si ha a disposizione la videocamera di uno smartphone per una lezione a distanza (senza treppiede…perché chi ne ha mai avuto bisogno!); quando i ragazzi stanno (forse) dall’altra parte e non li vedi in viso; quando non sai se la connessione terrà (perché tutta Italia ormai vive online), ciò che conta è l’efficacia concreta di un discorso che deve arrivare. Deve arrivare in quel momento perché non sai quando ne avrai altri a disposizione. Punto.

Di questi tempi la fine di una lezione a distanza non corrisponde al suono della campanella quando, anche se tutti si muovono e non vedono l’ora che tu te ne vada, hai maturato le strategie per fare intendere che la prossima volta si dovrà lavorare meglio su quello o su quell’altro.

Diamo, allora, per scontato che ogni docente nostro lettore sappia perfettamente cosa intendiamo quando ci riferiamo alla professionalità docente (non “mestiere” che è un’altra cosa, né tantomeno “missione”). Forse occorrerebbe aggiungere che si tratta di una gamma di skills piuttosto ampia che contempla e si perfeziona con le capacità educative e quelle di ascolto, ma non si limita a quelle. Ad esempio riteniamo sia parte integrante della professionalità docente misurarsi con questa emergenza.

E così torniamo all’assedio. Al netto delle diverse scelte dei dirigenti – ciò che sta accadendo e che non tutti si orientano nello stesso modo e del resto andrebbe considerato come sia piuttosto difficile farlo – e delle indicazioni ministeriali, da qualche settimana è tutto un fiorire di piattaforme, tools, consigli – mai richiesti – da ogni parte.

E allora che fare? Cimentarsi? Ma come se non lo si è mai fatto? E i ragazzi che faranno? Risponderanno? E come valutarli? E se non possiamo valutarli perché fare lezione? E poi saranno tutti presenti? E se qualcuno non avesse il computer o la connessione a casa e gli fosse impossibile essere “presente”? E se quel qualcuno si sentisse escluso? Saremo giudicati per il fatto di non cimentarci ed essere bollati come sfaccendati? Saremo giudicati per il fatto di cimentarci ed essere bollati come quelli che hanno solo in testa di finire il programma, a dispetto di una pandemia globale?

Sono domande che ci stiamo facendo anche noi. Da settimane. Dopo quella riunione mancata di redazione che ci ha obbligato a porci interrogativi inediti, in attesa di avere una qualche risposta costruttiva di senso. Che ora pensiamo di avere e vorremmo proporvi.

Partiamo da un elemento che ci pare di rilievo. Se si può certamente dire che i colleghi che non hanno a simpatia la tecnologia non siano favoriti da questa congiuntura, è altresì vero che nessun docente in servizio è davvero avvantaggiato nella gestione di questa situazione. Perché, per quanto “smanettoni” si sia, nessuno di noi è abituato a gestire la docenza a distanza (a parte, forse, chi ha lavorato assiduamente con i metodi e gli strumenti della flipped classroom). In effetti, a ben pensarci, il primo problema da affrontare in questa situazione non è tanto la tecnologia, ma la sostituzione della presenza. Persino quando spegniamo le luci in aula per vedere un film o un documentario sulla seconda guerra mondiale siamo presenti. Lì, con loro.

Ora no. Il dato tecnologico è, mai come ora, principalmente un mezzo.

Un altro aspetto interessante di questa situazione è che ci sentiamo tutti sfavoriti allo stesso modo ed è più facile provare a condividere. Più che il dialogo con la classe, panacea da anni ormai di ogni frustrazione docente, conta, finalmente, il dialogo con il collega. Anche quello lontano e mai visto che sta partecipando a un forum social perché, anche lui, alla ricerca di strategie. Non è detto che questa cosa duri, ma conta osservare la dinamica e provare a pensare se non potrebbe risultare utile nella gestione della nostra quotidianità post-virus.

Infine il tempo. Il tempo dilatato della gestione emergenziale ci restituisce in potenza la possibilità di riflettere sulla nostra professionalità. Non di lavorarci concretamente, non di farne esperienza. Ma di rifletterla. In questa situazione forzatamente sfidante non è come durante le vacanze estive quando il desiderio di staccare prevale sul resto e la dedizione professionale è, più che altro, orientata alla programmazione per l’anno dopo (sempre a patto si sappia quale classe si avrà).

Non vogliamo assolutamente fare le anime belle. Sappiamo bene che il tempo di questa sospensione non è certo quello di un “anno sabbatico” che pare alcuni nostri colleghi che lavorano all’Università possano ancora concedersi per studiare, per aggiornarsi. E tuttavia perché non provare ad approfittarne?

Mentre scriviamo non sappiamo quanto durerà. Stiamo pensando di mettere a frutto questo tempo. Ci stiamo provando. Non è facile, sia detto. Non lo è per nessuno.

Nel frattempo sappiamo che almeno un’emergenza di programma potrebbe essere realistica: ci sono studenti nell’anno conclusivo dei dei due cicli della secondaria che con molta probabilità accederanno all’esame. Come lavorare con loro per la didattica della storia dalla seconda guerra mondiale in poi (una parte di programma che mediamente e realisticamente si sta affrontando in questa parte dell’anno)? Abbiamo deciso di mettervi a disposizione – ordinatamente e per temi – tutti i contributi già pubblicati in rivista e che pensiamo possano essere potenzialmente utili alla didattica a distanza. Li trovate qui in basso, con il riferimento al link che vi riporta al contributo o, raccolti tematicamente, nella barra laterale colorata in Home Page.

Se li userete sarebbe bello ci deste riscontro. Ci faceste sapere come avete deciso di spenderli e proporli. Se sta funzionando.

Per tutto il resto, come si dice…stay tuned.