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Cos’è per te l’Europa?

Cos’è per te l’Europa?

Copertina del volume

Virginia Volpi
Cos’è per te l’Europa?
Feltrinelli, Milano, 2020.

Che cos’è l’Europa?

Difficile rispondere, ancor più difficile spiegarlo ai giovani.

Ha provato a farlo Virginia Volpi, giovanissima anche lei, nel libro Che cos’è per te l’Europa?. Neolaureata in scienze politiche presso l’Università di Pisa, Volpi è allieva della scuola di politica fondata da Enrico Letta (che infatti ha firmato la prefazione del volume) e collaboratrice della rivista Affari internazionali.

Il breve saggio, dall’andamento piano e colloquiale, è uscito per Feltrinelli nel 2020 nella collana FeltrinelliKIDS, saggistica narrata. Il libro, come anticpato, si rivolge a un pubblico di giovani e, attraverso un discorso scorrevole e dialogato – e perciò accattivante -, ne trascina l’attenzione scortandoli a bordo di quell’oggetto strano, poco identificato e talvolta sconosciuto che è l’Europa. Un UFO, «una sorte d’objet politique non identifié»[1], per citare Jacques Delors, presidente della Commissione europea nel 1985, cioè è una cosa nuova, tutta da scoprire. Parole che Volpi fa sue e anzi utilizza come efficace espediente narrativo.

 

ERASMUS e Horizon

«Ho 23 anni e fino a 16 sono stata europea per caso. Poi, nel 2013, ho visitato l’isola di Lampedusa e ho aperto gli occhi»[2] questo l’incipit. E Virginia, di fronte alle cataste di legno marcio e sbiadito del “cimitero dei relitti” ha capito il privilegio di essere nata europea. Sette anni dopo ha deciso di scrivere questo libro «con l’intento di far conoscere e scoprire l’Europa a ragazzi che, forse come me allora, sono europei un po’ per caso».[3]

L’occasione “spinta” della stesura di questo breve saggio è stata la partecipazione, nel 2017, al progetto Erasmus[4], che ha portato Virginia Volpi a Strasburgo per 6 mesi.
Tornata in Italia arricchita da questa esperienza, Virginia ha deciso di farne fare una analoga, benché virtuale, ai suoi coetanei:

vi porterò in viaggio con me, in Erasmus, in InterRail, a Strasburgo, Bruxelles, Schengen, Budapest, Praga, in Val Roja, Lesbo, fino alla stazione spaziale internazionale, da dove potremo stare ancora meglio questo ufo che è l’Unione Europea[5]

Così scrive nelle prime pagine del volume, anche se le tappe del viaggio sono anche altre, rispetto a quelle annunciate: Tarvisio, Saarbrücken, Schengen, Ventimiglia… Anche su questi confini significativi si spiega ai più giovani cos’è l’Europa, quando e come nasce, perché è così complessa e se possiamo migliorarla.

 

Il volume

All’inizio del volume Volpi ci dice ciò che l’Europa NON è: non è uno stato federale, non è un’organizzazione internazionale. È un antidoto contro i conflitti, che si prefigge lo scopo di costruire la pace. O meglio, a parere di chi scrive avrebbe dovuto esserlo, pensando alla cruenta e genocidaria guerra che ha insanguinato i Balcani fra ‘92 e il ‘95 con l’indifferenza impotente delle istituzioni europee.

La parte successiva del volume è dedicata a una ricostruzione cronologica delle tappe della creazione della UE, dal sogno di Altiero Spinelli e Jean Monnet al Discorso dell’orologio del 9 maggio 1950 (dichiarazione Schuman, ministro degli esteri francese)[6], dall’“acciaio e atomi”, al progressivo allargamento dei membri da 6 a 28, fino alla riduzione a 27 dopo la Brexit, argomento a cui è dedicato un capitolo pieno di sarcasmo dal titolo Un’uscita senza via d’uscita.

