Pillolizzazione del sapere
Domanda: Al di là dell’economia dell’attenzione, costantemente minacciata in un ecosistema in cui è presente il tablet sempre connesso ai social network e dedicato al mailing, al microblogging o al chatting, si possono individuare differenze nella lettura di un testo su formato libro e uno su un e-reader?
Risposta: A questo proposito è molto interessante il nuovo libro di Manfred Spitzer, Demenza digitale, molto radicale nelle sue tesi ma molto interessante per i dati sperimentali che riporta rispetto alla lettura su video.
http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=2BMB16&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1
Più in generale, un e-reader è meno efficace dal punto di vista cognitivo, anche quello self-contained, proprio per la corporeità del libro e la sua tridimensionalità: ad esempio per la lettura fotografica, per il fatto che un libro abbia un retro, una sequenza sinistra-destra e una profondità che aiutano la memorizzazione. Da questo punto di vista, la memoria non è mai ‘esterna’. Pensarla in questo modo è come congratularsi con se stessi per il fatto di disporre di una biblioteca di libri non letti. Lessico, empatia, memorizzazione dei contenuti non sono mai disgiunti, penso a quando lavoro per la scrittura saggistica: ho molti libri aperti davanti agli occhi, ho la mia biblioteca davanti a me, entrambi appartengono al mio paesaggio mentale.