Democrazia, cittadinanza e istituzioni. L’Educazione civica nella scuola media del Cantone Ticino
Il Palazzo federale ospita le riunioni del Parlamento svizzero. In questo edificio si tengono almeno quattro volte l’anno le sessioni delle due Camere federali, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati. La costruzione dell’edificio ebbe inizio nel 1852 e si concluse nel 1902 con la grande cupola.
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Abstract
L’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola secondaria di primo grado del Cantone Ticino ha conosciuto varie fasi, collocazioni e denominazioni dall’istituzione della Scuola media nel 1974 a oggi. Un’importante cesura si è verificata a seguito della votazione popolare del 24 settembre 2017 che ha sancito una divisione formale tra l’insegnamento della Storia e quello dell’Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia. Dopo un adattamento del Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese, la modifica è divenuta operativa negli anni scolastici 2018/19 e 2019/20. Se alcuni aspetti del nuovo impianto hanno portato all’introduzione di interessanti modalità didattiche innovative, più problematica è risultata l’imposizione sugli insegnanti di forzature concettuali e di ulteriori problemi nella gestione del tempo a disposizione e nella valutazione degli alunni.
L’Educazione civica nella della Scuola media ticinese (1974-2004)
L’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola secondaria di primo grado del Cantone Ticino ha conosciuto diverse fasi nel corso della storia della Scuola media quadriennale, istituita nel 1974 ed entrata in funzione con due istituti sperimentali dall’anno scolastico 1976/77. Va ricordato che prima di tale riforma, gli allievi erano indirizzati verso due percorsi distinti: quello ginnasiale della durata di cinque anni, dedicato a coloro che intendevano proseguire gli studi, e quello triennale delle Scuole maggiori per alunni orientati verso l’inserimento nel mondo professionale.[1] Figlia di nuovi orientamenti politici e culturali fattisi strada dopo il Sessantotto, la Scuola media intendeva perseguire una reale democratizzazione degli studi, ponendo fine alla discriminazione de facto tra gli alunni provenienti dalle valli periferiche e gli studenti che risiedevano in contesti urbani, gli unici a godere di una reale libertà di scelta curricolare.[2]
Nei primi anni di sperimentazione e graduale generalizzazione della Scuola media unica, l’Educazione civica era impartita con la denominazione di Introduzione alla vita politica e sociale (IVPS) nel cosiddetto ciclo di orientamento, corrispondente al terzo e quarto anno di scolarizzazione secondaria di primo grado. Il programma prevedeva «momenti di studio direttamente legati alla vita politica e sociale del Cantone e della Confederazione».[3]
I programmi ufficiali del 1987 che tendevano a integrare l’insegnamento della storia e della geografia, confermarono l’impostazione della fase sperimentale, con l’IVPS inserita nella griglia oraria del secondo biennio. Nella classe terza si prevedeva una focalizzazione sui diritti umani, sui problemi sociali e sul sistema liberal-democratico, la trattazione delle istituzioni politiche locali, cantonali e federali, nonché lo studio del ruolo dei partiti, delle organizzazioni economiche, sociali e culturali e dei mass media. Nella classe quarta gli altri sistemi politici, la cooperazione internazionale e la politica estera svizzera costituivano i temi centrali su cui imperniare l’insegnamento.[4]
La revisione dei programmi del 1990 portò a sostituire l’IVPS con l’Educazione civica, impartita «attraverso la trattazione diretta di unità di civica nel corso di storia, in particolare nella quarta classe».[5] La volontà di integrazione portò a denominare la materia Storia e civica nelle pagelle scolastiche.
