L’alternanza scuola-lavoro come strumento didattico
Impressioni da un’esperienza realizzata in un istituto culturale
Abstract
Un’esperienza di alternanza scuola-lavoro presso l’Istituto storico Grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea associato alla rete INSMLI, è occasione di riflessione che disegna nuove prospettive e pone interrogativi circa uno strumento didattico sempre più diffuso da inserire organicamente nelle programmazioni del secondo ciclo di istruzione.
Indice
- L’alternanza scuola-lavoro: perché?
- Nuovi orizzonti per l’alternanza scuola-lavoro oggi
- Il progetto di alternanza scuola-lavoro: “Riqualificazione della mura di Grosseto”, un problema della città
- Come i ragazzi partecipano alle attività di studio-lavoro
- La seconda fase del progetto e il contributo dell’ISGREC
- I luoghi per apprendere il “lavoro culturale”
- Il punto di vista dei docenti coinvolti
- Il punto di vista dei ragazzi
- Analisi dei problemi: l’organizzazione
- A chi consigliarlo
L’alternanza scuola-lavoro: perchè?
L’alternanza scuola-lavoro da pratica episodica da parte di alcune scuole, è destinata a divenire uno strumento didattico sempre più organico alla programmazione, così come emerge dall’acceso dibattito intorno a “La buona scuola”. Creare dei percorsi di apprendimento che impegnino gli studenti fuori dalle aule scolastiche, all’interno di ambienti occupazionali reali, in un continuo confronto con le aziende, ma anche con altri tipi di istituzioni dove si svolgono attività lavorative, può aiutare i giovani studenti a capire le proprie attitudini e compiere scelte sempre più consapevoli.
L’alternanza può dunque diventare uno strumento su cui impostare una riflessione sulla base di esperienze reali: vedere in prospettiva l’esperienza fatta da alcune classi, come ad esempio quelle del Liceo Artistico di Grosseto, delle sue connessioni e dei suoi sviluppi futuri, può essere un utile passaggio per comprenderne criticità ed elementi positivi.
Ciò è vero soprattutto se si considera l’alternanza scuola-lavoro uno strumento per avvicinare due mondi che in Italia sembrano da sempre appartenere a universi paralleli. Infatti anche il quadro normativo di riferimento1 ci restituisce, nella dinamica storica degli ultimi decenni, quello che è un lungo tentativo di integrare e di far comunicare tra loro queste due realtà.
Inizialmente sembra che l’interesse sia stato puntato quasi in esclusiva sugli istituti tecnici ed ancor più sui professionali, mentre progressivamente anche il mondo dei licei, da sempre in Italia considerato il regno del sapere teorico alto, vocato alla formazione delle classi dirigenti e necessaria premessa agli studi universitari, viene coinvolto in questa nuova e moderna forma di “apprendistato”2.
Nuovi orizzonti per l’alternanza scuola-lavoro oggi
A fondamento della centralità del lavoro nel nostro sistema di valori e di norme c’è il primo articolo della Costituzione della Repubblica. Ma il tema del lavoro ha assunto in anni recenti il carattere di un’emergenza democratica: la crisi economica è tanto profonda da oscurare le prospettive di piena realizzazione umana e professionale delle nuove generazioni. È utile, in un contesto di questa natura, ripensare istruzione e formazione con un’attenzione più forte alla cultura del lavoro, anche in termini pratici. Dagli anni Novanta ad oggi si è cercato progressivamente di perfezionare, limare, regolare e promuovere questo difficile rapporto tra teoria e pratica, tra il sapere e il fare, tra il pensiero e la realtà fenomenica della società e dell’economia, fino alla recente proposta di rendere pratica “normale”, non più episodica su base volontaria, l’alternanza almeno per gli istituti tecnici e professionali, come si legge nel cap. 5 del documento ministeriale “La buona scuola” (dal titolo eloquente “Fondata sul lavoro”), recentemente approvato dal Parlamento ( Legge 13 luglio 2015, n.107)
Che gli enunciati programmatici contengano l’intenzione di dare una prospettiva più ampia a questa importante innovazione è dimostrato da Decreti Direttoriali che prevedono la formazione anche per insegnanti dei licei3. Complessivamente si è in presenza di un’innovazione che implica notevoli oneri economici: la previsione di spesa, se si vorrà introdurre l’obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro negli Istituti tecnici e professionali, è di cento euro per ogni studente.
