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Perché Matteotti? Riflessioni su un centenario

Perché Matteotti? Riflessioni su un centenario

Crediti: di anonimo – Storia de Fascismo di Enzo Biagi, Pubblico dominio, Collegamento

Abstract

L’autrice propone una panoramica e una sorta di bilancio sui 12 mesi appena trascorsi, ricchi di attività ed eventi in occasione dei cento anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti. Mostre, pubblicazioni, convegni… Un palinsesto intenso e nazionale che gioco forza non può essere omnicomprensivo ma che è utile a ricostruire tendenze, prevalenze (e assenze) nel ricordo pubblico del deputato socialista ucciso dai fascisti il 10 giugno 1924.

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The author offers an overview and a sort of balance sheet of the 12 months that have just passed, full of activities and events to mark the 100th anniversary of the assassination of Giacomo Matteotti. Exhibitions, publications, conferences… An intense and national palimpsest that necessarily cannot be all-inclusive but which is useful to reconstruct trends, prevalences (and absences) in the public memory of the socialist deputy killed by the fascists on 10 June 1924.

2024, anno matteottiano

È Impossibile elencare tutte le iniziative di quest’anno matteottiano: orazioni, pubblicazioni (libri, articoli, graphic novel), spettacoli teatrali, reading e podcast, convegni, mostre, seminari on line, progetti di cittadinanza attiva rivolti alle scuole, senza dimenticare l’emissione il 10 giugno 2024 di un francobollo che fa seguito a quello del 1955 per i 70 anni dalla nascita di Matteotti; infine, nel corso delle celebrazioni del 30 maggio, la solenne dichiarazione del Presidente della Camera Fontana che “a perenne ricordo del suo sacrificio” lo scranno di Matteotti “non sarà più assegnato ad alcun  deputato”.

È ormai facile reperire online ampie ed esaurienti bibliografie e biografie[1]. Segnaliamo piuttosto alcune iniziative, in parte concluse, legate ai luoghi e ai contesti della vita e dell’attività politica di Matteotti. Innanzi tutto le mostre, curate rispettivamente da Stefano Caretti e Mauro Canali, Giacomo Matteotti. Una storia di tutti a Rovigo, dove Matteotti fu studente e poi sindacalista e politico, Giacomo Matteotti. Vita e morte di un padre della Democrazia presso il Museo di Roma; da segnalare inoltre la mostra Matteotti parlamentare nel Transatlantico (Camera dei deputati) poi trasferita a Montecitorio nei percorsi scolastici a porte aperte. Infine, è ancora visitabile Milano per Matteotti. L’idea che non muore, curata da Fondazione Kuliscioff e promossa dall’Istituto nazionale Parri.[2]

A Fratta Polesine il restauro, riallestimento e riapertura della Casa Museo di Matteotti ha reso accessibile il luogo dove hanno preso forma gli ideali socialisti del giovane benestante Giacomo[3], a 14 anni tesserato dell’organizzazione giovanile del Partito Socialista, sull’esempio dell’amato fratello Matteo, economista, morto prematuramente per tubercolosi, come del resto l’altro fratello Silvio. Il Polesine, uno dei territori più poveri d’Italia, “tera e aqua” [sic] in un canto popolare, segnato dall’analfabetismo, dalla pellagra, dalla malaria e da una forte emigrazione per lo più verso il Sud America (nel solo 1891, 17000 emigranti),[4] fu per il giovane militante che si sentiva un privilegiato un osservatorio della miseria e della sopraffazione, ma anche delle lotte agrarie (il moto La boje, 1884-5 si diffonde poco prima della nascita di Matteotti). A Fratta Polesine Giacomo Matteotti riposa nella cappella di famiglia del Cimitero dopo la definitiva tumulazione del 1928, a seguito di penose peripezie e trafugamenti.

