Le Rivoluzioni nella storia contemporanea. Il Centenario della Rivoluzione Russa del 1917
Alla fine dello scorso mese di ottobre la città di San Pietroburgo ha ospitato un seminario sulla storia e la didattica della Rivoluzione russa cui hanno partecipato circa 120 insegnanti, provenienti per lo più dalla Federazione Russa, ma anche da vari paesi europei tra cui Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca e Croazia. Il tema discusso è stato: Le Rivoluzioni nella storia contemporanea. Il Centenario della Rivoluzione Russa del 1917.
La discussione e le presentazioni, più che affrontare il tema generale delle rivoluzioni nel Novecento, hanno esaminato quasi esclusivamente i fatti accaduti in Russia nei primi venti anni del secolo scorso. Innanzitutto relatori e congressisti sono stati spinti a chiedersi se il tema vada declinato al singolare o al plurale: possiamo parlare oggi di Rivoluzione russa, quindi soprattutto di un processo che culmina con la Rivoluzione d’ottobre, o, invece, di Rivoluzioni russe, cioè una serie di eventi che decadono o terminano con la presa del potere dei bolscevichi? Per quanto è stato possibile capire dalla viva voce degli insegnanti russi presenti, si tratta di una questione difficile da affrontare con gli studenti di oggi. Lo stesso governo, in particolare il presidente Putin, ha incontrato molte difficoltà nel decidere come celebrare la ricorrenza. Il calendario delle commemorazioni è stato stabilito tardi e quelle ufficiali non sono state enfatizzate, si sono tenute quasi in sordina. In modo particolare si sono svolte pochissime manifestazioni in ricordo della Rivoluzione d’ottobre e, per lo più, sono state ignorate dalle forze politiche di maggioranza o governative o sono state oggetto di attenzione del solo Partito comunista.
Le domande a cui ogni insegnante deve saper rispondere
In ogni caso, tenendo conto della nuova prospettiva didattica - nessuno studente di oggi è nato prima della fine dell’URSS – il 1917 solleva molte domande cui gli insegnanti devono cercare di rispondere:
- Come commemorare la Rivoluzione di febbraio?
- Quale fu il senso di quella Rivoluzione? In altre parole l’abdicazione dello zar fu un gesto necessario ma forzato, un tentativo di salvare il salvabile, un gesto generoso ma ingenuo ecc. ?
- Che dire della Rivoluzione d’ottobre, quando i bolscevichi rovesciarono il governo provvisorio?
- Le scelte e il lavoro di Lenin furono un colpo di genio o un colpo di fortuna? La presa del Palazzo d’Inverno fu un colpo di stato o la risposta ad una situazione rivoluzionaria che solo i Bolscevichi furono capaci di gestire?
- Che dire del comunismo e dell’Unione Sovietica che fu fondata al termine di una sanguinosa guerra civile?
- Ora che il sistema sovietico non esiste più, come commemorare un passato pieno di contraddizioni e di questioni suscettibili di diverse interpretazioni?
Una sola grande Rivoluzione?
Durante il convegno è sembrato di capire che la tendenza più popolare in Russia (in ogni caso quella approvata dallo stato) sia quella di raggruppare insieme tutte le rivoluzioni russe all’interno di un unico processo storico. In altri termini, ciò che comunemente viene studiato separatamente, secondo questa tendenza, andrebbe studiato unitariamente. La rivoluzione del 1905, quella del 1917 e la seguente guerra civile formerebbero cioè una sola grande Rivoluzione, sul modello di quanto proposto dalla storiografia revisionista francese che unifica vari processi rivoluzionari in una sola narrativa. Questa prospettiva consente una maggiore presa di distanza dalla Rivoluzione di ottobre, permette cioè di diminuirne la rilevanza e il significato, gli aspetti più difficili da trattare per la Russia ufficiale di oggi. Oggi, infatti, lo stato ha riabilitato lo zar; la cultura ufficiale e gran parte dell’opinione pubblica commemora con enfasi la Russia imperiale, al punto che anche l’Unione Sovietica viene esaltata soprattutto nel suo ruolo di vincitrice della “Grande guerra patriottica” contro la Germania nazista. Se poi consideriamo che la posizione della chiesa ortodossa è oggi enfatizzata dal discorso pubblico ufficiale, ci possiamo rendere conto di come gli studenti siano messi di fronte a una mescolanza contraddittoria di argomenti che lo studio separato della Rivoluzione d’ottobre, come fenomeno di rottura di quelle contraddizioni, potrebbe solo evidenziare.
Nicola II e la seconda guerra mondiale: il processo di revisione
Questo processo di revisione della cultura storica sovietica, iniziato subito dopo la fine dell’URSS, prosegue nel 2000 quando la chiesa ortodossa canonizza l’ultimo Zar e culmina nel 2008 con la riabilitazione legale di Nicola II, considerato vittima innocente del regime bolscevico. Pur interpretando i sentimenti più diffusi dell’opinione pubblica ufficiale nella Russia di oggi, questi atti formali sono stati molto discussi.