Non mancano eccellenze di istituti scolastici che hanno una relazione strutturale forte con il mondo del lavoro, soprattutto in realtà in cui esistono tradizioni professionali importanti, di carattere artigianale o industriale. Esiste poi anche una casistica di sperimentazioni di elevata qualità, di scuole che hanno saputo creare un rapporto autentico con la realtà del lavoro, coniugandolo e declinandolo a seconda delle varie istanze e delle reali possibilità.
Estendere la concreta relazione con il mondo del lavoro fino a generalizzarla a tutti gli indirizzi non ha una diretta connessione con le soluzioni, divenute urgentissime, alla grave patologia del sistema economico italiano attuale con una disoccupazione giovanile tra le più elevate in Europa. Ma è altrettanto certo che può giungere un contributo alla cultura del lavoro e alla consapevolezza delle dinamiche reali del mondo del lavoro dalla sperimentazione di sempre nuove forme di didattica, che facciano “entrare in aula” la realtà economico-sociale e le professioni dei territori in cui vivono le nuove generazioni.
Il progetto di alternanza scuola-lavoro: “Riqualificazione della mura di Grosseto”, un problema della città
Pensare al rapporto col mondo del lavoro significa pensare sì alla fabbrica o alla piccola impresa artigianale, luoghi privilegiati di esperienze efficaci realizzate, ma è interessante verificare che in questa fase si sta guardando anche a settori e profili professionali d’altro tipo, per esempio legati al mondo della cultura. Due esperienze hanno coinvolto L’Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea: una con il Liceo Scientifico “G. Marconi” (con un piccolo gruppo di studenti impegnati nell’apprendimento delle competenze del bibliotecario e nella pratica di alcune tra le operazioni richieste a chi lavora con i libri), l’altra, più significativa per durata e impatto, con il Liceo Artistico “L. Bianciardi”. Il tema era quello di definire un progetto utile a garantire la tutela e la valorizzazione di un bene culturale (la cinta muraria grossetana) in stato di degrado. Il programma, ambizioso nelle intenzioni, ma non irrealistico visti gli esiti dell’ottimo lavoro della scuola, era offrire il contributo degli studenti a pensare strumenti e modi per la riqualificazione.
Il Liceo Artistico stava già sperimentando da alcuni anni un percorso su questa tematica molto importante e delicata per la città. Per Grosseto, capoluogo di provincia che non emerge nella Toscana dei municipia carichi di storia e monumenti, ha un valore speciale la presenza di un circuito difensivo cinquecentesco quasi integro e di grande impatto che racchiude il piccolo centro storico della città e che, da sempre, ha condizionato lo strutturarsi della crescita urbanistica e della formulazione dei vari piani regolatori.
Le Mura, costituendo in passato una cesura tra dentro e fuori, tra città e non-città, tra realtà urbana e realtà agricola, in epoca contemporanea sono sempre più percepite come limite, ostacolo, inciampo allo sviluppo delle vie di comunicazione, alla crescita e al passaggio dal passato al futuro, alla modernità, allo sviluppo, nel desolante e progressivo svuotamento del centro storico di servizi e realtà abitative.
Le Mura da sempre costituiscono una difficile palestra per le diverse amministrazioni in cui allenare le proprie capacità organizzative degli spazi urbani. In effetti le mura di Grosseto sono un nodo problematico per cittadini e amministratori, una presenza familiare ma difficile, che per vecchie e nuove generazioni rappresenta un luogo simbolico ed identitario forte. Negli ultimi decenni, poi, nonostante i vari interventi di recupero architettonico, i possenti bastioni terrapienati hanno subito un innegabile degrado, dovuto a cedimenti strutturali e anche alla scarsa sensibilità degli stessi giovani cittadini non adeguatamente educati al rispetto dei monumenti, che le hanno segnate con graffiti e scritte di ogni tipo.