A Chieti, la tavola rotonda (14 settembre 2024) organizzata dall’Archivio di Stato ha illustrato i contenuti delle carte digitalizzate relative al processo del 1926, celebrato lontano da Roma per motivi di pubblica sicurezza e trasformato in una lugubre farsa durante la quale la volgare violenza verbale, il depistaggio, le calunnie su Matteotti di Farinacci, segretario del PNF e difensore di Amerigo Dùmini[5], indussero la vedova Velia a revocare la costituzione di parte civile.[6]

Per finire questa rassegna necessariamente limitata si segnala l’interessante mostra itinerante fino al 2025 in città italiane e straniere, a cura di Stefano Caretti e Maurizio Degl’Innocenti Giacomo Matteotti. Ritratto per immagini, promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni della morte di Giacomo Matteotti e dal CIDIC – Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura dell’Università di Pisa. Le testimonianze fornite dalla Fondazione di studi storici Filippo Turati restituiscono l’immagine di un uomo premuroso con la famiglia, colto, sportivo, militante socialista, amministratore, deputato in Parlamento, irriducibile nella lotta per la democrazia e la libertà.

 

La memoria come impegno civile

In molte commemorazioni ufficiali il racconto eroico e struggente della vittima respinge in secondo piano la memoria della sua vita. Così è stato ed è ancora per Matteotti, il “martire”. Non a caso nel 1925 usciva l’opuscolo intitolato proprio Un martire. (La vita di Giacomo Matteotti narrata ai fanciulli) di Italo Toscani, amico e compagno di lotte del deputato socialista. Nel 1955 lo Stato italiano concedeva una pensione annua di lire 360.000 alla «signorina Isabella Matteotti, orfana del Martire Giacomo Matteotti». Matteotti è diventato un santo laico, l’archetipo dell’avversario tenace e incorruttibile del fascismo, “il nemico” per eccellenza d Mussolini, ma gli studi su Matteotti vivo ci dicono che egli è stato molto di più dell’oppositore coraggioso della dittatura. Il martirologio dell’antifascista ha messo in ombra un percorso giuridico, amministrativo e politico che colpisce per la quantità e varietà di esperienze, dagli interventi nella fase polesana come sindacalista, come consigliere comunale e sindaco di Villamarzana, alle pubblicazioni di argomento legale, realizzate o abbozzate, agli articoli sul Corriere del Polesine, su La lotta, sull’Avanti!, su Critica sociale, e su La Giustizia, ai discorsi appassionati e tumultuosi in Parlamento  (106 in meno di cinque anni): ne emerge il ritratto di un giurista, giornalista e politico competente e appassionato. Matteotti si può definire un socialista riformista turatiano, gradualista, non moderato anzi in un certo senso rivoluzionario, visionario ma lontano dai massimalismi, pragmatico e concreto. Negli anni delle scissioni, fu sempre “unitario” perché il proletariato doveva essere “unito in un blocco solo”. Internazionalista, antimilitarista e antinazionalista fin dalla guerra di Libia, allo scoppio della Grande guerra fu un neutralista convinto, un combattente contro la guerra, contrario alle timidezze e ambiguità della dirigenza socialista («né aderire né sabotare»), fino a pensare, per quanto possa apparire contraddittorio, a una chiamata all’insurrezione del proletariato, inerte e rassegnato, contro i massacri di contadini nelle trincee, contro lo spreco di risorse, giustificati dalla vuota e gretta retorica patriottica.

Il suo sguardo politico fu anche rivolto fuori dei confini nazionali, dove spesso viaggiò, padroneggiando bene le lingue inglese, francese e tedesca, e fu seguito con un’ammirazione di cui abbiamo varie testimonianze: Léon Blum, per esempio, considerò molto significativo il suo contributo sul tema delle riparazioni di guerra alla conferenza di pace di Versailles. In generale, fu un politico capace di cogliere nelle questioni politiche il condizionamento dei fattori economici e tecnico-amministrativi. Insomma un uomo poliedrico e curioso che si attribuiva un «desiderio di vita molteplice» e alla moglie Velia scriveva: «[…] vorrei avere dieci vite; e una ne darei anche all’ozio, al sogno, perché essa soltanto potrebbe riassumere le altre nove in ciò che compirono, prepararle in ciò che intraprendono» (Bologna, marzo 1914).

