In equilibrio tra storia e rielaborazione dell’emotività. Il caso francese della Fortezza del Mont Valérien
Abstract
Come cambia il linguaggio della commemorazione? Il culto sacrale dei valori eroici di guerra è sempre più spesso sostituito da una commemorazione emotiva, partecipativa e prossima all’indagine sull’umanità dei protagonisti della storia, più che sui suoi eventi. In questo articolo, verrà analizzato il progetto di musealizzazione della Fortezza del Mont Valérien, ex luogo di esecuzione nel periodo 1941-1944, intrapreso nel 2009 dal Ministero della Difesa in Francia. Attraverso l’osservazione della cultura francese della pedagogia commemorativa si riescono a delineare le differenze culturali con la tradizione italiana e, nello stesso tempo, si può porre una riflessione sugli strumenti fondamentali di trasmissione di memoria, distinguendo tra luoghi di rappresentazione e luoghi testimoni, tra oggettività storica, mito rappresentativo e componente emotiva.
Dovere di memoria
Se si dovessero riassumere gli anni “zero” con un solo verbo questo sarebbe ricordare. Il dovere di memoria oggi diventa un imperativo urgente da cui non si può prescindere né nella didattica scolastica né in quella museale. Sancito dalla risoluzione Onu 60/7 del 1° Novembre 2005, in occasione della commemorazione delle vittime dell’Olocausto, il dovere di memoria si presenta oggi quasi come un dovere morale dalla forma istituzionale che riforma il linguaggio commemorativo collettivo. Rileggendo il testo della risoluzione 60/7 alcune frasi aiutano a comprendere la materia del dovere di memoria e la sua forma di divulgazione: «Onorando il coraggio e la dedizione con cui i soldati hanno liberato i campi di concentramento. […] Riaffermando che la tragedia dell’Olocausto rimarrà per sempre, tra le genti, un parametro per comprendere i pericoli dell’odio, dell’intolleranza, del razzismo e del pregiudizio, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite esorta gli Stati membri ad elaborare programmi educativi mirati ad inculcare la lezione dell’Olocausto nelle future generazioni, con l’obiettivo di aiutare ad impedire futuri atti di genocidio […]»¹Nota 1. Resolution adopted by the General Assembly on the Holocaust Remembrance (A/RES/60/7, 1 November 2005), traduzione dal testo originale in lingua inglese , consultabile all'indirizzo: www.un.org/en/holocaustremembrance.
Termini quali onorare – riaffermare – inculcare definiscono in toto il dovere di memoria e guidano il lettore ad individuarne gli obiettivi, come il “plus jamais ça” di Georges Bensoussan²Nota 2. L'espressione francese «plus jamais ça» è traducibile nella formula: «perchè non accada mai più» e fu pronunciata dallo storico della Shoah Georges Bensoussan durante il seminario Internazionale: L'eredità di Auschwitz e dei genocidi del XX secolo. Insegnare la storia per educare ai diritti umani, Bologna, 9-10 dicembre 2011.; nonché ad elaborare gli strumenti più efficaci per rieducare ai principi della vita. Strumenti assimilabili ad una nuova didattica – la didattica della memoria – che rappresenta il trait d’union tra storia e rielaborazione del ricordo e si focalizza sul momento di mediazione: nella rielaborazione dell’esperienza passata la mediazione di memoria si libera di ogni filtro di lettura (quali l’ideologia politica, il contesto religioso o la carica empatica dell’evento stesso) e si colloca al centro della percezione dell’interlocutore, il quale viene guidato alla comprensione dell’evento attraverso un’analisi del contesto sociale in cui si è verificato piuttosto che nel giudizio degli eventi stessi.
La tradizione storica francese è già portatrice di una teorizzazione della didattica della memoria, intesa in chiave di rielaborazione del presente sulla base dei passati trascorsi. Negli anni ottanta Henry Rousso e Pierre Nora credevano fortemente in un nuovo approccio storico che si completasse della memoria individuale delle testimonianze orali in opposizione – ma unicamente in senso didattico – all’approccio storico classico fondato esclusivamente sull’atto organizzato della raccolta di fonti. Il rovescio della medaglia tuttavia, s’impone per qualsiasi situazione: ad oggi, il dovere di memoria è diventato un dovere quasi ossessivo che ha determinato un’invasione delle pratiche memoriali, in misura parallela tra gli stati europei e quasi compulsiva nelle pratiche scolastiche e nelle ricorrenze da calendario dei singoli Paesi.
