Tante facce, un unico autore : guida ai kit didattici del Centro Internazionale di Studi Primo Levi
La home page del sito del Centro studi Primo Levi
Abstract
Dall’inizio del mese di marzo 2020 è online il nuovo portale del Centro Studi Primo Levi, risultato di un lungo lavoro di progettazione e sviluppo che ha visto impegnati lo staff del Centro e quello di Ars Media, Agenzia di comunicazione, graphic e web design attiva a Torino dal 1989. Fra le tante innovazioni introdotte, si segnala in particolare la sezione per la didattica e la ricerca, pensata espressamente per favorire il dialogo fra il mondo scolastico e i servizi didattici del Centro. Ai docenti che desiderano accedere ai servizi forniti è richiesta una semplice registrazione al sito (www.primolevi.it/user/register) che permette loro non solo di avere accesso ai materiali didattici, ma anche di proporre le unità didattiche e gli strumenti di lavoro sulla figura e l’opera di Levi che hanno realizzato nelle loro classi.
Questi materiali, caricati sulla Bacheca (www.primolevi.it/it/didattica/bacheca) costituiscono lo spazio online dedicato allo scambio con e tra i docenti. La Bacheca garantisce un contatto e un confronto concreto sui temi fra la scuola e i servizi didattici del Centro Studi e aspira a diventare un laboratorio permanente di idee e di ricerca didattica sullo scrittore.
Nell’articolo vi presentiamo una proposta di alcuni kit didattici a disposizione dei docenti.
Le caratteristiche dei kit didattici nel nuovo sito del Centro Internazionale di Studi Primo Levi
All’interno della sezione intitolata Didattica e Ricerca il Centro Studi mette a disposizione gratuitamente alcuni kit che consentono di esplorare aspetti ancora poco noti della produzione di Primo Levi o di affrontare da prospettive originali i temi maggiormente dibattuti nelle aule scolastiche.[1] Tutti i kit sono strumenti “multipiattaforma” che propongono contenuti con l’ausilio di linguaggi diversi al fine di offrire agli utenti molteplici possibilità di utilizzo. Ogni kit si compone di un contributo video (o audio), che può essere fruito direttamente online o richiesto al Centro Studi, che provvede alla spedizione del DVD o del CD, e di una sezione scaricabile sotto forma di dispensa in formato pdf.
Dai dati raccolti nel tempo dal Centro Studi emerge che il primo incontro con l’opera di Levi avviene generalmente alle scuole medie o nel biennio delle scuole superiori grazie alla lettura di Se questo è un uomo[2] o La tregua (o di entrambi). Lo studio “tradizionale” dell’autore e della sua opera si collega talvolta a percorsi didattici pensati per il Giorno della Memoria.
La rassegna prende il via dall’illustrazione dei due kit Da Treblinka, da Auschwitz. Dialogo fra testimoni e La nostra lingua manca di parole. Primo Levi letto in quindici lingue, attraverso i quali il Centro Studi si rivolge proprio a quegli insegnanti – di Lettere e di Storia in primo luogo – che desiderano sia la voce di Primo Levi a parlare ai giovani dello sterminio. Le proposte didattiche quindi si inseriscono all’interno di questo orizzonte d’attesa e lo confermano attraverso la scelta dei contenuti; tuttavia parallelamente è portato avanti il tentativo di innovare la didattica dell’autore favorendo l’adozione di metodologie meno tradizionali e mettendo in campo accostamenti inediti nel mondo scolastico.
Il kit Da Treblinka, da Auschwitz. Dialogo fra testimoni
Nel 2017 il Centro Studi, in collaborazione con lo Study Center Vasilij Grossman e con il Teatro Stabile di Torino, ha affidato all’attore Valter Malosti la regia e l’interpretazione di una lettura scenica di brani tratti dal Rapporto su Auschwitz[3] di Primo Levi e Leonardo De Benedetti e da L’inferno di Treblinka[4] dello scrittore russo Vasilij Grossman. La lettura in parallelo dei due testi è stata molto apprezzata dagli insegnanti e dagli studenti delle scuole superiori di Torino che hanno assistito numerosi alla performance.
Da quell’esperienza il Centro ha deciso di mettere a punto per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado un kit composto dalla registrazione audiovisiva della lettura scenica e da tre schede di approfondimento, dedicate rispettivamente alla storia dei campi di sterminio nazisti, ai percorsi biografici di Levi e Grossman, e al confronto fra le due opere in questione. Quest’ultima scheda riporta tutti i brani di Levi-De Benedetti e di Grossman selezionati per la lettura scenica. Per facilitare la lettura e il commento, ciascun brano è preceduto da un breve “sommario” che ne individua i temi portanti.