Perché studiare Matteotti quindi? Perché Egli vive, Egli è qui presente, e pugnante, diceva Filippo Turati, nella sua celebre orazione funebre del 27 giugno del 1924 (ripresa nel titolo di un’altra mostra curata dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri e dedicata ai deputati aventiniani), e perché «Passano gli anni, e Matteotti rimane» come diceva Carlo Rosselli che lo definiva un «eroe tutto prosa», dal forte carattere, tutto d’un pezzo, energico alfiere di un antifascismo morale e di un metodo “salveminiano”[7]. Gobetti, a sua volta, parla di lui come un uomo che “non era dotato di qualità decorative (come altri vecchi leader socialisti) ma possedeva l’energia, l’inflessibilità, il fascino”.[8]

Va Invece compreso all’interno del clima di scontro ideologico tra riformisti e rivoluzionari ancora presente all’interno del movimento socialista italiano dopo la scissione di Livorno del 1921, il poco lusinghiero – e peraltro piuttosto noto – giudizio di Antonio Gramsci («”Pellegrino del nulla” appare a noi Giacomo Matteotti»), che fu espresso in un articolo pubblicato su Stato operaio, il settimanale del Pcd’I, il 28 agosto 1924, appena dopo il funerale del deputato socialista.[9] Agli occhi di Gramsci, Matteotti, esponente di spicco del socialismo riformista, si è battuto fino alla morte, per una causa, sì, giusta – l’emancipazione del proletariato – ma senza mezzi e obiettivi adeguati.[10]

Nello speciale della Fondazione Feltrinelli[11] David Bidussa parla di Matteotti come di una figura inquieta nella e della sinistra italiana: “L’elogio del martire vuol dire avere una visione sacrificale della politica, vuol dire fissare l’occhio sui carnefici. Considerare, viceversa, la vicenda complessiva di Giacomo Matteotti vuol dire uscire dal «cono d’ombra» della violenza subìta, del torto.” E ricorda che Matteotti stesso, più volte vittima della violenza fisica – si pensi alla aggressione squadrista e sequestro a Castelguglielmo, Rovigo, il 12 marzo 1921 – invitava a non considerare il dato personale tema di discussione pubblica e di lotta politica.

Oggi quindi riattivarne la memoria significa studiare Matteotti nel suo complesso, le sue coraggiose denunce dei problemi, la sua protesta contro il governo, lo scontro politico, ma anche il suo metodo, la ricerca di risposte di uomo delle istituzioni che si sentiva chiamato a impegnarsi utilmente per risolvere i problemi con l’azione: durante la sua attività politica, a partire da quella polesana, Matteotti avanzò infatti proposte di riforma su temi come la tassazione, l’istruzione, l’agricoltura, la divisione di poteri e risorse tra Stato e comuni e il funzionamento del parlamento. In una lettera alla futura moglie Velia il deputato socialista rivela inoltre l’attenzione alla provincia rurale:

Il piccolo centro è il grande centro: non vi è che una differenza d’ampiezza materiale […]. Chi si fa centro d’un movimento in una capitale nulla attua di più di chi sappia farsi centro di tutte queste sparse case […]. Anzi qui il tentativo è nuovo, perché si tratta di creare, mediante questa singolare e forse da nessuno avvertita unione di comuni ch’io preparo, come una coscienza di immensa città unita. [12]

Con affetto e con rimpianto i compagni ricorderanno che “s’impicciava di tutto e non gli andava mai bene niente”, del resto fin da giovanissimo gli era stato attribuito il soprannome di “Tempesta” per il suo temperamento focoso e nemico del compromesso, eppure tutte le sue scelte, anche quelle più rischiose, erano meditate e consapevoli e i suoi interventi, argomentati con numeri, dati e documenti, [13] volevano essere costruttivi, portare all’azione, come, facendo un esempio tra i tanti, l’impegno per l’edilizia scolastica.

 

Il mito popolare di Matteotti nella mentalità collettiva e nella memoria cantata.

Fin dagli esordi del fascismo, Matteotti fu considerato nume tutelare dagli oppositori del regime, «perché non transigeva e perché aveva un coraggio che mancava a troppi altri», come scrisse il foglio clandestino Non mollare[14] nel 1925, un ruolo che lo rendeva talvolta scomodo ai suoi stessi compagni dalla cui viltà e doppiezza (sul tema della guerra, sullo squadrismo e poi sull’ascesa della dittatura) talvolta egli era profondamente deluso come rivela nelle lettere alla moglie.

Nel ventennio la figura di Matteotti fu messa al bando. Solo pronunciarne il nome poteva costare molto caro, mentre la madre (morta nel 1931), la vedova (morta nel 1938) e i tre figli vivevano a Fratta sotto strettissimo controllo.