Come i ragazzi partecipano alle attività di studio-lavoro
I ragazzi hanno raccolto la sfida e dato forma a un percorso di riscoperta della città. Lo documenta la mostra “I giovani per le Mura”4, che ripercorre in maniera eloquente quello che è stato fino ad ora il lavoro, suddiviso in diverse fasi e concepito come work in progress da implementare e sviluppare nella previsione di una durata triennale.
Un ponte che unisce il Bastione Rimembranza e il Bastione Garibaldi, studio di fattibilità, Classe IV A anno scolastico 2013/2014
In una prima fase5 l’obiettivo era di realizzare uno percorso sulla riqualificazione delle Mura Medicee attraverso un approccio storico al monumento, e grazie alla collaborazione con tecnici esperti si è concretizzato con l’elaborazione da parte dei ragazzi di tesine multimediali. Essi poi hanno preparato un questionario da sottoporre alla cittadinanza sul futuro utilizzo possibile del monumento, pubblicato in una pagina Facebook appositamente creata6.
Recupero del Bastione Cavallerizza, relazione, Classe IV A anno scolastico 2013/2014
Durante lo stage i venti ragazzi della 3A Architettura sono stati divisi in sei gruppi, quanti i Bastioni delle Mura, e hanno potuto elaborare varie tavole grafiche sullo studio dello stato di fatto, alternando il lavoro negli uffici del comune con i sopralluoghi, per fotografare, misurare e catalogare. Dallo studio dello stato attuale dei Bastioni i ragazzi hanno ipotizzato anche possibili interventi di riqualificazione: dalla semplice manutenzione all’illuminazione, fino all’ideazione di serre, orti botanici, luoghi d’incontro per i giovani ed addirittura un ponte per ricollegare i due Bastioni Rimembranza e Garibaldi, separati da guasti ottocenteschi.
Hanno studiato le mura, la loro storia e hanno progettato il futuro della struttura e delle sue parti, lavorando a gruppi sui singoli bastoni. Sono nati progetti come il ponte e i brevetti per gli arredi urbani.
Uno di questi brevetti, il posacenere Fiorispetto disegnato dalle allieve Nicoletta Rosadini e Lisa Griffoni, è stato prodotto dalla ditta “Ghise artistiche toscane”.
La seconda fase del progetto e il contributo dell’ISGREC
Nella seconda fase del progetto7 si è aggiunto ai partner l’ISGREC che per due settimane ha ospitato una quindicina di ragazzi con cui ha realizzato un percorso di studio delle fonti della storia del monumento, concepito come atto preliminare ad un qualsiasi restauro architettonico di strutture storiche. L’ISGREC, in qualità di istituto culturale cui è affidato il compito di conservare e diffondere le memorie della contemporaneità, conserva nella sua biblioteca, in emeroteca e nell’archivio, documentazione di vario genere relativa alla storia dell’evoluzione urbanistica della città. Nel tempo, corsi di aggiornamento, convegni e ricerche hanno messo a frutto l’uso di questi materiali, prodotto conoscenze e dato luogo a una diffusione di elaborazioni dei dati e delle interpretazioni storiche che ne sono derivate.
Grazie alla collaborazione con vari soggetti, in ambiti disciplinari diversi, ma complementari, si sono potute sedimentare nell’ISGREC nuove conoscenze, frutto dell’incrocio tra i differenti punti di vista disciplinari. Lo sguardo del sociologo urbano e dell’architetto specialista di urbanistica, quello dell’appartenente alla categoria degli industriali delle costruzioni, hanno in tempi recenti dato un contributo di esperienze preziose. C’è stata quindi occasione di studiare la toponomastica, analizzare la demografia e le migrazioni, ricostruire le cesure storiche intervenute nei tempi lunghissimi della vita di Grosseto. Le Mura Medicee naturalmente sono specchio di alcune funzioni, la cui diversificazione è espressione del mutamento dello stato di cose, economico e demografico, politico e socio-culturale della città.
Il lavoro svolto presso l’ISGREC dalla Classe III A, anno scolastico 2013/2014
I luoghi per apprendere il “lavoro culturale”
Gli aspetti da rilevare in questa fase rendono quest’esperienza meritevole di una riflessione sui numerosissimi spazi che l’introduzione su vasta scala di percorsi scuola-lavoro può aprire, oltre il coinvolgimento di imprese propriamente dette e dei profili professionali tradizionalmente e più di frequente presi in considerazione dalle esperienze di istituti tecnici e professionali. Scegliere un istituto storico per un progetto di alternanza crea in effetti una relazione con il mondo della cultura che può anche far pensare lo studio in una relazione immediata con l’operatività.