Sebbene ancora poco conosciuto al di fuori della cerchia degli “addetti ai lavori”, il Rapporto su Auschwitz è un testo di grande potenza conoscitiva, nel quale la vita del lager è raccontata nei suoi aspetti materiali, con particolare attenzione alle malattie che colpivano i deportati e alla profilassi e al trattamento delle stesse attuati dai “servizi sanitari” del campo. Leonardo De Benedetti, medico torinese scampato ad Auschwitz-Monowitz, è il Leonardo che compare come grande amico di Levi ne La tregua. Nella primavera del 1945, quando entrambi si trovavano nel campo di Katowice sotto la custodia del Comando sovietico, i russi chiesero loro una relazione dedicata al funzionamento dei servizi sanitari di Auschwitz-Monowitz. Nelle settimane e nei mesi successivi alla Liberazione, infatti, le nazioni che avevano vinto la guerra tentarono di mettere insieme il maggior numero di testimonianze sui campi di sterminio; i medici sopravvissuti al lager potevano rivelarsi degli alleati preziosi per raggiungere questo scopo in virtù del distacco e dello spirito oggettivo richiesti dalla loro professione.
Al rientro a Torino Levi e De Benedetti depositarono una copia della relazione in italiano presso l’Ufficio storico del Comitato di Liberazione Nazionale. Il Rapporto apparve poi sul numero 47 del 24 novembre 1946 della rivista «Minerva medica», un periodico che aveva un’ampia diffusione negli ambienti scientifici di Torino e anche al di fuori dei confini cittadini. Questa versione del Rapporto è il primo resoconto sistematico sulla realtà di Auschwitz scritto da ex deportati italiani a essere pubblicato. Una volta uscito su «Minerva Medica», il Rapporto fu messo da parte e per molto tempo dimenticato. Fu poi riscoperto da Alberto Cavaglion e riproposto al pubblico nel 1991. Nel 1997 il Rapporto fu inserito nelle Opere di Levi a cura di Marco Belpoliti; da allora è stato tradotto in diversi paesi europei ed è entrato a far parte delle Opere complete di Levi edite da Einaudi nel 2016.
Nell’agosto del 1944 il grande scrittore Vasilij Grossman giunse a Treblinka al seguito dell’Armata Rossa. Il campo era stato già distrutto e smantellato dai nazisti dopo una rivolta dei prigionieri. Grossman, grazie a un’indagine fondata sulle interviste dei testimoni e dei pochi superstiti, ricostruì la storia del campo di Treblinka nel saggio intitolato Treblinskij ad (L’inferno di Treblinka), che uscì su «Znamja» nel novembre del 1944. Il reportage fu poi consegnato ai membri del collegio d’accusa al processo di Norimberga dal procuratore militare sovietico. Sarebbe, però, riduttivo ascrivere frettolosamente L’inferno di Treblinka al genere del documentario giornalistico con finalità informative. Si percepisce chiaramente l’uso esperto di strumenti propri del discorso letterario – la ricercata contrapposizione fra la natura che continua il suo corso e l’agire dei nazisti finalizzato soltanto alla distruzione: espediente narrativo in virtù del quale il narratore per un attimo crede di trovarsi in un sogno orribile – come la stessa metafora dell’inferno usata per qualificare Treblinka. Il risultato di questo lavoro sul testo è una prosa letteraria che non intacca la credibilità della cronaca, ma anzi ne dilata il potenziale conoscitivo fino a giungere a esiti che sconfinano, oltre che nel territorio della letteratura, anche in quello della speculazione filosofica.
Il kit nel suo insieme è un invito a leggere congiuntamente le opere di Primo Levi e quelle di Vasilij Grossman, autore che ha consegnato al Novecento una produzione letteraria di altissimo livello, attraversata dalla riflessione etica sulla condizione umana nei totalitarismi. Le biografie di Levi e Grossman, accostate in una scheda apposita, rivelano interessanti analogie fra i due scrittori: entrambi chimici di formazione e attenti osservatori del comportamento umano e della realtà, per le loro origini ebraiche furono coinvolti in modo diverso nello sterminio[5] e dedicarono una parte importante della loro attività alla denuncia e alla documentazione dei crimini nazisti contro gli ebrei. Nel dopoguerra Grossman collaborò con Il’ja Èrenburg alla stesura del Libro Nero, una dettagliata ricostruzione del genocidio della popolazione ebraica nei territori sovietici occupati.[6]
Il kit didattico può essere usato dagli insegnanti per mettere a confronto i rapporti su Auschwitz e Treblinka sulla base dei brani letti da Valter Malosti e riportati nella scheda, attraverso la formulazione di rilievi di tipo stilistico e contenutistico. Il metodo presupposto è intrinsecamente interdisciplinare e invita in ogni caso gli insegnanti a integrare lo studio della scrittura di testimonianza con nozioni storiche sui lager e sui contesti in cui sono maturati i due testi.