Durante la guerra di Spagna e poi nella Resistenza il nome di Matteotti fu adottato dalle brigate partigiane legate al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Dalla Liberazione e per tutto il dopoguerra ogni città italiana ha dedicato a Giacomo Matteotti una via, un corso o una piazza (oltre tremila in Italia) o gli ha intitolato una scuola, a riprova di un mito popolare che non poco contribuì al risultato dei 115 seggi socialisti nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946. Quasi un risarcimento postumo a Matteotti per la solitudine in cui si era battuto alla fine della sua vita. Certamente una fortuna toponomastica che non prevedeva, nella mentalità collettiva, una conoscenza approfondita dell’uomo e del suo pensiero.

Il canto popolare contribuì fin dal 1924 alla trasmissione del mito di Matteotti e ad un culto quasi cristologico da parte del popolo che lo considerava l’apostolo dei diseredati, un eroe, un maestro[15].

È una memoria, quella di Matteotti, che il fascismo si adoperò in tanti modi di cancellare, ma che fu tenacemente conservata da tante persone del popolo, con adesione spontanea ed elementare ma proprio perciò radicale nel suo sentire profondo: evidentemente Matteotti seppe parlare al popolo e farsi capire. Intonare una canzone “di Matteotti” era un atto sovversivo, ma anche una affermazione di dignità umana oltre che politica: la profonda partecipazione popolare non fu dettata solo dal messaggio politico e sociale di rivendicazioni e di riscatto, ma anche da un sentimento intimo, quasi di affetto familiare, come dimostrano le cante dedicate ai figli Tre figli chiaman babbo e Figli di Matteotti. Il popolo capì e sentì il nesso inscindibile di politica e morale di Matteotti (M. L. Betri). A tal proposito Sciascia nelle Parrocchie di Regalpetra racconta come le sue zie avessero tenuto nascosto in un paniere del cucito, in quanto pericoloso indizio di sovversivismo, un ritratto di Matteotti donato da un cugino che aveva loro narrato la triste fine del deputato. Fu una delle zie a tirare fuori dalla cesta e mostrargli con timore il ritratto. Il futuro scrittore domandava chi fosse l’uomo nel ritratto. E la zia gli faceva il segno del silenzio. L’ha fatto uccidere quello, diceva piano, e ci penserà il Signore. Quell’uomo aveva dei bambini, e l’avevano ammazzato, un “padre di famiglia”. Ne emerge bene la visione affettuosa e familiare che il popolo aveva di Matteotti, un padre, un santo, a cui si riserva una devozione quasi religiosa.

E il mito valicò i confini nazionali. Per dirla con le parole dell’“Epigrafe” di Mario Mariani (1929): Matteotti “Non ha più patria: è del mondo. / Non ha più partito: / è di tutti i liberi”.

All’estero si celebrò Matteotti sia con immagini e monumenti[16] sia nella forma cantata: per esempio nell’ Himno del batallón Mateotti durante la guerra civile spagnola (“Batallòn Mateottì al fascismo aplastarà con honor y gallardìa en bien de la humanidad …”: ”Il Battaglione Matteotti schiaccerà il fascismo con onore e valore per il bene dell’umanità…”), composto nel 1936 da Abel Mus violinista e José Santacreu, ufficiale dell’esercito repubblicano, commissario politico del battaglione intitolato a Giacomo Matteotti.

Il cantautore Alessio Lega ha composto nel 2004 la canzone Matteotti. Giacomo ’37 (un antifascista chiama Giacomo il figlio nato nel 1937).

Qui di seguito una piccola selezione di canti su Matteotti tra i più noti, musicalmente semplici e ripetitivi, spesso riprese di arie più o meno antiche, addirittura di canti fascisti, come si addice al canto popolare:

  • La canta di Matteotti: di anonimo, utilizza la melodia de “Il maschio di Volterra” uno dei più noti canti di carcere della tradizione popolare italiana. Ne esistono più versioni raccolte da Ernesto de Martino. “Or, se ascoltar mi state,/ canto il delitto di quei galeotti/che con gran rabbia vollero trucidare/ il deputato Giacomo Matteotti…”.
  • Povero Matteotti: canzone di anonimo raccolta a Milano dalla voce di Mario De Micheli; deriva probabilmente da una canzone dallo stesso titolo (raccolta a Trino Vercellese), ripresa da Ivan Della Mea nel 1962 e, risalendo nel tempo, dal canto Povero Cavallotti dell’‘800. Attualizzazioni successive saranno nel 1970 Povero Pinelli (di Luisa Ronchini e Canzoniere Veneto) e la Ballata di Franco Serantini, anarchico cagliaritano (di Piero Nissim). “Povero Matteotti,/ te l’hanno fatta brutta/ i vili assassini/ la vita t’han distrutta!/ Lasciasti qui la moglie abbandonata veniva quasi pazza dalla notizia data…”.
  • Mat(t)eotti, Mat(t)eotti, grande martire d’Italia. 1924? Raccolta a Cologno al Serio (BG) da Roberto Leydi nel 1964 dalla contadina e cantante bergamasca Palma Facchetti.” Matteotti, Matteotti/grande martire d’Italia/Mussolin coi gambe in aria/lo faremo fucilare…”. Sull’aria di Giovinezza.
  • Sulla sponda argentina: una parodia antifascista milanese sull’aria del Fox-Trot della Nostalgia, canzone dedicata agli emigranti di Bixio-Cherubini e Rulli (1924). “Sulla sponda argentina/ Mussolini cammina/ Matteotti dedrè/ El ghe tira el gichè/ “Assassin te seet! …”,. Dallo spettacolo Milanin Milanon (1962) ideato da Roberto Leydi. La canzone parodia era interpretata da Sandra Mantovani, sua moglie.

 

Studiare Matteotti a scuola. Qualche indicazione didattica

Nell’attuale preoccupante relativizzazione della dittatura fascista, il pensiero e la statura morale di Matteotti meriterebbero di essere approfonditi a scuola ben più di quanto abitualmente si faccia, dedicando qualche parola al delitto Matteotti e alla secessione dell’Aventino. A tale proposito suggeriamo alcuni strumenti per una conoscenza del politico e dell’uomo coraggioso, convinto delle sue idee e pronto a difendere fino in fondo i valori democratici e il regime parlamentare. Sarebbe bello si avverasse quanto, nel 1974, Pertini scriveva nella prefazione all’edizione dei discorsi parlamentari di Matteotti: “Giacomo Matteotti è ancora, dunque, in mezzo a noi, con la freschezza attuale dei nostri pensieri”. Non si parla forse di una Matteotti-Renaissance?