Biografie e luoghi
Lo storico francese Laurent Douzou accompagnò per vent’anni Lucie Aubrac, la professoressa associata, grande protagonista del movimento resistente degli insegnanti francesi ed elaborò la sua biografia concentrandosi sulla figura femminile e sull’umanità della Aubrac piuttosto che sui suoi anni di Resistenza. Douzou riteneva che il tempo del ricordo non potesse essere messo completamente a distanza ma che potesse essere rielaborato con l’aiuto della storia in un equilibrio tra l’analisi dell’umanità di chi ha subito, propria della memoria e l’analisi obiettiva del passato, elemento proprio alla disciplina storica³Nota 3. L. Douzou, Atti del convegno interuniversitario Les mémoires de la Seconde Guerre Mondiale, all'interno della sezione: Problématiques des rapports entre histoire et mémoire, CRDP de Champagne – Ardenne, 2000-2008, consultabili all'indirizzo web: www.ac-versailles.fr. La Francia da sempre predilige l’analisi della memoria storica attraverso i suoi luoghi, deputati alla rievocazione del ricordo dell’avvenimento, vivificato dal luogo stesso in cui i fatti si sono verificati. A tal proposito, nel caso dell’area metropolitana di Parigi, l’utilizzo delle targhe commemorative diventa un momento educativo fondamentale per il passante. Non si tratta delle tradizionali targhe funerarie che celebrano personaggi e momenti della storia nazionale, come generalmente accade per i monumenti ai caduti, ma piuttosto di “plaques”, targhe, informative che rappresentano un momento esplicativo del qui ed ora del luogo. Generalmente, esse descrivono un momento aneddotico (ma storicamente verificato) più che celebrativo, tradizione che permane dalla toponomastica medievale, che conferiva al nome delle vie la memoria popolare dei fatti.
Un esempio eclatante è l’apposizione di una targa ai piedi del Pont des Arts a Parigi in occasione del cinquantesimo anniversario dalla nascita de Les éditions de minuit, casa editrice clandestina fondata durante il movimento di Resistenza, attiva generalmente dopo la mezzanotte, da cui il nome. La targa è stata collocata nel luogo degli incontri clandestini tra Vercors (Jean Bruller) e les Ouvriers du livre, gli ”operai del libro” così chiamati perchè concorrevano alla diffusione di una grande quantità di copie clandestine pur nella precarietà di vita dell’epoca. La targa, è completata da un’altra che ricorda, proprio su questo ponte, dove Vercors conferirà alcune copie de Le silence de la mer&sup4;Nota 4. M. Sauber, Traces fragiles. Les plaques commémoratives dans les rues de Paris, dans Annales, economies, sociétées, civilisations, Année 48, n°3, 1993. Libro “Il silenzio del mare” fu tradotto e pubblicato in Italia nel 1945 da Einaudi e la sua traduzione venne affidata a Natalia Ginzburg. La marche à l’Etoile, venne pubblicato il 25 dicembre 1943, dodicesimo volume delle Editions de Minuit, la casa editrice clandestina fondata da Vercors. ad uno dei capi della Rete FTPF (Franc-Treurs Partisans Français): Joseph Epstein, conosciuto sotto lo pseudonimo di Colonnello Gilles, che verrà fucilato assieme al Gruppo Manouchian, il giorno 11 Aprile 1944, proprio al Mont Valérien. Due i testi principali citati in questa targa: il Silenzio del mare e il Piccolo racconto, dodicesima pubblicazione della casa editrice clandestina: La marche à l’étoile, pubblicata il 25 dicembre 1943 (in Italia con il titolo Il cammino verso la stella).
Alla memoria di
Vercors
(Jean Bruller)
cofondatore nel 1942 delle
Editions de minuit
con “Le silence de la mer”
e degli
Operai del libro
che attraverso la loro devozione, a rischio della loro vita sotto l’Occupazione Nazista
hanno permesso al pensiero francese di mantenere la sua vigilanza e il suo onore.
1942 – 1992
Questo luogo del mondo, unico e prestigioso,
che abitava i suoi ricordi, nutriva i suoi sogni,
esaltava la sua anima: il Pont des Arts.