I materiali prodotti dal Centro Studi possono essere propedeutici alla realizzazione di una lettura scenica dei brani del Rapporto e di Treblinka che veda come protagonisti gli studenti. Il kit può essere quindi usato per promuovere un’azione didattica che preveda in primo luogo la partecipazione attiva degli studenti nell’organizzazione di un “evento” pubblico rivolto alla comunità scolastica nel suo complesso. L’approfondimento della biografia di Levi e di Grossman, lo studio delle loro testimonianze e degli eventi storici di cui trattano possono essere intesi come altrettanti momenti costitutivi di un laboratorio di storia e di letteratura destinato a culminare nella lettura pubblica. La visione della videoregistrazione della lettura andata in scena al Teatro Carignano diventa tappa integrante di questo percorso poiché offre indicazioni di massima sullo stile interpretativo, senza tuttavia penalizzare l’iniziativa dei singoli, insegnanti o studenti, che desiderino apportare il loro contributo nella scelta dell’accompagnamento musicale, nella disposizione dei testi, nella costruzione di un’eventuale scenografia che faccia da sfondo alla performance dei lettori.
Il kit La nostra lingua manca di parole. Primo Levi letto in quindici lingue
Il Centro Internazionale di Studi Primo Levi ha promosso in più occasioni letture multilingui di testi di Primo Levi aperte alle scuole e alla cittadinanza. Protagonisti e interpreti dei reading sono stati ragazzi italiani e stranieri. Da queste iniziative è nata l’idea di realizzare due CD audio che raccolgono un percorso di letture all’interno dell’opera di Primo Levi in quindici lingue diverse (arabo, bulgaro, cinese, ebraico, francese, greco, inglese, italiano, polacco, portoghese, romanès, romeno, russo, spagnolo, tedesco) con accompagnamento musicale e con interventi esplicativi di Domenico Scarpa, critico letterario e consulente del Centro Studi, e con un intervento dell’attrice Luisa Ziliotto, che ha collaborato al progetto guidando i ragazzi alla ricerca di una modalità di lettura ad alta voce che fosse adeguata ai contenuti e allo stile di Primo Levi.
I testi sono tratti prevalentemente da Se questo è un uomo e La tregua, con qualche incursione in Lilít e altri racconti (il racconto “Lo zingaro”, letto in romanès), ne I sommersi e i salvati (un brano del capitolo “La vergogna” letto in cinese), nelle poesie di Ad ora incerta (la poesia “Il superstite”, tradotta in arabo e letta nella stessa lingua). Per incentivarne l’uso nelle scuole si è deciso di affiancare ai CD due schede di approfondimento dedicate rispettivamente a Se questo è un uomo e La tregua, rivolte espressamente agli insegnanti di Lettere.
Il kit può essere usato per svolgere attività interdisciplinari in collaborazione fra il settore storico-letterario e quello linguistico nell’ultimo anno delle scuole medie inferiori e nel biennio delle superiori.
I versi «Di noi ciascuno reca l’impronta / Dell’amico incontrato per via» tratti dalla poesia Agli amici, scritta da Levi nel 1985, esprimono una costante che accomuna opere anche molto diverse fra loro: il valore formativo ed esistenziale dell’incontro con l’altro che permette al soggetto di acquisire una maggiore consapevolezza di sé e del mondo.
Nei ritratti risplendono le doti di moralista di Primo Levi, capace di cogliere con poche pennellate l’essenza umana di ciascuno. La possibilità di comprendere e di essere compresi è fondamentale nel lager per comunicare con i compagni, ma anche per eseguire gli ordini e sopravvivere; fuori dal lager invece la comunicazione interpersonale diventa essenziale per esercitare le proprie prerogative di essere umano e mettere a frutto la libertà da poco riconquistata.
A partire da queste considerazioni i docenti possono accostare Se questo è un uomo e La tregua da una prospettiva apparentemente eccentrica ma molto coinvolgente per gli studenti. I ragazzi, infatti, sono invitati dapprima ad analizzare brani sul tema dell’incontro e della convivenza con l’altro in situazioni estreme, in seguito è loro richiesto di scegliere un personaggio fra quelli rappresentati da Levi (ad esempio Lello Perugia, Leonardo De Benedetti, Alberto Dalla Volta, Mordo Nahum)[7] e di svolgere una breve ricerca su quest’ultimo o sul gruppo particolare cui appartiene (per es. gli ebrei di Salonicco, la comunità ebraica romana, etc…).
I ritratti consentono allo scrittore di instaurare – direttamente o indirettamente – una dialettica fra identità e differenza che lo porta a confrontarsi con costumi e modi di fare radicalmente diversi dai propri: la rappresentazione del lager e la narrazione del viaggio di ritorno tracciano il quadro di una babele di lingue e di provenienze nella quale balza agli occhi il carattere transnazionale del piano di sterminio messo in atto dalla Germania nazista. Con l’aiuto degli insegnanti di Lingua straniera e di Lettere i ragazzi possono esaminare le sfumature di senso che si perdono o che si acquisiscono nel passaggio dall’italiano a una lingua straniera presente nel CD (ad esempio l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo).