Il Piano di formazione della scuola media del 2004, pur senza stravolgere l’approccio adottato nel 1990, collocava di nuovo aspetti di Educazione civica sia nella classe terza sia nella quarta. In terza la nascita e lo sviluppo del Cantone Ticino, lo Stato federale del 1848 e l’estensione dei diritti popolari nella realtà elvetica erano segnalati come soggetti da affrontare «con la dovuta attenzione».[6] In quarta erano i temi della neutralità, del rapporto della Confederazione con gli organismi internazionali e la difesa dei valori democratici nel XX secolo a svolgere la parte del leone.[7]
Il concordato HarmoS e il Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese (2009-2017)
Nel 2009 il cantone Ticino aderiva all’Accordo intercantonale sull’armonizzazione della scuola del 2007 (detto «concordato HarmoS»). Si tratta di un accordo, tuttora in vigore, voluto da alcuni cantoni per armonizzare sistemi scolastici anche profondamente diversi nell’organizzazione, nel calendario e nella durata della scuola dell’obbligo. La suddivisione delle competenze tra Confederazione e Cantoni prevede infatti che il sistema scolastico sia in gran parte lasciato all’autonomia cantonale. L’accordo promuove tra l’altro l’armonizzazione dei piani di studio a livello delle regioni linguistiche.[8] Nel 2010 fu infatti approvato il Plan d’études romand (PER) per l’area francofona e nel 2014 il Lehrplan 21 per quella germanofona. Nel 2015 entrò in vigore il Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese.[9]
Il nuovo piano di studio, organizzato secondo gli «snodi chiave» della didattica per competenze, delle situazioni problema, dell’attenzione sui processi cognitivi, della differenziazione e di una valutazione per l’apprendimento basata su una pluralità di strumenti di accertamento, riconfermava la stretta correlazione della Storia con l’Educazione civica. In particolare, quest’ultima costituiva un ambito di competenza nel contesto di un insegnamento integrato che considerasse in maniera indistricabile la dimensione storica e quella dell’educazione civica. Inoltre, tra i Contesti di formazione generale dalla valenza interdisciplinare e da affrontare in non meglio precisati «spazi trasversali, si annovera anche quello del Vivere assieme ed educazione alla cittadinanza.
La votazione popolare del 24 settembre 2017
Nel marzo del 2013 un gruppo di cittadini depositava presso la Cancelleria del cantone Ticino l’iniziativa popolare legislativa generica denominata Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri), corredata delle firme di 10.462 aventi diritto di voto. L’iniziativa popolare generica, una sorta di «referendum propositivo», costituisce uno strumento della democrazia diretta elvetica che permette ai cittadini, in questo caso del cantone Ticino, di suggerire modifiche legislative. La forma generica, che si contrappone a quella di un progetto elaborato, consente ai promotori di presentare delle proposte generali di introduzione – ma anche di modifica o di abrogazione – di uno o più articoli di legge. Tocca successivamente al Parlamento, ovvero al Gran Consiglio nel caso ticinese, elaborare un progetto legislativo conforme alla volontà di chi ha sottoscritto l’iniziativa. Tale iter si protrasse fino al maggio del 2017, quando il Parlamento adottò un testo conforme alla suddetta iniziativa popolare, modificando nello specifico la Legge della scuola del 1990. Il comitato dei proponenti l’iniziativa, pur approvando la modifica della legge, contrariamente alla consuetudine, non ritirò la sua richiesta, obbligando lo Stato a organizzare una votazione popolare in data 24 settembre 2017.
Il cittadino era chiamato ad approvare due emendamenti della Legge della scuola. Il primo comportava la modifica dell’articolo 23a, il quale ora recita tra l’altro:
L’insegnamento della civica, dell’educazione alla cittadinanza e alla democrazia, che avviene con cadenza regolare quale materia a sé stante nella scuola media o nel quadro delle discipline previste dai piani di studio delle scuole postobbligatorie, secondo modalità modulari nelle scuole medie superiori, è obbligatorio e dispone di una dotazione oraria pari ad almeno due ore mensili. Alla materia o all’insegnamento viene attribuita una nota[10] distinta […]
Un secondo articolo transitorio imponeva inoltre, a due e a quattro anni dall’entrata in vigore del nuovo articolo 23a, una valutazione promossa dall’esecutivo cantonale e sottoposta all’organo legislativo, pur senza menzionare lo scopo e le eventuali ricadute di tale valutazione.