Otium e negotium come nel lavoro “a tavolino”: la conoscenza storica, l’immaginazione, l’apprezzamento per il valore estetico, in un contesto tutt’altro che teorico, ma di applicazione a un progetto molto concreto, capace di produrre effetti a molti livelli: la bellezza, la fruizione dei concittadini, l’attrattività per il turismo.
Parallelamente, per gli stessi istituti culturali che accettano di misurarsi con questo tipo di esperienze, possono aprirsi prospettive innovative e scenari inediti. Questo vale per gli istituti storici, ma anche per altre istituzioni culturali: musei, biblioteche, archivi, luoghi della cultura numerosi e tanto ricchi di potenzialità da sviluppare, quanto poveri di risorse utili a introdurre innovazioni.
Esperienze come queste producono un tipo particolare di risorse: se sono motivati, i ragazzi riescono a introdurre freschezza ed entusiasmo e contribuire a mutare il clima di ambienti poco frequentati e molto tradizionali, in più fa guadagnare visibilità. Per i ragazzi è un modo per conoscere più a fondo caratteristiche e problemi legati alla gestione e alla comunicazione della cultura, coinvolgendoli operativamente e maturando in loro quella comprensione della complessità del patrimonio culturale italiano che costituisce la premessa necessaria per la sua tutela e piena valorizzazione nel futuro, per una fruizione sempre più condivisa e democratica.
Quello che si può trarre da quest’esperienza è che si è in presenza di un crocevia di esperienze e di potenziali arricchimenti: per i ragazzi e la scuola, per le “imprese” ospitanti, per la società, che ha bisogno di cittadini che si misurino con la complessità.
Il bagaglio di conoscenze e la mole di materiali raccolti e prodotti dai ragazzi nell’ambito del lavoro pluriennale svolto con l’ISGREC ha costituito la premessa per la sperimentazione didattica tuttora in corso con gli esperti di Mnemosine, della la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, volta all’utilizzo delle tecnologie digitali e alla ricerca di nuove forme per la comunicazione della cultura storica e artistica.
Il punto di vista dei docenti coinvolti
Alcune opinioni e valutazioni dei docenti8 partecipanti a vario titolo al progetto, si possono ritenere molto significative.
I risultati conseguiti sono stati possibili grazie ad un lavoro di squadra sviluppato attraverso la strutturazione di attività plurime, la consultazione di fonti diverse che ha fornito prospettive complementari, contribuendo alla gestione della complessità del progetto.
Significative le parole di Marcella Parisi, una delle docenti: “L’ esperienza formativa a cui in particolare la classe 3 A dell’indirizzo Architettura del Liceo Artistico L. Bianciardi ha partecipato in collaborazione con l’ISGREC di Grosseto, fa parte delle attività di Alternanza Scuola-Lavoro che, ormai da tempo, si svolgono nella scuola italiana e, nello specifico, negli indirizzi liceali. Da pochi anni gli studenti dei licei, come già i colleghi dei tecnici e professionali, si confrontano con il mondo del lavoro e della ricerca, prendendo parte a iniziative che favoriscono una formazione quanto più possibile vicina alla realtà produttiva. La 3 A Architettura ha svolto quindici giorni di stage presso l’ISGREC, dove, affiancata dallo staff di studiosi e ricercatori in organico all’Istituto, ha approfondito l’aspetto storico delle mura di Grosseto, acquisendo e sviluppando competenze per l’apprendimento della storia attraverso la lettura e lo studio delle fonti, con un approccio scientifico verso la disciplina. Ciò che ha permesso ai ragazzi di testare la professione del ricercatore, riuscendo a dare valore aggiunto allo studio della storia che svolgono in classe quotidianamente. Lo stage ha anche dato loro facoltà di acquisire competenze storico-artistiche tali da farli partecipare in modo attivo al Convegno Nazionale delle delegazioni giovanili della Società Dante Alighieri, che si è svolto a Grosseto nel mese di maggio. In quella occasione, in veste di giovani ciceroni, hanno accompagnando i partecipanti al convegno nella visita del più importante monumento cittadino, mettendo a frutto l’esperienza di ricerca svolta e raggiungendo la nuova consapevolezza di essere diventati portavoce della storia e del significato civico che questo implica”.