I ragazzi di madrelingua straniera, invece, sono incaricati di tradurre nella loro lingua piccole porzioni di testo e di motivare le scelte linguistiche compiute. Un esercizio che potrebbe essere particolarmente gratificante per quegli studenti che parlano lingue nelle quali le opere di Levi, per ragioni diverse, non sono state mai tradotte (come ad esempio alcune lingue africane, il romanès, i dialetti nordafricani); oppure sono state tradotte in minima parte e con una diffusione assai ridotta (è questo il caso dell’arabo e del farsi). Gli studenti stranieri si trovano così a operare all’interno della loro classe come veri e propri mediatori culturali in grado di trasmettere nozioni utili ai loro compagni e agli stessi insegnanti.
Come momento culminante di un percorso didattico in collaborazione fra insegnanti di Lettere e di Lingue, la classe può organizzare una lettura multilingue di testi di Levi mettendo a frutto le diverse competenze linguistiche presenti nelle classi. In questo caso il Centro Studi Primo Levi si impegna a fornire i brani in lingua straniera estrapolandoli, quando possibile, dalle traduzioni approvate e pubblicate che si possono reperire nel suo fondo bibliografico.
Nelle classi in cui in passato è stata fatta una lettura multilingue, ad esempio, i docenti hanno spesso opportunamente previsto che ogni lettore si presentasse brevemente, al fine di valorizzare tutte le identità (culturali, linguistiche, personali). Inoltre una breve presentazione lega idealmente il qui e ora dell’evento scolastico alla dimensione universale e senza tempo della letteratura, nella reiterazione di un rito collettivo che serve a ribadire l’importanza di farsi ambasciatori di un’eredità immateriale di parole e di pensieri.
Il kit Primo ufficio dell’uomo. I mestieri di Primo Levi: uno sguardo sul mondo del lavoro
Primo Levi ha riflettuto a lungo sul tema del lavoro umano e ha descritto nelle sue opere i mestieri più vari: i suoi due mestieri di chimico e di scrittore, il lavoro coatto dei deportati nei lager, le sfide quotidiane del montatore Tino Faussone – protagonista de La chiave a stella (1978) – e ancora professioni tra loro molto diverse come quella del linguista, dello scienziato, del direttore di fabbrica, dell’artigiano. Attento osservatore del mondo contemporaneo e delle sue trasformazioni, si è occupato tanto dei mestieri tradizionali in via d’estinzione quanto delle nuove professioni della moderna società postindustriale.
Il Centro Studi Primo Levi ha realizzato nel 2013 il documentario Primo ufficio dell’uomo. I mestieri di Primo Levi, nell’intento di ripensare, proprio attraverso l’esperienza e le opere dell’autore, un tema cruciale della contemporaneità. Insieme a una dispensa contenente una sorta di guida alla visione incentrata sui testi e materiali specifici sul tema del lavoro nella letteratura del Novecento e nella produzione strettamente contemporanea, il documentario fa parte di un kit pensato in primo luogo come ausilio alla didattica delle discipline letterarie e storiche e per l’orientamento degli allievi degli ultimi anni delle scuole medie inferiori e superiori, ma può essere una buona base per lavori interdisciplinari che coinvolgano anche le materie scientifiche e tecnologiche.
Il documentario si sofferma sugli aspetti del lavoro affrontati nelle opere e al tempo stesso ripercorre le tappe principali della formazione di Levi e della sua attività di scrittore e di chimico.
La dispensa didattica è divisa in due parti: una guida alla visione del documentario e un percorso nella letteratura italiana del Novecento e del primo decennio del ventunesimo secolo sulle tracce del tema del lavoro. Nella guida alla visione ogni singola sezione tematica è approfondita alla luce delle riflessioni che Levi ha affidato alla pagina scritta.
Nella seconda parte, dopo un brevissimo profilo storico, sono stati inseriti alcuni consigli di lettura dedicati a insegnanti e studenti. Si è scelto di concentrarsi su due momenti emblematici: gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del Novecento (la cosiddetta “Letteratura industriale” in senso lato) e il primo decennio del nuovo secolo.[8]
La seconda parte della dispensa si concentra, invece, su opere pubblicate fra il 2002 e il 2013 nelle quali emergono chiaramente i lineamenti di un mercato del lavoro fortemente mutato rispetto agli anni Sessanta e Settanta del Novecento. È proposto un brano da La dismissione, di Ermanno Rea, e, a seguire, due letture che fotografano la precarietà del lavoro nel nuovo millennio e la lenta erosione dei diritti acquisiti con le lotte degli anni Sessanta e Settanta: Cordiali saluti, di Andrea Bajani, Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni, guadagno 250 euro al mese, di Aldo Nove. È inserito anche un brano da Gomorra di Roberto Saviano in cui è narrato un esempio emblematico di lavoro in nero che aiuta a introdurre il tema dell’economia sommersa delle industrie tessili del Mezzogiorno.[9]
Alla fine della dispensa sono proposti esempi di mestieri che richiedono inventiva e spirito di iniziativa e nei quali il soggetto si mette interamente in gioco, come avveniva all’operaio Tino Faussone descritto da Levi ne La chiave a stella. Si tratta di due storie narrate nel libro Storie di Piemonte[10]di Carlo Petrini e di un brano del libro Di mestiere faccio il maestro[11]di Mario Rossi-Doria, che offre uno spaccato non stereotipato del mestiere educativo.