L’iniziativa generica si inserisce nella recente tendenza da parte dei partiti di destra (la Lega dei Ticinesi, partito di maggioranza relativa nel Cantone e l’Unione Democratica di Centro, partito di maggioranza relativa a livello nazionale) e di centro a proporre interventi puntuali in materia scolastica improntati al localismo e nazionalismo. Tra questi l’insegnamento obbligatorio dell’inno nazionale[11] e l’obbligo, soggetto a deroghe, di effettuare le uscite dedicate agli sport invernali esclusivamente all’interno del territorio cantonale.
Le argomentazioni degli insegnanti di storia e dei proponenti di un’Educazione civica separata dalla Storia
Davanti alla proposta di istituzione di una nuova disciplina scolastica, l’Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia (ECCD), con una dotazione oraria estremamente ridotta, il mondo della scuola si oppose quasi unanimemente. Si moltiplicarono le prese di posizione da parte dei collegi docenti dei vari ordini di scuola, dei sindacati, delle associazioni magistrali (tra cui l’ATIS, l’Associazione ticinese degli insegnanti di storia), di quelle studentesche e dei genitori, nonché di varie personalità del mondo culturale. Le argomentazioni addotte andavano dal pericolo di frammentazione del sapere, al rischio di uno scadimento dell’educazione alla cittadinanza da un approccio olistico e interdisciplinare a uno basato sul mero nozionismo. Si denunciava quindi il pericolo dello scadimento dell’educazione civica, ridotta alla memorizzazione di conoscenze di carattere istituzionale, astratte, poco significative per l’alunno e quindi poco motivanti. Inoltre, una dotazione oraria media di mezz’ora alla settimana – un unicum nella griglia oraria – non avrebbe certo risolto il problema del supposto analfabetismo civico dei giovani studenti. Soprattutto si evidenziava l’impossibilità di scindere i concetti centrali dell’educazione civica – diritti, uguaglianza, tripartizione dei poteri, cittadinanza, costituzione, democrazia, tolleranza – dal contesto storico-culturale in cui erano stati gradualmente plasmati. Infine, l’attribuzione di un voto supplementare per un’ulteriore materia avrebbe portato a moltiplicare i momenti di valutazione sommativa, trasformando la scuola, anche quella dell’obbligo, in un «esamificio».
Dall’altra parte, i fautori dell’Educazione civica come disciplina a sé stante ebbero buon gioco nel fare appello ai sentimenti patriottici e nazionalisti: l’educazione civica, e in modo particolare le istituzioni politiche svizzere, non sarebbero state oggetto di insegnamento o lo sarebbero state in maniera del tutto inadeguata. Solo una materia obbligatoria, chiaramente separata dal resto delle discipline scolastiche e con un voto distinto, sarebbe stata in grado di motivare all’apprendimento delle peculiarità della democrazia semidiretta della Confederazione e dei suoi cantoni. Nessun accenno invece alle istituzioni europee e internazionali, viste con sospetto dagli ambienti sostenitori di questo tipo di impostazione. Inoltre, un rapporto della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) del 2012,[12] che in realtà offriva uno spaccato relativamente positivo dell’educazione civica e alla cittadinanza nel Cantone Ticino, fu utilizzato a dimostrazione di una situazione caratterizzata da gravi carenze e lacune.
Il risultato della votazione e le sue conseguenze sull’organizzazione dell’insegnamento
L’esito della votazione, con una chiara maggioranza del 63,4% di favorevoli a un’Educazione civica distinta dalla storia, portò all’elaborazione di due piani di studio distinti per la scuola media, operazione non certo facile data l’aperta contraddizione tra le esigenze di una didattica comprensiva e interdisciplinare e di un approccio sistemico dettati dal Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese e la volontà popolare.