Il punto di vista dei ragazzi
Tuttavia per comprendere ancora più a fondo come sia difficile riuscire a coniugare la scuola, caratterizzata da ritmi e modi di operare propri, con il mondo diverso ed eterogeneo del lavoro, vale la pena riportare alcuni pareri dei ragazzi. Per capire meglio il loro pensiero è’ stato loro rivolto un semplice questionario strutturato in pochi quesiti aperti per dare modo a tutti di elaborare una riflessione il più possibile sincera, utile per la programmazione del lavoro ancora da compiere, ma anche spunto di riflessione per tutti coloro che intendano intraprendere un percorso simile in altri contesti territoriali.
E stato chiesto di esprimere una valutazione globale sul valore dell’esperienza, di compiere una considerazione generale sulla sua validità in termini di coinvolgimento e apprendimento; di coglierne aspetti positivi e negativi, motivando ovviamente il giudizio, di rilevarne i risultati ottenuti in termini di spendibilità, infine, se consigliare una simile esperienza o meno ai propri coetanei partendo da una riflessione sul modo in cui i ragazzi parlano tra loro dell’esperienza.
In generale è stato riconosciuto un valore aggiunto all’esperienza: “Perché consente di acquisire conoscenze che all’interno della realtà scolastica non vengono approfondite”, soprattutto “perchè ci si avvicina maggiormente alla realtà lavorativa e si trattano argomenti che di solito a scuola non si affrontano”.
Il mondo del lavoro ha suoi tempi e regole che gli studenti hanno sperimentato, soprattutto è stato apprezzato il saper “gestire un lavoro e un progetto di gruppo” e la presenza di “un forte scambio di idee e competenze, nato dalla suddivisione dei compiti da svolgere e dall’organizzazione del lavoro.”
Inoltre fondamentale la considerazione che “per noi ragazzi si può dire sia stata un’attività che ha dato modo di confrontare i nostri pensieri e unirli in un solo progetto, ha dato modo di imparare e conoscere metodi differenti ma soprattutto specifici alla realizzazione di tale progetto, venendo a conoscenza anche di normative e complessità amministrative che non sempre nell’ambito scolastico riusciamo a cogliere.”
Analisi dei problemi: l’organizzazione
I problemi legati all’organizzazione sono ricorrenti nell’analisi degli aspetti negativi, come il fatto che i ragazzi “qualche volta si sono ritrovati spaesati e poco guidati” oppure hanno riscontrato “un’assenza di tempo che ci ha costretto a fare le cose in fretta” e ancora: “il poco tempo a disposizione per tutto quel lavoro e secondo me anche lezioni inutili su cose che non ci sono servite per lo svolgimento del progetto”.
Alcuni ragazzi hanno lamentato la mancanza di spazi adeguati e di attrezzature consone allo svolgimento dei compiti assegnati: “come aspetto negativo ho riscontrato la mancanza di uno posto appositamente adibito all’alternanza e questo ha fatto nascere svariati problemi, come la mancanza di spazio per lavorare, se non, spesse volte, la mancanza stessa di materiale”.
Alcuni ragazzi giunti al terzo anno lamentano la ripetitività del progetto, ma, emblematica nell’analisi delle criticità, è la segnalazione di una “mancanza di un bilanciamento tra l’aspetto teorico e quello pratico”, sul quale forse vale la pena ancora di lavorare sul piano della programmazione.
A chi consigliarlo
Gli studenti consiglierebbero un progetto simile come arricchimento, “per avere una visione più ampia oltre a quella scolastica”, dal momento che “insegna a lavorare in gruppo, a organizzarsi e poi ti fa mettere in pratica tutto ciò che sai”.
