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Insegnare storia in Estonia. In bilico tra identità nazionale e storia europea

Insegnare storia in Estonia. In bilico tra identità nazionale e storia europea
Abstract

Nel convegno dell’associazione degli insegnanti di storia dell’Estonia si parla della storia d’Europa nel periodo tra le due guerra e del rapporto tra storie nazionali, storie locali e storia europea. Il Convegno ha dimostrato come una piccola nazione possa costruire un suo curricolo guardando alla storia d’Europa e come l’attività di coordinamento e di aggiornamento dei docenti sia vista con attenzione non solo da parte delle amministrazioni scolastica.

In bilico tra identità nazionale e storia europea

Le giovani repubbliche Baltiche hanno investito molto negli ultimi anni nel campo dell’istruzione, ritenendo che fosse uno degli obiettivi strategici per lo sviluppo dei loro Paesi. In questo sforzo sono compresi i seminari di aggiornamento per docenti, con un duplice scopo. Da una parte, la ricodificazione delle metodologie e dei contenuti, ma dall’altra un’apertura all’Europa: un’azione quanto mai opportuna per una piccola nazione che ha dovuto costruire la propria identità con un forte radicamento territoriale, in contrapposizione con il mondo slavo/russo, ma dovendo anche ammettere i diversi apporti dall’esterno: evidenti nella fondazione della nazione e della stessa capitale, Tallinn, città della lega anseatica.

Questo è stato uno dei temi del VII Congresso dell’Associazione degli insegnanti di Storia ed Educazione Civica dell’Estonia, tenutosi il 18 settembre 2017 presso la Scuola Secondaria di Scienze di Tallinn. Il Congresso è stato organizzato non solo dall’Associazione, ma anche dall’Istituto dei Diritti Umani estone che è una diretta emanazione del Ministero della Giustizia, a dimostrazione che il lavoro scolastico non resta isolato al semplice ambito del Ministero dell’Istruzione ma, come si dovrebbe fare in una interazione attiva di formazione dei propri cittadini, anche altre istituzioni politiche partecipano ai processi concernenti l’educazione.

Nella sua introduzione, Madis Somelar, il docente organizzatore del Convegno, ha spiegato come l’insegnamento della storia in Estonia sia fondamentale nel curricolo nazionale dal momento che contempla ben sei corsi obbligatori nel corso della scuola (più di quelli previsti per la matematica). Tutti questo è comprensibile in un contesto in cui si dà grande spazio alla formazione della cittadinanza, come enunciato nei programmi dell’area sociale per la scuola secondaria (che possono essere consultati in inglese a http://www.hm.ee/en/national-curricula-2014).

Russia, Polonia e Finlandia

Il Direttore dell’Istituto dei Diritti Umani, Vootele Hansen, ha poi parlato di Diritti Umani e Rivoluzione Russa. In una sessione che cade nel centenario della Rivoluzione era d’obbligo parlare di questo evento. Ovviamente gli estoni (che sono stati oppressi dal regime russo dopo l’invasione del 1940) danno molta attenzione alle enunciazioni che i bolscevichi hanno fatto sui diritti dell’uomo, mostrandone le ambiguità sin dai tempi di Lenin e l’incerta adesione alla Dichiarazione dell’ONU del 1949, peraltro sistematicamente violata almeno per quanto riguarda la libertà di pensiero e di associazionismo politico. Come ausilio didattico, strettamente collegato alla relazione, l’Istituto ha preparato una mostra fatta di più di 20 pannelli che affronta l’argomento e che può essere esposta nelle scuole (tale mostra è anche consultabile online sul sito in lingua inglese a http://naitused.humanrightsestonia.ee/soviet/en/). Lo scopo dichiarato della mostra  è quello di favorire la costruzione della cittadinanza attiva, attraverso la conoscenza dei fatti storici.

Due relazioni di docenti dell’associazione Euroclio hanno tentato di collegare il curricolo estone a quello degli altri paesi europei. La prima relazione è stata tenuta da Jacek Staniszewski, Dirigente scolastico di una scuola superiore polacca e docente di storia, che ha parlato della narrazione che si fa della storia polacca nel periodo tra le due guerre nei libri di testo del suo Paese. Ha mostrato quanto sia difficile parlare di Polonia come di un’entità unica, dal momento che i confini del territorio polacco sono stati continuamente modificati in età moderna e contemproanea. Allo stesso tempo la narrazione che viene fuori dai libri di testo mostra una Polonia profondamente divisa nelle scelte. Da una parte vi sono i testi (ed anche le riviste divulgative di storia) che cercano di dare l’idea di una grande Polonia (rievocando i tempi del Granducato Polacco/Lituano), dall’altro non mancano i testi che cercano di dare un’impronta critica alla storia nazionale. Per Staniszewski è importante nella formazione dei giovani studenti creare una mentalità autonoma che sia capace di prendere le distanze dalla divulgazione e dalla cosiddetta public history: un problema che, a ben vedere, non riguarda la sola Polonia.