I nuovi piani di studio separati sono stati approvati dall’autorità politica nel giugno del 2018, per diventare esecutivi nel corso dell’anno scolastico 2018/19 per le classi prime e terze e dell’anno scolastico 2019/20 per le classi seconde e quarte. Essi prevedono di operare in tre grandi ambiti: il primo riguarda le forme di aggregazione dalla famiglia allo Stato; il secondo le principali forme di governo e le relative istituzioni; il terzo, denominato Stato, società, ambiente e individuo, include gli aspetti fiscali e redistributivi dello stato sociale, i diritti e doveri dal punto di vista etico e giuridico, il rapporto tra essere umano e il suo ambiente nonché le sfide per le democrazie contemporanee, «dal senso di impotenza del cittadino, al populismo, alle pressioni delle lobby, alla concentrazione mediatica, alla forza economica dei vari portatori di interesse».[13]
Parallelamente all’entrata in vigore dei nuovi piani di studio, è stato istituito un gruppo di lavoro composto da docenti di storia ed ECCD e da esperti nella didattica della storia e della civica, con mandato biennale e con il compito di allestire dei materiali didattici, attualmente in fase di pubblicazione sulla piattaforma del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport ScuolaLab[14].
La soluzione adottata per le scuole secondarie di primo grado, forse un classico caso di «compromesso alla svizzera», è consistita nella separazione del quadriennio di scuola media in due bienni dall’impostazione leggermente diversa. Ritenendo imprescindibile l’assegnazione delle due discipline allo stesso insegnante, in prima e seconda media sono attualmente impartite dieci ore annuali di ECCD sotto forma di lezioni ancorate alle indicazioni programmatiche di storia e quindi legate per la prima in particolare alla democrazia ateniese e alle istituzioni repubblicane romane e in seconda al comune medioevale e in particolare agli statuti delle corporazioni, temi di carattere storico che l’insegnante deve comunque collegare all’attualità. A queste dieci ore si aggiungono due mezze giornate di lavoro laboratoriale da dedicare alle basi della convivenza civile, a votazioni ed elezioni simulate o ancora a uscite sul territorio nei luoghi della politica.
Nuovi percorsi didattici per il primo biennio di Scuola media
Tre percorsi didattici sono stati pubblicati in tale ambito dagli insegnanti del Gruppo di lavoro. Un primo percorso, particolarmente adatto alle fasi iniziali della prima media, dal titolo Solo un gioco?[15], prevede la suddivisione della classe in gruppi a cui siano consegnati semplici oggetti con i quali strutturare un’attività ludica a squadre o con singoli contendenti. Gli alunni hanno mezz’ora di tempo per giocare, ma per farlo dovranno concordare delle regole. Di fatto alcuni gruppi tenderanno a organizzarsi facilmente mentre altri passeranno il tempo concesso a litigare. Segue una serie di attività di riflessione a carattere metacognitivo da svolgere singolarmente, in gruppo e nel contesto classe, miranti a sviluppare la consapevolezza del bisogno di regole comuni e dei meccanismi da privilegiare per concordarle: ascolto, dialogo, compromessi, votazioni.
Un secondo percorso, dal titolo La democrazia: un concetto molto antico[16] prende spunto dalla democrazia ateniese per riflettere sulle forme democratiche contemporanee. In situazione simulata, si propongono votazioni che riflettono la composizione della società ateniese in età classica e deliberazioni con diritto di voto universale. Nel primo caso gli alunni ricevono dei cartellini che assegnano loro un ruolo attestato nell’Atene antica (cittadino, meteco, schiavo). La votazione si tiene escludendo le ragazze, gli stranieri e chi non è libero cittadino. Successivamente il voto è replicato secondo modalità più moderne. Infine, si procede a un confronto dei risultati valutando se quella ateniese fosse una vera democrazia, nonché quali criteri adottare per definire una democrazia come tale. Si tratta di una domanda autentica e aperta, il cui intento è quello di sviluppare una «comprensione significativa»[17] del concetto di democrazia, nonché di verificare l’influsso dei sistemi di voto sui risultati del processo decisionale.
Il terzo percorso, dal titolo Elezione di un tribuno della plebe nell’antica Roma repubblicana si concentra infine sui meccanismi della campagna elettorale, prendendo spunto dai programmata elettorali pompeiani e portando gli alunni a simulare e drammatizzare vari ruoli della società romana. A fine itinerario, la classe è condotta a riflettere sui meccanismi della propaganda elettorale nelle società antiche e contemporanee.
Materiali didattici per la classe seconda legati alla nascita della Confederazione svizzera e ai relativi miti delle origini, nonché alle corporazioni medioevali nella loro funzione economica, politica e sociale sono attualmente in fase di elaborazione.