Interessante l’osservazione del valore formativo in termini sia di crescita personale che di crescita relazionale. Come rileva una ragazza di 5°: “Consiglierei ad un mio coetaneo l’alternanza poiché ti forma sia caratterialmente, dovendo esporre i tuoi lavori e parlare in pubblico, sia culturalmente, apprendendo nuove cose e in più fa credito (cosa da non sottovalutare). Inoltre ti permette di fare conoscenze che potrebbero dimostrarsi utili in futuro”.
Per concludere si riporta un’opinione significativa: “l’alternanza scuola- lavoro è un’attività che consiglierei a chiunque proprio perché è una novità che offre numerosi aspetti positivi che farà poi parte di un curriculum futuro, coinvolge e insegna metodi a volte del tutto nuovi. È inoltre un’esperienza per confrontarsi sia con i coetanei che con tecnici specializzati nei loro ambiti lavorativi”.
Note:
1 Per un quadro normativo di massima si vedano: Art. 18 della Legge n. 196/1997: Norme in materia di promozione dell’occupazione; il D.M. n. 142/1998: Regolamento recante norme di attuazione dei principi e dei criteri di cui all’art. 18 della Legge n. 196/1997 ; Circolare Ministero del Lavoro n. 92 del 15 luglio 1998; Artt. 3 e 4 della Legge n. 53/2003: Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale; D. LGS. 77/2005: Definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola lavoro, a norma dell’art. 4 della Legge 53/2003; Estratto D. LGS. 81/2008 sulle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro; D.M. prot.n. 28 / 0005408 / 1.44.10 del 5 giugno 2014 recante le norme per l’avvio del programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di II grado per il triennio 2014/2016, ai sensi dell’art. 8 bis del decreto – legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128. Per maggiori dettagli cfr. http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dg-ifts/area-alternanza-scuola-lavoro
2 Utile per impostare un progetto di alternanza inserito all’interno di una programmazione didattica, il volume: Brigida M, Degli Esposti A, Lombardo F. 1992, L’alternanza studio-lavoro.Progettazione e gestione di un percorso didattico, Bologna: Zanichelli. ma anche: Bozzi L., Gallotta A. 2005, Alternanza scuola-lavoro. Un modello di apprendimento, Milano: Franco Angeli; Zuccaro A. 2013, Alternanza scuola-lavoro. Analisi dei modelli e indicazioni per la progettazione, Trento: Erickson.
3 D.D. 761 del 20 ottobre 2014 che prevede erogazione di fondi per il finanziamento dei progetti innovativi di alternanza scuola-lavoro; D.D. 832 del 4 novembre 2014 che prevede fondi per progetti formativi finalizzati ad accrescere le competenze dei docenti dei licei, degli istituti tecnici e professionali in merito ai percorsi di alternanza scuola-lavoro.
4 La mostra “I giovani per le Mura” a cura di Marta Rabagli, insegnante di discipline architettoniche tutor del progetto, si è tenuta alle Casette cinquecentesche dal 20 al 25 settembre 2014 all’interno della manifestazione “La città visibile 2014. la Maremma idee di bellezza”
5 Durante la Prima fase, anno scolastico 2012-2013 è stata coinvolta la Classe 3A del Liceo Artistico “L. Bianciardi” indirizzo Architettura e Ambiente, come ci spiega la Professoressa Marta Rabagli tutor del progetto. Qui è stata messa in atto una stretta collaborazione con l’Ordine degli architetti, soprattutto con il suo presidente, Pietro Pettini, che ha tenuto lezioni ed ha accompagnato i ragazzi attraverso unpercorso storico-architettonico.
7 La seconda fase, anno scolastico 2013-2014 ha visto cil coinvolgimento oltre alla 4A anche della 3A del Liceo artistico. I ragazzi, divisi in gruppi, hanno cintinuato il lavoro presso il Comune, Settore gestione del Territorio (ufficio Pianificazione urbanistica) il settore LL.PP.(uff. Manutenzione), guidati dall’Architetto Rossana Chionzini e presso l’Ordine degli Architetti della Provincia coadiuvati dallo stesso Presidente dell’Ordine, arch. Pietro Pettini
8 Marta Rabagli docente di discipline architettoniche, in qualità di tutor del progetto nonché sua prima autrice e promotrice, Marcella Parisi, docente di Storia dell’arte delle classi coinvolte.