Nei capitoli seguenti vengono illustrati i vari organi dell’UE: il Parlamento, la Commissione, «un paio di Consigli»[7], come vengono scherzosamente definiti il Consiglio dell’Unione europea e il Consiglio europeo (perché’ «l’Unione europea non brilla per fantasia e così ha finito per chiamare due delle sue istituzioni in maniera molto simile[8]»), la Corte europea dei diritti dell’uomo, la Corte di giustizia dell’Unione europea. Volpi non esita a ironizzare sulla complessità degli organismi europei e di quelli che ruotano intorno a essi.

Ciò nonostante, la fiducia europeista dell’autrice traspare un po’ dovunque, per esempio a pagina 85 dove leggiamo «sul nostro UFO ci sentiamo protetti sia come cittadini sia come individui[9]». Il riferimento è alla carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, con i suoi sei valori fondamentali: dignità, libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza.

Eppure Volpi non manca di mettere in guardia i lettori anche dai pericoli che l’UE sta correndo, primo fra tutti quello che lei definisce «lo spettro dei nazionalismi»[10]. Il riferimento, neanche troppo velato, è al nuovo gruppo parlamentare Identità e Democrazia, un’alleanza di estrema destra fra la Lega, il Rassemblement national e Alternative für Deutschland, nata il 12 giugno 2019, con il fine di ridurre il potere dell’Unione e opporsi «a qualsiasi trasferimento della sovranità nazionali alle istituzioni europee»[11]. I membri di Identità e democrazia sono portatori di posizioni antisemite, razziste, xenofobe, reazionarie, negazioniste. Idee pericolose alle quali si aggiungono gli atteggiamenti del cosiddetto gruppo di Visegrad. [12]

«Speriamo che gli anticorpi del nostro UFO siano sufficientemente reattivi per mantenere integra la navicella»[13], scrive Volpi, anche se le numerose procedure di infrazione che Polonia e Ungheria hanno collezionato per non aver rispettato i diritti fondamentali dell’Unione o per non aver garantito un sistema di giustizia adeguato si stanno rivelando del tutto insufficienti.  E così l’UFO si deve difendere anche «dagli attacchi avvenuti al suo interno»[14].

Negli ultimi due capitoli lo sguardo si sposta sul presente e sui problemi attuali dell’UE: Muri e mari, come scrive Volpi con una paronomasia che allude alle nuove barriere di mattoni e di filo spinato, al problema dei migranti nel Mediterraneo e alle sfide globali come quella sul clima.

 

L’educazione civica europea

Come vincere queste sfide? Con la cultura. Una proposta avanzata dall’autrice è quella di un’ora di educazione civica europea da rendere curricolare nelle scuole secondarie: «la si potrebbe chiamare Eurora!»[15].

La conoscenza nell’Unione Europea, di che cosa è, di quali sono le sue istituzioni e quali le sue funzioni, nell’intenzione dell’autrice è il vero strumento per avvicinare i giovani, ai quali ella si rivolge, all’Europa.

I giovani sono europeisti, lo dimostrano i sondaggi; ma dell’Unione Europea sanno in genere per sentito dire. L’’Europa la si studia, la si insegna troppo poco: rimane lontana è distante dalla quotidianità. Spesso questo si traduce in una scarsa partecipazione alle urne in occasione delle giornate europee.[16]

E in effetti, il saggio di Volpi è coerente con le sue intenzioni. Con la sua agilità (appena 150 pagine) e la semplicità efficace, la lontananza da ogni europeismo retorico e il corredo di un’utile cronologia, esso è davvero un prezioso strumento, da apprezzare e diffondere per avvicinare i giovani cittadini all’Europa. Attraverso esso, i docenti possono fornire agli studenti gli anticorpi necessari a contrastare quelle narrazioni false e quelle ricostruzioni capziose che hanno solo l’obiettivo di screditare l’Unione Europea, di indicarla come causa ultima, capro espiatorio, di tutti i problemi dei cittadini, «sinonimo, tout-court, di carrozzone burocratico, algida tecnocrazia nemica dei popoli, realtà lontana e indifferente ai bisogni e ai problemi quotidiani della gente comune».[17]