L’insegnamento dell’Educazione civica nel secondo biennio
Per quanto riguarda il secondo biennio, le 18 ore di ECCD da impartire nelle classi terze, pari a un quinto della dotazione oraria assegnata al docente di storia ed ECCD, sono dedicate ad approfondimenti con valenza civica legati alla storia dell’Età moderna. Temi quali la tolleranza e l’intolleranza in ambito religioso, il commercio degli schiavi, lo stato assoluto in contrapposizione alla monarchia parlamentare inglese e le grandi rivoluzioni politiche della seconda metà del Settecento forniscono agevolmente opportunità di approfondimento civico e istituzionale. Rivestono un ruolo centrale le istituzioni politiche svizzere, considerate nella loro progressione storica, con particolare attenzione alla nascita dello Stato federale nel 1848, da collocarsi nel contesto delle rivoluzioni liberali europee, nonché l’estensione dei diritti popolari nella seconda metà del XIX secolo.
In quarta media altre 18 ore lezione, pari a un quarto della dotazione oraria complessiva, possono essere consacrate a tre grandi assi tematici. Il primo è costituito dalle istituzioni internazionali e dal loro sviluppo nel corso della storia del Novecento. La presenza di varie organizzazioni internazionali nella Confederazione e in particolare nella città di Ginevra, sede dal 1863 del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), già sede della Società delle Nazioni, seconda sede delle Nazioni Unite dopo New York, per menzionare solo le più note, fornisce una serie di opportunità legate al territorio nazionale elvetico. Un secondo asse tematico è costituito dalla propaganda nel XX secolo. Benché la manipolazione dell’opinione pubblica costituisca una costante della storia, dalla formazione delle prime grandi civiltà[18] (si pensi ad esempio all’avvento della tirannia di Pisistrato, al ruolo di Augusto quale difensore della repubblica, al Constitutum Constantini o ancora alla celebre esortazione alla prima crociata di Urbano II a Clermont), è nel corso del Novecento che la propaganda si avvantaggia di nuove e potenti tecniche di comunicazione immediatamente usate anche nell’intento di condizionare il pensiero comune su aspetti politici, economici e culturali. Percorsi legati alla manipolazione delle masse dalla fine dell’Ottocento, alle fake news sul web del XXI secolo appaiono oggi come irrinunciabili se vogliamo che la storia e l’educazione civica continuino ad assolvere al ruolo imprescindibile di promotori e sviluppatori di uno spirito critico e riflessivo in assenza del quale è la stessa democrazia ad essere messa a repentaglio. Ciò conduce al terzo asse tematico, costituito proprio dalla crisi della e delle democrazie[19] contemporanee sotto la spinta dei rinati nazionalismi, sovranismi ed estremismi frutto di una sensazione di fragilizzazione dell’individuo e della società contemporanei.
Alle 18 ore da impartire in classe in terza e quarta media, si aggiungono due giornate progetto per anno scolastico di Educazione alla cittadinanza legate a temi di attualità quali le elezioni comunali, cantonali e federali oppure le campagne di voto connesse alle iniziative popolari e ai vari referendum su cui i cittadini svizzeri sono chiamati a esprimersi più volte all’anno.
Percorsi didattici per la terza e quarta media
Tra i percorsi didattici allestiti da docenti attivi nella scuola secondaria di primo grado ticinese e destinati al secondo biennio della scuola media, uno si riferisce proprio a una campagna di voto. Durante una giornata progetto, gli allievi simulano di appartenere a un determinato partito politico e, nell’ambito dell’orientamento dello schieramento attribuito, propongono un’iniziativa, ovvero un progetto di legge su cui gli alunni dell’istituto scolastico della stessa età saranno chiamati a esprimersi. L’itinerario prevede in sequenza l’elaborazione della proposta, l’allestimento di manifesti di propaganda, l’organizzazione di comizi, il voto, lo spoglio delle schede, l’annuncio dei risultati e un bilancio della campagna di voto, con una riflessione sugli eventuali errori strategici commessi, sulle scelte azzeccate e sulle possibilità di miglioramento della strategia propagandistica adottata[20].