Vercors, Il cammino verso la stella
Nel caso dei musei di storia e di rappresentazione della memoria storica, l’utilizzo di strumenti pedagogici è fondamentale poiché l’oggetto in esposizione non è semplicemente materiale, ma è un elemento emotivo e partecipativo, che scaturisce dalle fonti e che non ne permette una comprensione immediata, se non attraverso l’integrazione di laboratori didattici. In particolare, questa forma di didattica della memoria è applicabile ali luoghi di memoria, che in Francia, prendono il nome di Hauts-lieu de la mémoire Nationale (alti luogi della memoria nazionale), quasi come se – accettando una traduzione – l’aggettivo “alto” definisse le memorie prioritarie, come quella del martirio della Resistenza per la Francia. La museologia francese è la disciplina madre dell’idea di museo-laboratorio o museo-dialogico: luogo capace d’intrattenere un rapporto attivo con il visitatore, suo interlocutore. Recentemente, proprio i musei storici francesi hanno riproposto un’attenta rivalutazione della memoria storica e una sua “mise en musée”&sup5;Nota 5. Letteralmente: «messa in museo», musealizzazione. attraverso la musealizzazione di alcuni siti storici quali lo Struthof, il campo di concentramento Natzweiler in Alsazia, e la Fortezza del Mont Valérien.
La Fortezza del Mont Valérien
La musealizzazione di un periodo storico o di un movimento così complesso come quello della Resistenza Europea al Nazismo non può consistere soltanto in una semplice reinterpretazione dei fatti attraverso il riordino di fonti duplicate su pannelli illustrativi, ma deve completarsi della rilettura degli eventi attraverso l’utilizzo di strumenti didattici nuovi che si potrebbero definire “extra-museali”: la rievocazione dei fatti nei luoghi di avvenimento, la lettura degli eventi in continuità tra luoghi di rappresentazione e luoghi di memoria, la creazione di itinerari che colleghino i luoghi di memoria ai luoghi di rappresentazione, in particolare nei casi in cui le due tipologie non si trovino sullo stesso suolo.
La differenza tra i luoghi di memoria e di rappresentazione risiede nella componente emotiva in cui è immerso il luogo-testimone, elemento che incide fortemente sull’assimilazione della storia in chiave dolorosa. Prendendo in esame luoghi con una forte carica emotiva come i luoghi delle stragi, è importante che la componente dolorosa non avvolga il visitatore ma che essa possa essere guidata e rielaborata come una sorta di riflessione sul presente.
Qui il caso oggetto di studio è il progetto di musealizzazione della Fortezza del Mont Valérien, luogo a vocazione militare che dal 1941 al 1944 fu uno dei principali luoghi di esecuzione per fucilazione della Regione Ile-de-France durante l’occupazione. Con più di 1000 esecuzioni, tra i primi vi fu l’armeno Missak Manouchian, capo del Groupe Manouchian, protagonista triste dell’Affiche Rouge, manifesto rosso affisso dai Nazisti nel 1944, che condannava a morte la rete di Manouchian 23 franc-tireurs identificandola come «l’armata del crimine». Per decisione di Charles De Gaulle dopo la liberazione di Parigi, il 25 Agosto 1945, la Fortezza diviene un monumento commemorativo dedicato ai martiri della guerra 1939-1945. Il monumento, disegnato dallo stesso De Gaulle, è composto da un muro commemorativo sul quale si distinguono sedici alti-rilievi in bronzo, opera di sedici artisti differenti, chiamati a tradurre per allegoria le molteplici forme della lotta francese per la liberazione. Al centro, una croce di Lorena, simbolo del movimento di liberazione, è la porta del sacrario. All’interno una cripta custodisce i dodici corpi dei Compagnons de l’Ordre de la Libération; da essa si transita ai luoghi di sosta ed esecuzione dei prigionieri. Sulla sommità del monte una cappella ricoperta all’interno dai graffiti dei condannati a morte che qui trascorrevano le ultime ore in attesa della fucilazione. Accanto alla cappella un’antica scuderia è stata riadattata a sala museale per l’esposizione permanente Résistance et répression 1939-1944.
Il sito è oggi proprietà del Ministero della Difesa, ed è gestito dal Dipartimento della Memoria, del Patrimonio e degli Archivi (DMPA) sezione delle attività museografiche e culturali, la quale ha avviato nel 2009 un progetto di musealizzazione attraverso diversi rinnovamenti sul piano fisico-morfologico e sul piano pedagogico. Nella sua veste attuale il Museo è entrato in funzione nel 2010.
Le trasformazioni museografiche hanno determinato una riprogrammazione della “storia raccontata” del luogo, una storia che prendesse in considerazione la memoria dei testimoni coinvolti ma che la rielaborasse in equilibro tra discorso storico oggettivo, memoria e tradizione orale (leggenda).