  • Il sito https://www.matteotti100nellescuole.org/ nasce dal progetto della Fondazione Giacomo Matteotti e della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati di sollecitare nelle scuole la conoscenza della figura di Matteotti, della sua biografia e della sua azione politica, fornendo efficaci strumenti didattici (un libro, audiovisivi, schede tematiche, un’utile bibliografia). Il concorso Matteotti nelle scuole (testi, grafica, audio-video), rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, mira a sensibilizzare all’approfondimento dei temi legati alla democrazia e alle sue istituzioni, attraverso la conoscenza dell’opera e della testimonianza etica e civile di Giacomo Matteotti e del suo sacrificio in difesa della libertà, della democrazia e del progresso sociale. Il tema prescelto di quest’anno è “Legalità, solidarietà e rispetto della persona nella testimonianza di Giacomo Matteotti” e la scadenza è fissata al 31 marzo 2025  (https://www.matteotti100nellescuole.org/post/decima-edizione-per-l-anno-scolastico2024-25-del-concorso-nazionale-matteotti-per-le-scuole) . Segnaliamo la sezione del sito “Matteotti e noi una lezione di libertà”[17] (con una graphic novel, un film, un’opera teatrale per le scuole, un kit formativo, un’antologia di scritti di e su Matteotti). Nel sito sono reperibili una utile cronologia[18] e, tra gli scritti, il testo del famoso discorso del 30 maggio 1924 alla Camera, ancora oggi un richiamo ai valori della democrazia e della partecipazione collettiva alla vita politica.[19] Il libro Matteotti 100 nelle Scuole può essere scaricato in pdf: https://www.matteotti100nellescuole.org/libro. Peraltro è uscito di recente il volume 1924-2024 Matteotti nelle scuole. Memoria della libertà, edizione del centenario aggiornata e arricchita con una selezione degli elaborati premiati nell’ultima edizione del Concorso.
  • Il pamphlet Un anno di dominazione fascista pubblicato e distribuito quasi clandestinamente nel febbraio 1924 poi tradotto in Gran Bretagna, Francia e Germania – un’utile lettura per l’ultimo anno delle superiori – è disponibile sul sito di Casa Matteotti[20].Poi ampliato in Un anno e mezzo di dominazione fascista.
  • L’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca educativa), in collaborazione con la Fondazione di Studi Storici Filippo Turatinell’ambito del progetto La memoria della libertà, ha pubblicato, la mostra virtuale Spazio Matteotti: 100 anni di antifascismo e coraggio civile ricca di video, podcast, selezioni di film, documentari e immagini. Per le scuole di ogni ordine e grado. https://mostrevirtuali.indire.it/mostra/matteotti-cento-1924-2024-cento-anni-di-antifascismo-e-coraggio/
  • Nell’ambito degli audiovisivi, suggeriamo il film di Florestano Vancini Ildelitto Matteotti uscito nel 1973, anno di grandi tensioni politiche, una ricostruzione storico – giuridica fedele dell’omicidio e della successiva stretta repressiva su Giovanni Amendola, Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, don Luigi Sturzo e gli altri oppositori del regime. Disponibile in streaming Prime video in acquisto o noleggio oppure su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=zUJmly5zleU. Altri utili filmati: Il delitto Matteotti, breve documentario (11’) in bianco e nero di Nelo Risi con immagini e documenti d’archivio https://www.youtube.com/watch?v=rzpVQJjUEXA; il documentario di Luca Ricciardi (2004, 33’) Giacomo Matteotti sulle tappe fondamentali della vita di Giacomo Matteotti, dalle origini familiari e sociali, all’impegno nel Partito Socialista, fino al 10 giugno 1924 https://www.youtube.com/watch?v=y8shO3nfdXk . Nella sezione “filmoteca” dell’archivio di Casa Matteotti sono reperibili, oltre ai film di N. Risi e F. Vancini, altri brevi filmati tra cui Giacomo e i Matteotti nel Polesine. https://archivio.casamuseogiacomomatteotti.it/filmoteca/. Questi e altri video come il documentario di G. Giannotti per La storia siamo noi e i reportage di Sergio Zavoli in   https://spaziomatteotti.indire.it/matteotti-allo-schermo/  Da segnalare anche la serie di brevi video che illustrano ai bambini la figura di Giacomo Matteotti, frutto della collaborazione di Indire ricerca con la cattedra di Educomunicazione dell’Università di Huelva:  https://www.youtube.com/watch?v=QoluiXa9qFI&t=24s
  • Tra i moltissimi libri usciti nell’ultimo anno segnaliamo il testo recensito da Aldo Gianluigi Salassa sulla rivista on line Novecento.org della Rete Parri, quale strumento particolarmente utile per i ragazzi delle classi terminali della Secondaria superiore: Concetto Vecchio, Io vi accuso: Giacomo Matteotti e noi, Utet, Milano 2024, pp. 240[21]. Punti di forza: l’attenzione agli oggetti, agli edifici, ai luoghi della quotidianità. , Concetto Vecchio, giornalista del Corriere della Sera, fa emergere dal “santino” l’uomo Matteotti a tutto tondo “con l’occhio al presente e il cuore rivolto alle giovani generazioni”, mettendolo in dialogo con le emergenze poste dall’attualità.
  • Sempre su Novecento.org si segnala la recensione di Gianna Cannì del bel libro di Fabio Fiore, L’Affaire Matteotti. Storia di un delitto, Laterza 2024.[22] Il saggio spicca nel panorama delle pubblicazioni di quest’anno per l’originalità dell’approccio: non una biografia, ma una non fiction che, come ricorda lo stesso Fiore, affronta il nodo dell’assassino di Matteotti «come se nessuno l’avesse raccontato prima, come se nessuno lo ricordasse più, facendone ‘un affaire’ in cui non è semplice districarsi».
  • Matteotti si racconta La famiglia, gli studi, la politica (cofanetto 5 volumi) a cura di Stefano Caretti, Jaka Makuc (Pisa University Press, 2022) si rivolge principalmente ai giovani lettori.
  • In alternativa al corposo epistolario di Giacomo Matteotti e di sua moglie Velia Titta, potrebbe essere letto a scuola il libro di Laura Fagiolini, La dignità contro il regime, Intrecci editore: nella forma di lettere immaginarie di Velia alla madre morta, l’autrice che è psicologa mette in luce, con sguardo empatico e acuto, la figura coraggiosa della protagonista, ma tra le righe si delinea anche quella di Giacomo, la cui drammatica storia è chiarita dai precisi riferimenti nelle note.
  • Graphic novel: Il delitto Matteotti, nuova ediz. di Francesco Barilli e Manuel De Carli (Becco giallo, 2024); Lo chiamavano Tempesta. Storia di Giacomo Matteotti che sfidò il fascismo (De Agostini, 2024) di Andrea Franzoso, per giovani lettori a partire dalla scuola secondaria di primo grado; Essere tempesta. Vita e morte di Giacomo Matteotti di Valerio Renzi con illustrazioni di Toni Bruno, Momo edizioni, 2024; Tempesta Matteotti – di Luisa Mattia, illustrato da Ivan Canu, con il patrocinio della Fondazione Matteotti, Lapis edizioni, 2024. Per lettori dagli 11 anni. Infine, Ilaria Mattioni, illustrazioni di Emanuele Racca, Hanno ucciso la libertà!, Paoline, 2024: fra un diario segreto, lettere da decifrare e sentinelle fasciste da seminare, i due cugini Albe Steiner[23] e Francesca Wronowski crescono ed entrano nella Resistenza, ispirati dagli insegnamenti dello zio Giacomo Matteotti. Volume con proposte di attività didattiche, per lettori dagli 11 anni.
  • La fuga di Velia: a 100 anni dall’uccisione di Giacomo Matteotti è un gioco da tavolo (una escape room), prodotto dall’ Archivio di Stato di Rovigo, dall’autrice Atropo Kelevra e dallo studio creativo Officina Meningi (sul cui sito è acquistabile). Con il supporto scientifico dell’Archivio di Stato, nelle figure della direttrice Maria Volpato e dell’archivista Marianna Volpin, e della Casa-Museo Giacomo Matteotti, nella figura della direttrice Maria Lodovica Mutterle. L’opera, illustrata ad acquerello dall’artista trevigiano Andrea Longhi, parte da eventi reali per raccontare la ricerca della verità sull’assassinio del marito da parte di Velia Matteotti.
  • Nel corrente anno scolastico la sezione torinese “Frida Malan” della FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti) ha organizzato per gli insegnanti un convegno il 13 novembre a Torino, dal titolo “Perché Matteotti? Riflessioni su un centenario” con la collaborazione del CIDI Torino. Il CIDI, a sua volta, promuove con il patrocinio della Fondazione Giacomo Matteotti, un’iniziativa formativa per insegnanti della scuola secondaria di primo e di secondo grado, perché Matteotti non sia dimenticato e sia contestualizzato, utilizzando come fonti storiche due discorsi politici (quello del 31 gennaio del 1921 contro l’uso della violenza, quello del 30 maggio 2024 in difesa della democrazia). I 4 incontri previsti, presso il Centro Studi Gobetti di Torino, verteranno sul contesto storico, sui temi della non violenza e della democrazia. Titolo: “La democrazia come spazio di partecipazione politica attraverso la parola contro la violenza: l’esempio di Giacomo Matteotti e l’uso dei suoi discorsi a scuola”. Informazioni più dettagliate a breve sui siti del CIDI Torino e FNISM Torino.