Una seconda proposta prende spunto dalla saga Berlin di Fabio Geda e Marco Magnone[21], che racconta le vicende e le avventure di gruppi di minorenni costretti a vivere in una città senza adulti, essendo questi stati sterminati da un misterioso virus. Gli studenti, identificatisi con i personaggi della saga, devono ricostruire una società ponendosi una serie di interrogativi basilari: come gestire il potere? Come prendere delle decisioni? Di quali regole dotarsi? Quali ruoli assegnare? I risultati sono presentati ai compagni e sottoposti a confronti tra gruppi.
La programmazione annuale e la disposizione delle dieci, rispettivamente 18 ore di ECCD nel corso dell’anno scolastico non è comunque intesa come prescrittiva ed è, con l’eccezione dello studio delle istituzioni politiche federali, lasciata alla libertà didattica degli insegnanti.
Un primo bilancio provvisorio
Alla fine del primo anno di introduzione dell’ECCD come materia separata e distinta dalla storia, agli insegnanti delle scuole medie pubbliche e private del Cantone Ticino è stato sottoposto un questionario atto a stilare un primo bilancio dell’insegnamento e apprendimento della civica secondo la nuova modalità voluta dai cittadini ticinesi. Le domande riguardavano le attività svolte dagli insegnanti di storia ed ECCD nelle lezioni regolari e nelle mezze giornate o giornate progetto in prima e terza media, ossia le classi coinvolte nelle modifiche nell’anno scolastico 2018/19, il primo ad essere toccato dalla riforma. Si chiedeva inoltre agli interpellati di allestire un bilancio iniziale, segnalando gli aspetti della riforma ritenuti positivi, ma anche quelli problematici.
I dati sono stati raccolti nel mese di giugno del 2019 e hanno dato adito a un rapporto redatto dagli esperti di materia[22] e indirizzato sia alle autorità scolastiche sia agli insegnanti stessi.
L’impressione generale è che gli istituti e i docenti si siano mossi con solerzia nell’intento di ottemperare alle modifiche della Legge della scuola scaturite dalla votazione del 24 settembre 2017. Dal punto di vista formale, tramite espedienti grafici, hanno evidenziato nei materiali didattici di storia quelli riferibili all’ECCD, oppure hanno creato sezioni separate per la storia e per la civica. Dal punto di vista concettuale, hanno generalmente tentato di mantenere e continuare a valorizzare gli stretti legami che sussistono tra l’educazione civica e il contesto storico, malgrado la divisione formale dei due insegnamenti. Importanti anche gli sforzi per organizzare mezze giornate e giornate impostate coerentemente e basate su una didattica attiva. I dati indicano inoltre che laddove si sono privilegiate modalità di lavoro laboratoriali e apprendimento cooperativo, interesse e motivazione ne hanno beneficiato.
Tuttavia sono stati insistentemente segnalati due importanti aspetti problematici. Il primo è costituito dalla valutazione: la necessità di valutare l’andamento degli alunni in ECCD con giudizi verbali alla fine del primo semestre e con voti numerici alla fine dell’anno scolastico, ha sollevato parecchie perplessità. Proprio perché la valutazione è questione delicata, la richiesta valutativa operata nei confronti di una «materia» dotata in media di mezz’ora di lezione alla settimana, ovvero nel concreto di 20-25 minuti settimanali, è parsa scontrarsi con la necessità di un lavoro serio e accurato.
Il secondo aspetto negativo è costituito dalla sottrazione di ore di storia a favore dell’ECCD nel primo biennio della scuola media. Gli insegnanti lamentano crescenti difficoltà nell’ottemperare al mandato istituzionale di un insegnamento della storia che comprenda i grandi lineamenti delle vicende dell’umanità, l’interiorizzazione di concetti centrali, ma anche aspetti metodologici di analisi e interpretazione delle fonti, nonché lo sviluppo di un pensiero critico e riflessivo. Nell’Età dell’incertezza, dell’accelerazione e della liquefazione, il rischio è che l’insegnamento della storia imploda e venga meno alle sue stesse finalità. Il docente potrebbe trovarsi a scegliere tra rapide carrellate di eventi che difficilmente andrebbero a scalfire la consapevolezza dell’alunno, e l’approfondimento di pochi aspetti che l’allievo potrebbe però vivere come isolati, avulsi dal loro contesto e quindi casuali nel loro affacciarsi e dispiegarsi.