La riorganizzazione delle sale museali è stata concepita sulla base di tre momenti di conoscenza per il visitatore: informare; guidare alla lettura tra storia e leggenda; guidare alla comprensione della tragedia umana. Tre le sale museali a disposizione; una prima è stata collocata ai piedi del monumento, sorta di centro di documentazione che introduce i il visitatore all’argomento tramite la visione di filmati originali e la consultazione di materiali multimediali e di riproduzioni digitali delle lettere dei condannati, così come di reperti fotografici e materiali d’archivio, digitalizzate nella biblioteca del Mont Valérien. L’obiettivo è quello di suscitare l’interesse di qualsiasi visitatore o dei passanti, ancor prima della visita al sito.
All’interno del sito l’esposizione è costruita a partire dal contesto storico: in una piccola sala contigua alla cripta (chiamata «Ufficio del Generale De Gaulle») si ripercorrono le tappe dell’occupazione nazista in Francia. A seguire, nel percorso verso il luogo d’esecuzione, l’antica scuderia è stata allestita per l’esposizione della storia particolare dei condannati a morte al Mont Valérien, i cui nomi sono incisi su una campana di fronte al monumento ai fucilati. Questa sala espositiva è aperta su un lato a vetrata che permette al visitatore di avere sempre davanti il monumento. Prima di questo passaggio due pannelli curvi a grandezza naturale si aprono frontalmente come ad abbracciare il visitatore che si sente avvolto attraversandoli.
Sui pannelli la riproduzione dei biglietti e delle lettere scambiate tra i condannati e le loro famiglie, ma anche le numerose lettere di ringraziamento inviate all’abate Franz Stock, il sacerdote che accompagnava i condannati nel loro percorso verso l’esecuzione. La percezione del visitatore è quella di entrare in contatto con una memoria viva di confidenze personali, scambiate in maniera calorosa, nonostante la tragicità del momento.
Di forte impatto la scelta del colore monocromo nella presentazione degli allestimenti: un rosso scuro che richiama inevitabilmente il rosso sanguigno. Altrettanto spiazzante la visita alla cappella nella quale sono i resti dei tralicci d’esecuzione e alcune casse che vennero utilizzate come bare. La decisione di identificare la vicenda con un colore violento richiama il visitatore a tener presente di essere in un luogo di morte. Il questo senso il Museo della memoria del Mont Valérien diventa un luogo di presentazione del periodo delle esecuzioni. Presentazione filtrata e bilanciata attraverso il dato emotivo delle storie particolari. Se l’ingresso monumentale rappresenta, infatti, l’espressione istituzionale della memoria collettiva, la visita all’interno del sito procede per ricostruzione di storie individuali: vicende umane attraverso la lente-guida della ricognizione storica. La musealizzazione della Fortezza di Mont Valérien è stata sviluppata operando una separazione del luogo dalla sua essenza mitica e leggendaria: la memoria vi è presentata nella sua consequenzialità storica riproducendo il percorso del condannato a morte. Un unico momento è consacrato alle personali confidenze dei condannati, atto che ricongiunge all’umanità di coloro che furono coinvolti nelle vicende di quei luoghi. Tuttavia alcuni dati storici, scoperti grazie a diverse personalità che hanno contribuito a divulgare le vicende del Mont Valérien, permettono di ottenere un quadro completo e significativo di come la memoria possa essere la concatenazione di storie precedenti intrecciate a vicende successive: particolare è il caso degli Aznavourian, la famiglia di Charles Aznavour, che si stabilisce a Parigi per scampare alla seconda ondata di deportazione Armena del 1915-1916. Gli Aznavourian giocheranno un ruolo fondamentale per la salvezza di Mélinée Manouchian, moglie del capo delle FTP -MOI e protagonista de l’Affiche Rouge Missak Manouchian (i coniugi Manouchian erano entrambi armeni), in quanto le permetteranno di nascondersi nei loro appartamenti durante le perquisizioni e le ricerche per la sua condanna a morte da parte dei Nazisti. Melinée Manouchian è vissuta fino al 1989.
Fonti:
La vicenda de l’Affiche Rouge è ripresa nel film di Robert Guédiguian “L’Armée du Crime” del 2009:
http://fr.wikipedia.org/wiki/L%27Arm%C3%A9e_du_crime
https://www.youtube.com/watch?v=z1nPqNLwfYM
Qui i link della notizia su Aznavour e Mélinée Manouchian:
http://en.wikipedia.org/wiki/M%C3%A9lin%C3%A9e_Manouchian
http://www.bibliomonde.com/donnee/armenie-les-francais-originaires-pays-362.html
http://www.ambafrance-am.org/IMG/pdf/Brochure_2010_1-7.pdf?2261/d901a0ccef2adde882c179b3bc037a3c0aa6d71d