Con l’aiuto della prima parte della dispensa è possibile impostare un discorso sul mestiere di chimico, così come esso emerge dagli scritti di Levi, per illustrare le varie declinazioni di questa professione. I docenti di chimica e di lettere possono spiegare da punti di vista diversi il contenuto di alcuni racconti de Il sistema periodico chiedendo agli studenti di ricercare quali procedimenti del mestiere di chimico si rivelano preziosi in campi apparentemente molto distanti da quello scientifico: il chimico, infatti, si trova spesso a dover risolvere in laboratorio enigmi e trabocchetti posti dalla materia e acquisisce per questa via un’utile attitudine al problem solving. Ne Il sistema periodico inoltre la chimica diventa il filo rosso che congiunge le diverse tappe della biografia dello scrittore e si rivela una straordinaria lente di ingrandimento attraverso cui leggere gli uomini e la realtà. A partire dalla discussione di una selezione di racconti si potrebbe richiamare l’attenzione degli studenti sul rapporto di scambio reciproco che nel libro si instaura fra la letteratura e la chimica e, più in generale, sul potenziale euristico della letteratura che annovera fra i suoi strumenti di indagine anche la scienza. Gli insegnanti di Scienze possono selezionare una serie di argomenti di studio sui quali gli studenti sono tenuti a costruire un racconto che sarà giudicato tanto dai docenti di Scienze (per la chiarezza dei contenuti scientifici) quanto da quelli di lettere (per la forma e la qualità letteraria).
La parte finale della dispensa incoraggia un confronto fra i mestieri del passato e quelli del presente che può agevolmente prendere le mosse dalla lettura de La chiave a stella. Il montatore Tino Faussone, protagonista del libro, incarna una tipologia di lavoratori – che oggi definiamo free lance e “globalizzati” – che iniziava lentamente ad affermarsi alla fine degli anni Settanta del Novecento, mentre la tecnica e la tecnologia andavano disegnando i lineamenti di un mondo nuovo. Faussone ha imparato da suo padre, un uomo semplice che ha sempre svolto il mestiere di magnino, cioè artigiano del rame, un’etica del lavoro radicata nell’impegno e nella passione.
Dopo aver letto l’opera, gli studenti possono compiere un confronto fra i mestieri della contemporaneità che nel Novecento non esistevano ancora e le professioni artigianali svolte tradizionalmente nel passato. L’approfondimento può arricchirsi ulteriormente se le classi decidono di condurre una campagna di interviste con genitori, famigliari, vicini di casa, finalizzata a conoscere i lavori del presente e del passato prossimo. L’attività può essere coordinata congiuntamente dai docenti di lettere e di tecnologia.
Primo Levi e i problemi della contemporaneità
Quale corollario al kit Primo ufficio dell’uomo, e ulteriore occasione di approfondimento dei contenuti de La chiave a stella, si propone agli insegnanti di Lettere e di Storia il contributo di Stefano Musso su Primo Levi e i problemi della contemporaneità, ospitato sul sito del Centro Studi Primo Levi.
Musso, docente di Storia contemporanea all’Università di Torino, confronta la figura di Tino Faussone e quella dell’operaio-massa, come venivano chiamati negli anni Sessanta e negli anni Settanta gli operai non qualificati che prestavano la loro forza-lavoro alla grande industria. Secondo l’interpretazione fornita, con la pubblicazione de La chiave a stella Primo Levi desiderava prendere posizione nel dibattito sul lavoro degli anni Settanta attraverso la rappresentazione di un personaggio che ha la fortuna di amare la propria professione e di ricavare da essa continue soddisfazioni, in sottile polemica con il carattere alienante e frustrante del lavoro alla catena di montaggio. L’analisi del libro in questa prospettiva può essere funzionale allo svolgimento di un confronto fra le forme del lavoro nell’industria degli anni Settanta e gli aspetti più problematici del mercato del lavoro nel presente.
Kit didattico L’aspetto umano della scienza
La fantascienza, che è stata considerata per molto tempo dalla critica un semplice divertissement del tutto marginale rispetto alla produzione memorialistica di Levi, in realtà è parte integrante dell’identità dell’autore. Si può addurre come prova indiretta della centralità del genere fantascientifico il fatto che Primo Levi inizi a coltivarlo molto presto, nello stesso periodo in cui sta scrivendo Se questo è un uomo (come dimostra la pubblicazione del racconto I mnemagoghi su «L’Italia Socialista» alla fine del 1948).