Da questo punto di vista l’introduzione dell’ECCD in questa forma ha esacerbato aspetti problematici già presenti nell’insegnamento della disciplina. La risposta degli esperti di storia ed ECCD è stata quella di rinunciare all’esaustività e di operare scelte curricolari coraggiose in fase di programmazione annuale, piuttosto che amputazioni di emergenza a fine anno, che tipicamente tendono a penalizzare gli aspetti tematici solitamente posti negli ultimi mesi prima delle vacanze estive. In altri termini, la strategia del «poco ma bene» è sembrata comunque più adatta dell’insistenza sulla sintesi, che avrebbe sacrificato o perlomeno indebolito la comprensione profonda dei concetti, l’esercizio del metodo storico e la capacità di uno sguardo critico sulla realtà contemporanea e sui fattori che l’hanno determinata.
Conclusione
In conclusione, la modalità di introduzione dell’ECCD nella scuola media del Cantone Ticino non può mancare di indurre a una riflessione sul funzionamento dei meccanismi democratici e a una serie di domande che potrebbero essere oggetto di riflessione in ambito civico con le classi: dove si colloca l’equilibrio tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa? Fino a che punto il cittadino deve potersi esprimere su questioni eminentemente tecniche e specialistiche, nel caso specifico a carattere pedagogico e didattico? Quale rapporto tra scuola e società? Fino a che punto l’istituzione scolastica si deve adattare alla «volontà popolare»?
Domande aperte, autentiche situazioni-problema, stimoli utili a tenere viva la scuola e lo spirito critico dei suoi studenti.
Note:
[1] M. Bernasconi, D. Bollini, L. Fornara, P. Genasci, R. Talarico, G. Tavarini, La Svizzera nella storia, Vol.2, Repubblica e cantone del Ticino, Bellinzona, 2017, pp.246-247.
[2] Si veda tra l’altro M. Dignola (a cura di), Scritti e pensieri di Franco Lepori- Per una maggior giustizia culturale, Società Demopedeutica, Lugano, 2008, p.63.
[3] Programmi sperimentali dell’anno scolastico 1979/80, documentazione dell’autore.
[4] Programmi d’insegnamento della Scuola media, Dipartimento della pubblica educazione, Bellinzona, 1987, p.45.
[5] Programmi di insegnamento della Scuola media, Dipartimento della pubblica educazione, Ufficio dell’insegnamento medio, Bellinzona, 1990, Introduzione.
[6] Piano di formazione della scuola media, Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, Divisione della scuola, Ufficio dell’insegnamento medio, Bellinzona, 2004, p.58.
[7] Piano di formazione della scuola media, 2004, p. 59.
[8] Accordo intercantonale sull’armonizzazione della scuola obbligatoria del 14 giugno 2007, Art. 8.1 (http://www.edk.ch/dyn/16095.php, url consultata il 7 febbraio 2020).
[9] Cfr. https://scuolalab.edu.ti.ch/temieprogetti/pds, url consultata il 7 febbraio 2020.
[10] Il termine costituisce un elvetismo: per “nota” si intende un voto numerico.
[11] https://www.tio.ch/ticino/politica/1312199/salmo-svizzero-nelle-scuole—a-che-punto-siamo-, url consultata il 7 febbraio 2020.
[12] P. Origoni, J. Marcionetti, M. Donati, Cittadini a scuola per esserlo nella società, SUPSI / DFA, 2012 (http://www.supsi.ch/dfa/ricerca/progetti/in-evidenza/cittadini-a-scuola-per-esserlo-nella-societ-, url consultata il 7 febbraio 2020). Per una sintesi: J. Marcionetti, P. Origoni, M. Donati, Civica e cittadinanza: cittadini a scuola per esserlo anche nella società, in Scuola Ticinese 310, Anno XLI, Serie III, Maggio-giugno 2012, pp.5-8 (https://edudoc.ch/record/107920/files/ST310.pdf, url consultata il 7 febbraio 2020).