La controversa motivazione della canonizzazione si fonderebbe sulla serena “cristiana” sopportazione della sua croce da parte del deposto monarca, ma mancherebbero i miracoli e, soprattutto, l’esecuzione dell’ex-sovrano avvenne per ragioni politiche e non religiose, circostanza peraltro confermata dalla Corte Suprema, nella sua veste di corte per le riabilitazioni. Anche a questo proposito non sono mancate le discussioni. La sentenza del 2008, infatti, ribalta completamente una precedente sentenza del 2007 dello stesso tribunale in cui, con argomenti molto simili (manca un ordine scritto di esecuzione, non c’è stato un processo etc.) si affermava che Nicola sarebbe stato vittima di un crimine comune e non di una persecuzione politica. Insomma quello che nel 2008 è servito a dire: “I dirigenti comunisti non potevano non sapere”, nel 2007 era servito a sostenere: “L’uccisione della famiglia reale è avvenuta per iniziativa di un singolo comitato locale dei soviet”; un coacervo di problemi interpretativi che rendono particolarmente difficile l’approccio didattico.
Quanto alla Seconda Guerra Mondiale come “grande guerra patriottica”, l’attuale regime non fa che proseguire una strategia interpretativa già presente in epoca staliniana che, di fatto, occulta o giustifica i diciotto mesi in cui Sovietici e Nazisti furono alleati.
Alcuni dei nodi didattici e storiografici sono stati più accennati che affrontati, in laboratori e sessioni plenarie, ma, proprio per la difficoltà di approfondirli ed esplicitarli, è sembrato a molti che la parte migliore della conferenza sia stata la visita ai musei: il Museo statale di storia politica della Russia e l’Ermitage.
Il Museo di storia politica
Il Museo di storia politica, rinnovato di recente, è una risorsa molto interessante per gli insegnanti di storia. Le collezioni sono state progettate bene sia dal punto di vista visivo che pedagogico e, durante il seminario, il gruppo di docenti non russi ha potuto godere di un eccellente servizio di guide, capace di presentare, in un ottimo inglese, le collezioni in forma critica e accattivante allo stesso tempo. Paradossalmente, a detta delle guide, non sempre il pubblico locale sembra gradire un servizio così accurato, soprattutto per quanto riguarda la presentazione dei reperti e degli oggetti del periodo sovietico. Se, fino a quando esistette l’URSS, la narrazione ufficiale dei successi del “socialismo reale” era così sfacciatamente ottimistica da risultare incredibile, oggi, al contrario, accade che la narrazione ufficiale del periodo sovietico sia così negativa da generare diffidenza nei confronti di una narrazione più articolata e scientifica della storia sovietica: i nostalgici pensano che sia comunque un modo di criticare negativamente le “conquiste” del periodo comunista, i nemici del comunismo pensano che un trattamento equo e responsabile del passato regime ne nasconda il rimpianto.
Capitano spesso gruppi di studenti pregiudizialmente favorevoli all’Unione Sovietica per i quali imparare qualcosa sui gulag staliniani è impossibile. La loro visione dell’Urss è così pregiudizialmente positiva che i ragazzi talvolta si rifiutano persino di ascoltare le guide, sostenendo che quanto di sbagliato o ingiusto viene imputato all’Unione Sovietica non sia mai accaduto.
L’Ermitage
La visita all’Ermitage, più che alle sue celeberrime collezioni d’arte, è stata proposta ai docenti per le diverse mostre temporanee sul periodo rivoluzionario allestite per l’occasione. La più interessante è stata quella dedicata all’abdicazione di Nicola II e alla formazione del governo provvisorio. In generale tutte le mostre dedicano un’attenzione particolare alla storia della famiglia imperiale e al tragico destino cui andò incontro. Certo la caccia dei bolscevichi ai membri del Governo provvisorio nei giorni della Rivoluzione d’ottobre è qualcosa che il Palazzo d’Inverno non può evitare di mostrare, ma, ciò nonostante, l’argomento più importante delle varie mostre è sembrata la sorte dello Zar e dei suoi cari. Considerando che l’Ermitage è un museo statale, se ne ricava l’impressione, come dicevamo, che oggi la Rivoluzione d’ottobre sia più un elemento d’imbarazzo che d’orgoglio nella narrativa prevalente.
Infine due parole sulla città. San Pietroburgo è una metropoli moderna e antica allo stesso tempo, un luogo estremamente interessante con una stratificazione storica molteplice e un’architettura sorprendente. Si tratta sicuramente di una delle città europee con la più grande quantità di palazzi monumentali, una mescolanza di Parigi e Amsterdam con connotati tipicamente russi, qualcosa di unico che si adatta bene alla progettazione di viaggi d’istruzione, soprattutto per gli studenti degli ultimi anni della scuola superiore.
Suggerimenti bibliografici e riferimenti sitografici
I due musei citati nell’articolo possiedono un sito web ciascuno con pagine in inglese e possono essere consultati ai seguenti indirizzi:
- Museo statale di storia politica russa – polithistory.ru
- Museo statale dell’Ermitage – hermitagemuseum.org
Per approfondire le tematiche affrontate nell’articolo e utilizzare fonti capaci di dare nuove prospettive alla didattica della Rivoluzione Russa si possono leggere, tra le tante cose pubblicate in italiano di recente:
- Vv., 1917, “Internazionale extra”, numero 1, ottobre 1917.
- Si tratta di una interessante raccolta di articoli d’epoca che tende a mostrare quanto lo sviluppo fatale dell’Ottobre non fosse inevitabile, ma il risultato di una lotta incerta; una tesi specularmente opposta alla vulgata di epoca sovietica.
- Flores M. (2017), La forza del mito – La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo, Milano, Feltrinelli, 2017.
- Romitelli V. (2017), L’enigma dell’Ottobre ’17. Perché ripensare la «rivoluzione russa», Napoli, Cronopio, 2017.
- Entrambi volumi, da prospettive diverse, si interrogano sui motivi che hanno reso e rendono ancora sensato pensare alla Rivoluzione russa come a un evento determinante della nostra contemporaneità.