Quella di Primo Levi si configura da subito come una fantascienza sui generis, nutrita di ironia e di invenzioni che rispecchiano la formazione scientifica dell’autore e, nello stesso tempo, aperta alla riflessione a tutto campo sull’uomo. Leggere la fantascienza di Levi a scuola significa poter ragionare insieme ai ragazzi non soltanto su temi scientifici oggi molto attuali, ma anche su questioni di respiro universale, quali ad esempio l’indagine sull’origine della violenza, la constatazione dei rischi insiti in un uso disumano del progresso e la rivendicazione del valore della “diversità” in tutte le sue accezioni.
Nel 1971 fu data alle stampe la raccolta Vizio di forma, che riunisce venti racconti scritti tra il 1967 e il 1970. È stato dimostrato da Enrico Mattioda[12] che molti di questi testi traggono ispirazione da alcuni articoli specialistici usciti su «Le Scienze», versione italiana della rivista americana «Scientific American», di cui Levi era assiduo lettore. Da questi spunti il Centro Internazionale di Studi Primo Levi ha proposto nel 2014 un ciclo di cinque incontri sotto forma di dialogo scientifico-divulgativo tra uno studioso e un giornalista scientifico intorno a un racconto di Vizio di forma, letto in versione integrale da un attore.
Il kit L’aspetto umano della scienza, che si rivolge ai docenti di Lettere e di Scienze delle scuole secondarie di secondo grado e arricchisce l’esperienza maturata con il ciclo di incontri, è composto dalla registrazione audiovisiva di tre dialoghi scientifici incentrati sui racconti Protezione, I sintetici e Scacco al tempo, e da tre unità didattiche in cui sono analizzati i racconti I sintetici, Protezione, Ottima è l’acqua. Negli incontri proposti si discute delle ricerche sul genoma e la manipolazione del DNA, degli sviluppi della robotica e dei brevetti per scoperte e invenzioni scientifiche.
Il racconto I sintetici narra la storia di Mario, uno studente delle scuole medie che è preso di mira dai suoi compagni perché accusato di essere un “sintetico”, ovvero un bambino nato in provetta. Al centro del racconto vi è l’interrogativo su ciò che è “umano e normale” e su ciò che non lo è dal punto di vista degli adolescenti protagonisti. Il racconto è estremamente stratificato e contiene rimandi al dibattito scientifico e riferimenti a questioni di carattere antropologico come ad esempio l’insorgere dei fenomeni di intolleranza[13] nelle comunità umane.
L’unità didattica può essere utilizzata dagli insegnanti di Chimica, Biologia e Scienze naturali come stimolo ad affrontare alcuni argomenti di grande attualità: la fecondazione assistita e la discussione sui principali aspetti etici implicati;[14] l’imperfezione come fattore di progresso utile anche per spiegare l’evoluzione; le origini evolutive del pregiudizio; la manipolazione del DNA e i suoi aspetti più moderni.
Nel racconto Protezione è messa in scena una nuova umanità, costretta a indossare fuori e dentro casa una “protezione” obbligatoria: si tratta di una corazza metallica che copre tutto il corpo e che si prolunga sul volto attraverso una visiera. La corazza è imposta dalla legge per proteggere i cittadini da pericolose piogge di micro-meteoriti, ma si evince che il suo uso obbligatorio è un escamotage adottato dal governo per sostenere l’industria metalmeccanica e non fermare le linee di montaggio in un periodo in cui il mercato dell’auto è saturo. La corazza può essere paragonata a una protesi, ma mentre queste ultime solitamente sono indossate per potenziare la capacità di movimento di un corpo danneggiato dalla malattia, le protezioni limitano la capacità di movimento di individui sani. Da dentro la corazza la frontiera fra corpo naturale e corpo artificiale si fa permeabile e l’uomo diventa in parte post-umano poiché le appendici artificiali sono ormai indistinguibili dal suo corpo naturale.[15]
La lettura del testo aiuta a introdurre la definizione di “distopia”, un sottogenere della fantascienza particolarmente amato dai giovani e oggi tornato in auge, e a riflettere su quanto nella nostra quotidianità ci rende a nostra volta post-umani; può offrire altresì il pretesto per un’illustrazione delle principali applicazioni della robotica, una scienza di natura multidisciplinare che richiede competenze superiori a quelle a disposizione di uno studente di scuola secondaria di secondo grado. Benché non sia prevista come materia di studio, in alcuni istituti tecnici e professionali è considerata una disciplina trasversale e come tale viene affrontata, in attività laboratoriali che coinvolgono la matematica, la fisica, l’elettronica, la chimica, etc. Ci si può limitare a un discorso sui diversi usi dei materiali realizzati grazie all’evoluzione della robotica e della meccatronica, quali protesi ed esoscheletri riabilitativi, esoscheletri per utilizzi bellici, neuro-protesi intelligenti in grado di ripristinare l’attività delle reti neuronali in caso di lesioni o malattie cerebrali, software robotics.