[13] Piano di Studio di Storia ed Educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia, Repubblica e Cantone Ticino, Bellinzona, 2018, p.12.
[14] https://scuolalab.edu.ti.ch, url consultata il 7 febbraio 2020.
[15] https://scuolalab.edu.ti.ch/materialididattici/Pagine/Solo-un-gioco-Percorso-didattico.aspx, in https://scuolalab.edu.ti.ch, url consultata il 7 febbraio 2020.
[16] https://scuolalab.edu.ti.ch/materialididattici/Pagine/La-democrazia-un-concetto-molto-antico.aspx, in https://scuolalab.edu.ti.ch, url consultata il 7 febbraio 2020.
[17] Cfr. G. Wiggins, J. McTighe, Fare progettazione – La “teoria” di un percorso didattico per la comprensione significativa, LAS, Roma, 2004
[18] Si vedano in merito ad esempio M. Chiais, La propaganda nella storia – Strategie di potere dall’antichità ai nostri giorni, Lupetti, Milano, 2010 e D. Colon, Propagande – La manipulation de masse dans le monde contemporain, Belin, Parigi, 2019.
[19] La saggistica politologica in merito è stata particolarmente prolifica negli ultimi anni. Si vedano ad esempio il classico di C. Crouch, Postdemocrazia, Laterza, Roma-Bari, 2003 (ed. or. 2000); M. Salvadori, Democrazie senza democrazia, Laterza, Roma-Bari, 2009; D. Van Reybrouck, Contro le elezioni – Perché votare non è più democratico, Feltrinelli, Milano, 2015 (ed. or. 2013), che esorta a tenere in debita considerazione la possibilità di introdurre nei sistemi politici contemporanei elementi cleroteriani, ovvero l’estrazione a sorte per alcune cariche politiche; M. Calise, La democrazia del leader, Laterza, Roma-Bari, 2016; E. Gentile, In democrazia il popolo è sempre sovrano: falso! e Il capo e la folla – La genesi della democrazia recitativa, Laterza, Roma-Bari, 2016; F. Nicodemo, Disinformazia, Marsilio Nodi, Venezia, 2017; T. Nichols, La conoscenza e i suoi nemici, LUISS, Roma, 2017 (ed. or. 2017) che rende attenti ai pericoli della disintermediazione nell’ambito della società dell’informazione; P. Ory, Peuple souvrain – De la révolution populaire à la radicalité populiste, Gallimard, Parigi, 2017; D. Reynié (a cura di), Où va la démocratie?, Plon, Parigi, 2017; J. Brennan, Contro la democrazia, LUISS, Roma, 2018 (ed. or. 2016) che invita all’esplorazione di meccanismi di elezione con valenza epistocratica; I. Diamanti, M. Lazar, Popolocrazia, La metamorfosi delle nostre democrazie, Laterza, Roma-Bari, 2018; P. Odifreddi, La democrazia non esiste, Rizzoli, Milano, 2018; F. Gros, Désobéir, Flammarion, Parigi, 2019 con un’accurata analisi filosofica della disobbedienza civile.
[20] https://scuolalab.edu.ti.ch/materialididattici/Pagine/Prendi-l-iniziativa-Proposta-per-una-giornata-progetto.aspx, url consultata il 7 febbraio 2020.
[21] La vicenda è narrata in sette libri, il primo dei quali è F.Geda, M. Magnone, I fuochi di Tegel, Milano, Mondadori, 2015.
[22] La figura dell’esperto di materia è prevista dall’articolo 11 della Legge della scuola del 1990. Il Regolamento della scuola media del 2018 (art.9.1) assegna agli esperti di materia lo svolgimento di compiti di consulenza e vigilanza scientifica e didattica dei docenti; di coordinamento e valutazione dell’insegnamento disciplinare sul piano cantonale, anche in relazione ai piani di studio; di promovimento dell’innovazione nei metodi e mezzi didattici;
di organizzazione di iniziative di formazione continua.