L’utilità del volume si esplicita inoltre nell’ambito dell’insegnamento trasversale di Educazione Civica, dal momento che l’educazione alla cittadinanza europea è uno dei temi centrali e di maggiore attualità e valore educativo. L’educazione civica e alla cittadinanza (ECC) è diventata negli anni un tema chiave all’interno dei sistemi educativi in Europa. L’Unione Europea, in particolare, ha individuato nella promozione della cittadinanza attiva (Eurydice, 2012) uno degli obiettivi cardine della propria politica educativa La Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 «sulla promozione di valori comuni, di un’istruzione inclusiva e della dimensione europea dell’insegnamento»[18] e l’approfondimento sull’educazione alla cittadinanza e sulle competenze civiche dell’Education and Training Monitor (Commissione Europea, 2018), rappresentano alcuni dei più recenti documenti che testimoniano l’impegno e l’interesse dell’Unione Europea per promuovere l’ECC. Tale impegno non può prescindere dalla conoscenza delle istituzioni, della storia, delle istanze, problemi e delle nuove sfide della Unione Europea. Il saggio di Virginia Volpi costituisce senza dubbio un valido aiuto ai docenti nel trattare queste tematiche.

 


Note:

[1] V. Volpi, Che cos’è per te l’Europa?, Feltrinelli, Milano 2020, p. 13

[2] Volpi, 2020, p. 11

[3] Volpi, 2020, p. 11

[4] Il programma Erasmus, acronimo di EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students, ma con chiaro riferimento all’umanista Erasmo da Rotterdam, che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture, è un programma di mobilità studentesca  dell’Unione Europea nato il 15 giugno 1987, che dà la possibilità a uno studente universitario europeo di effettuare in un ateneo di un altro stato dell’UE un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università.  Dal 2020 si è aggiunto il grande programma di ricerca e innovazione Horizon, finalizzato a creare uno spazio europeo dell’istruzione in cui apprendimento, studio e ricerca superino le barriere nazionali.

[5] Volpi, 2020, p. 12

[6] Il cosiddetto “discorso dell’orologio” è la dichiarazione Schuman, politico francese tra i padri fondatori dell’Unione europea allora Ministro degli esteri del governo francese, tenuta alle ore 16 del 9 maggio 1950 a Parigi nella Sala dell’orologio della sede del Ministero degli esteri francese al n.37 del Quai d’Orsay. Esso  è considerato il primo discorso politico ufficiale in cui compare il concetto di Europa intesa come unione economica e, in prospettiva, politica tra i vari Stati europei ed è perciò considerato come punto di partenza del processo d’integrazione europea. Non a caso la “Festa dell’Europa” si celebra proprio il 9 maggio.

[7] Volpi, 2020, p. 64

[8] Volpi, 2020, p. 64

[9] Volpi, 2020, p. 147

[10] Volpi, 2020, p. 92

[11] Volpi, 2020, p. 92

[12] Il Gruppo di Visegrád, che trae nome dalla della cittadina ungherese dove si riunirono il 15 febbraio 1991 i leader politici degli allora tre stati aderenti (fino al 1993 la Cecoslovacchia era un unico stato) è un’alleanza culturale e politica di quattro paesi dell’Europa centrale, (attualmente Repubblica Ceca,Slovacchia, Ungheria e Polonia) membri dell’UE, ai fini dell’avanzamento militare, culturale, economico e della cooperazione energetica; in più il gruppo serve a promuovere l’integrazione dei singoli Stati nell’Unione europea.

[13] Volpi, 2020, p. 94

[14] Volpi, 2020, p. 96

[15] Volpi, 2020, p. 151

[16] Volpi, 2020, pp. 88-89

[17]  Paolo Battifora and Giosiana Carrara, Cittadini d’Europa. Un progetto didattico per le nuove generazioni, in “Novecento.org”, n. 13, febbraio 2020. DOI: 10.12977/nov322/, url consultato il 9 marzo 2022

[18] [https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32018H0604%2801%29], url consultata l’8 marzo 2022.