Il racconto Ottima è l’acqua, invece, inizia, in modo simile a molti altri, con la narrazione di un’avventura di lavoro, ma prosegue come un racconto di tipo catastrofico. In diverse parti del mondo si registra un aumento della viscosità dell’acqua che comporta la trasformazione della natura e del paesaggio: la natura si ribella al progresso sconsiderato, che ha generato livelli di inquinamento insostenibili, e nello stesso tempo il corpo umano va incontro a mutazioni mai viste perché i vasi sanguigni e il cuore non riescono a pompare il sangue divenuto viscoso.
È fin troppo facile collegare il racconto al presente e all’allarme sull’inquinamento e sui mutamenti climatici che ne conseguono, tema al quale le giovani generazioni sono particolarmente sensibili. Per evitare il rischio di un discorso che scivoli nel generico, la scheda didattica suggerisce di individuare casi di studio in cui sono in atto processi di trasformazione del pianeta. A titolo esemplificativo ci si potrebbe concentrare sul fenomeno dell’inaridimento del territorio che si verifica in Spagna meridionale e California, dove è in corso la desertificazione di ampi spazi, sull’innalzamento del livello dei mari, sull’analisi dei diversi aspetti dei cambiamenti metereologici che interessano attualmente l’Europa.
Conclusioni
La rassegna compiuta conferma l’estrema duttilità didattica dell’opera di Levi nel suo complesso. Interessi e linguaggi diversi animano una produzione ricca e multiforme, che consente ai docenti di muoversi in piena autonomia alla ricerca dei temi e dei generi che si vogliono approfondire. Oltre a contenere una miniera pressoché inesauribile di suggestioni e di stimoli per gli insegnanti di Lettere e di Storia, quasi tutti i libri di Levi possiedono un’apertura interdisciplinare che propizia il dialogo e lo scambio fra l’ambito storico-letterario e quello scientifico. Attraverso la proposta di kit didattici molto diversi tra loro sotto il profilo contenutistico, il Centro Studi desidera offrire alla scuola un contributo di idee che sia chiaro e facilmente accessibile ma che non rinunci a mostrare la complessità, anzi la valorizzi come preziosa opportunità formativa e insieme come cifra autentica dell’ispirazione e della personalità dell’autore.
Prontuario per l’uso didattico del sito www.primolevi.it
Sezione del sito dedicata alla didattica, pagina introduttiva: https://www.primolevi.it/it/intro-didattica.
Per una descrizione dei contenuti dei kit: https://www.primolevi.it/it/didattica/kit
Per accedere ai kit e alla bacheca per la scuola occorre registrarsi al link https://www.primolevi.it/it/user/login
Gli utenti registrati possono visionare la riproduzione dello spettacolo Da Treblinka, da Auschwitz: dialogo fra testimoni, a cura di Valter Malosti, al link https://www.primolevi.it/it/treblinka-auschwitz-dialogo-testimoni
Gli utenti registrati possono visionare il documentario Primo ufficio dell’uomo alla pagina https://www.primolevi.it/it/primo-ufficio-delluomo-mestieri-primo-levi-kit
Al seguente link è disponibile l’approfondimento di Stefano Musso, Primo Levi e i problemi della contemporaneità: https://www.primolevi.it/system/files/file-kit/Primo%20Levi%20e%20il%20lavoro.pdf
Una copia dei CD facenti parte del kit La nostra lingua manca di parole può essere richiesta gratuitamente scrivendo una mail all’indirizzo scuola@primolevi.it
Gli utenti registrati possono visionare gli incontri del ciclo Vizio di forma alla pagina https://www.primolevi.it/it/fantascienza-primo-levi-scuola
Bibliografia
- A. Bajani, Cordiali saluti, Einaudi, Torino, 2005.
- I. Calvino, “La gallina di reparto” e “L’avventura di due sposi”, in I racconti, Einaudi,Torino, 1958.
- L. De Benedetti e P. Levi, “Rapporto sulla organizzazione igienico-sanitaria del Campo di concentramento per Ebrei di Monowitz (Auschwitz – Alta Slesia)”, in Così fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986, a cura di Fabio Levi e Domenico Scarpa, Einaudi, Torino, 2015.
- N. Ginzburg, “Il mio mestiere”, in Le piccole virtù, Einaudi, Torino, 1962.
- V. Grossman, L’inferno di Treblinka, traduzione italiana di Claudia Zonghetti, Adelphi, Milano, 2010
- P. Levi, Se questo è un uomo, La tregua, Vizio di forma, Il sistema periodico, Lilít e altri racconti, Ad ora incerta, I sommersi e i salvati, Pagine sparse 1947-1987, in Opere complete, a cura di M. Belpoliti, Einaudi, Torino, 2017 e 2018, 3 voll.
- E. Mattioda, Levi, Salerno Editrice, Roma, 2011.
- A. Nove, Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…, Einaudi, Torino, 2006.
- O. Ottieri, Tempi stretti, Einaudi, Torino, 1957.