 


Note:

[1] Suggeriamo la bibliografia essenziale aggiornata al 2022: https://www.matteotti100nellescuole.org/_files/ugd/ae5069_5d16a7987f4f423590683bf2ff346a91.pdf.
E aggiungiamo alcune delle uscite del 2023-4: Stefano Caretti-Marzio Breda, Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato, Milano, Solferino, 2024; Federico Fornaro, Giacomo Matteotti. L’Italia migliore, Torino, Bollati Boringhieri, 2024; Mimmo Franzinelli, Matteotti e Mussolini. Vite parallele. Dal socialismo al delitto politico. Mondadori, Milano, 2024; Mirko Grasso, L’oppositore. Matteotti contro il fascismo, Roma, Carocci, 2024; Gianpaolo Romanato, Giacomo Matteotti. Un italiano diverso, Milano-Firenze, Bompiani, 2024; Massimo L. Salvadori, L’antifascista. Giacomo Matteotti, l’uomo del coraggio, cent’anni dopo (1924-2024) Donzelli, Roma, 2023.
Due biografie: https://www.casamuseogiacomomatteotti.it/biografia/; https://www.youtube.com/watch?v=OL1ZXhr4IaI (Camera dei Deputati). Tra i libri citati molto precisa e scevra di intenti agiografici è la biografia di Federico Fornaro, vedi sopra.