La seconda relazione è stata dedicata alla Finlandia ed alla sua storia. Niina Väntänen si è soffermata sulla situazione in Finlandia a partire dagli anni ’20 del secolo scorso. Il Paese scandinavo (forse anche in reazione alla Rivoluzione Russa) ha vissuto, allora, una fase in cui gruppi appartenenti ai ceti piccoli-borghesi della periferia lapponee hanno cercato di fare una marcia su Helsinki nel 1929, sul modello del fascismo italiano, fallita per il richiamo alla legalità da parte di un Presidente conservatore. Le vicende finlandesi costituiscono, in effetti, uno dei tanti episodi che fanno parte della diffusione in Europa del modello fascista italiano.

Evelin Tamm, pedagogista estone che lavora in Svezia, ha parlato del suffragio femminile in Estonia sottolineando il fatto che l’indipendenza estone ha portato come sua conseguenza il suffragio universale illimitato anche alle donne. Nella relazione è stata fatta una rapida rassegna di alcune delle figure femminili estoni chiave dell’epoca che potevano essere paragonate alle suffragette delle altre parti di Europa. La Tamm ha anche cercato di mostrare come i ritratti delle donne che hanno dato il loro contributo al protofemminismo estone possono diventare studi paradigmatici all’interno di una classe, attraverso la lettura di fonti dirette sull’argomento.

Laboratori di storia europei

I lavoro del Convegno sono continuati nel pomeriggio con due sezioni di workshop che presentavano un ampio spettro di scelte, su sei sezioni parallele, sull’insegnamento della storia storia nelle diverse nazioni europee, soffermandosi sul periodo tra le due guerre. I workshop investivano una buona parte delle nazioni europee, andando dal Portogallo sino alla Finlandia e alla Lettonia. Nel caso del workshop sulla Germania (da me seguito) e quello sull’Italia (da me condotto) si è cercato di far comprendere quale fosse la periodizzazione, come si impostasse il lavoro in classe (il collega tedesco ha parlato di come iniziare la lezione sulla formazione della Repubblica di Weimar), quanto spazio sia dedicato nei manuali all’argomento (nel caso dell’Italia il ventennio fascista), quali siano le principali idee storiografiche che sottostanno alla manualistica e quali sono stati i cambiamenti del curricolo nella scuola del dopoguerra. Pur non avendo la possibilità di fare delle esercitazioni pratiche vi è stato un utile dibattito sulle differenze tra i vari curricoli. I workshop, infatti, se da una parte hanno mostrato l’ampia varietà dell’offerta formativa in storia presente nel nostro continente, dall’altra hanno evidenziato quanto sia ancora lunga la strada per un curricolo di storia europea unico.

Il Convegno si è concluso in una seduta plenaria in cui il rappresentante dei genitori dell’istituto ospitante ha parlato di quali sono le possibilità che l’educazione alla cittadinanza può avere per la formazione dei moderni cittadini e come sia indispensabile sostenere proprio per questo motivo una formazione storica di base. Il coinvolgimento della componente dei genitori, oltre che degli studenti dell’istituto che hanno assistito a tutti i lavori del Convegno, dimostra l’interesse diffuso per queste problematiche ed anche la costante interazione tra le varie componenti della scuola.

L’Estonia è un Paese relativamente piccolo, con un’ottima capacità organizzativa, Riesce (forse più facilmente di quanto si possa fare in Italia) a coordinare gli insegnanti della disciplina. La sua associazione di insegnanti di storia ha un respiro europeo, che le permette di affrontare criticamente la questione dell’identità nazionale. Nonostante il tentativo estone di costruire una propria identità autonoma e l’impegno politico per realizzarla, non si dimentica che la storia del Paese è all’interno di una dinamica molto più ampia. Una obiezione che potrebbe essere mossa è quella che, nell’impostazione del convegno (ed anche del curriculum) l’orizzonte europeo non viene praticamente mai superato, a scapito quindi di una prospettiva di storia mondiale. Infine, ci sembra utile mettere in rilievo la buona sinergia tra le istituzioni: il convegno degli insegnanti di storia non è solo di pertinenza del ministero di competenza, ma anche di altre istituzioni che collaborano attivamente alla formazione dei docenti, proprio perché si ravvisa l’importanza della storia nella formazione di un cittadino di uno stato moder