- G. Parise, Il padrone, Feltrinelli, Milano 1965.
- C. Petrini, Storie di Piemonte, Slow Food Editore, Bra, 2012.
- M. Rossi-Doria, Di mestiere faccio il maestro, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli ,1999.
- R. Saviano, Gomorra, Mondadori, Milano, 2006.
- V. Sereni, “Una visita in fabbrica”, in Gli strumenti umani, Einaudi, Torino, 1965.
- P. Volponi, Memoriale, Garzanti, Milano, 1962.
Note:
[1] Al link www.primolevi.it/it/didattica/kit è disponibile l’elenco dei titoli e una breve descrizione.
[2] Le opere di Primo Levi nominate in questo e nei prossimi paragrafi si trovano tutte nell’edizione delle Opere complete a cura di M. Belpoliti, Einaudi, Torino 2017 e 2018, 3 voll. Bibliografia a cura di D. Scarpa e Indici a cura di D. Muraca. Il terzo volume raccoglie conversazioni, interviste e dichiarazioni di Primo Levi.
[3] Nel kit si è usata la seguente edizione di riferimento: L. De Benedetti e P. Levi, “Rapporto sulla organizzazione igienico-sanitaria del Campo di concentramento per Ebrei di Monowitz (Auschwitz – Alta Slesia)”, in Così fu Auschwitz. Testimonianze 1945-1986, a cura di F. Levi e D. Scarpa, Einaudi, Torino, 2015
[4] L’edizione citata nel kit è V. Grossman, L’inferno di Treblinka, traduzione italiana di C. Zonghetti, Adelphi, Milano, 2010.
[5] La madre di Grossman, Ekaterina Savel’evna, fu uccisa dalle SS in Ucraina nel 1941.
[6] I docenti interessati alla figura di Vasilij Grossman possono trovare un concreto aiuto anche nei documenti digitalizzati e messi a disposizione on line dal Vasily Grossman Digital Documentation Centre (http://dc.grossmanweb.eu/main/home) che fa capo al Centro Studi Frassati di Torino.
[7] A proposito di alcuni di questi personaggi, si segnalano le voci wikipedia curate dalle scuole sotto la supervisione del Centro Studi, o direttamente dal Centro, nell’ambito di un progetto curato dall’Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti nell’a.s. 2017-18: Lello Perugia (cioè Cesare de La tregua): https://it.wikipedia.org/wiki/Lello_Perugia URL consultata il 02/03/2020; Leonardo De Benedetti https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_De_Benedetti URL consultata il 02/03/2020; Alberto Dalla Volta https://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Dalla_Volta URL consultata il 02/03/2020.
[8] Nel primo arco temporale sono stati selezionati i seguenti testi: un brano da Tempi stretti di Ottiero Ottieri, i due racconti-apologhi di Italo Calvino La gallina di reparto e L’avventura di due sposi, alcune pagine del romanzo Memoriale di Paolo Volponi e de Il padrone di Goffredo Parise, la poesia Una visita in fabbrica di Vittorio Sereni. Alla fine del percorso nella letteratura industriale è approfondito il lavoro dello scrittore attraverso il confronto fra due saggi brevi di Primo Levi (Perché si scrive e Lo scrittore non scrittore) e il saggio Il mio mestiere di Natalia Ginzburg.
[9] E. Rea, La dismissione, Rizzoli, Milano, 2002; A. Bajani, Cordiali saluti, Einaudi, Torino, 2005; A. Nove, Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…, Einaudi, Torino, 2006; R. Saviano, Gomorra, Mondadori, Milano, 2006.
[10]C. Petrini, Storie di Piemonte, Slow Food Editore, Bra, 2012.
[11] M. Rossi Doria, Di mestiere faccio il maestro, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 1999.
[12] E. Mattioda, Levi, Salerno Editrice, Roma, 2011.
[13] Primo Levi si è occupato dell’argomento anche nell’ “Appendice all’edizione scolastica” di Se questo è un uomo, pubblicata nel 1976, e nel saggio “L’intolleranza razziale” [1979], ora in “Pagine sparse 1947-1987”, Opere complete cit.
[14] Si veda anche, a questo proposito, l’intervento pubblicato da Levi su «La Stampa» nel 1986 a proposito dell’esperimento di predeterminazione del sesso di un nascituro avvenuto a Napoli, dal titolo “Io lo proibirei”, ora in “Pagine sparse 1947-1987”, Opere complete cit.
[15] Da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da COVID19 il racconto in questione sta conoscendo una grande fortuna didattica. Senza volerlo, lo scrittore ha fornito strumenti di analisi della situazione che stiamo vivendo, e soprattutto delle nuove dinamiche che si instaurano nei rapporti interpersonali in seguito all’adozione delle “protezioni” obbligatorie. Almeno due classi della scuola secondaria di primo grado al momento stanno lavorando a distanza sul racconto con l’obiettivo di realizzare, attraverso i linguaggi digitali, una restituzione del percorso compiuto.