[2] Milano per Matteotti. L’idea che non muore, in “Istituto nazionale Ferruccio Parri”, https://www.reteparri.it/eventi/milano-per-matteotti-lidea-che-non-muore-11377/

[3] I nemici e i quotidiani ostili lo chiameranno «il socialista impellicciato», «il socialista milionario», «Kirilenko Matteotti» (titolo del Popolo d’Italia, 31 maggio 1924, in riferimento al generale rivoluzionario commissario del popolo capo dell’armata russa, con l’accusa di diffamare all’estero il fascismo).

[4] Nell’inchiesta Jacini (1877- 1886) così è descritto il Polesine: “una terra dove si piange la vacca morta e ci si rassegna per la moglie perduta”.

[5] Capo della squadra che sequestrò e uccise Matteotti e capo della Ceka del Viminale, polizia segreta fascista.

[6] A Velia, morta per un intervento chirurgico nel 1938, Mussolini dedicò il macabro commento: “I miei nemici sono finiti sempre in galera e qualche volta sotto i ferri chirurgici.” (Dal Diario di Galeazzo Ciano). La vita di Velia vedova fu tormentata da minacce e umiliazioni e vissuta in un clima di sospetto e solitudine, circondata di cattivi consiglieri. Quanto al processo, annullata, dopo la proclamazione della Repubblica, la sentenza del 1926 (condanne risibili), il nuovo processo a Roma si concluse (1947) con un’assoluzione e con la condanna all’ergastolo, poi commutata in trent’anni di reclusione, per Dumini, Poveromo e Viola. Mussolini venne considerato correo e mandante del delitto.

[7] Scrive Carlo Rosselli in Matteotti: eroe tutto prosa in “Almanacco socialista”, 1934: «Eppure, Matteotti non era eloquente; o per lo meno la sua eloquenza era tutto l’opposto dell’oratoria tradizionale socialista. Ragionava a base di fatti, freddo, preciso, tagliente. Metodo salveminiano. Quando affermava, provava. Niente esasperò più i fascisti del metodo di analisi di Matteotti che sgonfiava un dopo l’altro tutti i loro palloni retorici.»

[8] Pubblicata nell’anno stesso della morte di Matteotti, la breve biografia politica di Piero Gobetti (P. Gobetti, Matteotti, Piero Gobetti Editore, Torino 1924) è stata ripubblicata, tra l’altro, nel 2014 con postfazione di Marco Scavino dalle Edizioni di Storia e Letteratura.
Il testo è scaricabile in pdf: https://liberliber.it/autori/autori-g/piero-gobetti/matteotti/
Oppure: https://www.casamuseogiacomomatteotti.it/wp-content/uploads/libri/matteotti-piero-gobetti.pdf

[9] Cfr. A. Gramsci, Sul fascismo, Ed Riunititi, 1978, pp. 242-246

[10]  Nello stesso articolo, Gramsci afferma infatti: «Il sacrificio eroico di Giacomo Matteotti è per noi l’ultima espressione, la più evidente, la più tragica ed elevata, di questa contraddizione interna di cui tutto il movimento operaio italiano per anni ed anni ha sofferto. Ma se l’impeto di riscossa e gli sforzi tenaci durati nel passato, hanno potuto essere vani, se ha potuto crollare paurosamente, in tre anni, l’edificio pezzo a pezzo così faticosamente costruito, non deve, non può rimanere vano questo sacrificio supremo, in cui tutto l’insegnamento di un passato di dolori e di errori si riassume».

[11] https://fondazionefeltrinelli.it/scopri/matteotti100/

[12] G. Matteotti, Lettere a Velia, a cura di Stefano Caretti, Pisa University Press, Pisa p.75

[13] «spulciatore di conti e bilanci» lo definisce Gobetti.

[14] Non mollare, primo giornale clandestino antifascista in Italia, nacque a Firenze (gennaio 1925) per iniziativa di Salvemini con alcuni giovani intellettuali fiorentini fra i quali Ernesto Rossi, Piero Calamandrei, i fratelli Carlo e Nello Rosselli: fu lui a scrivere gli articoli principali, a procurare il denaro necessario alla stampa e i documenti che inchiodavano nella responsabilità del delitto Matteotti Mussolini, i vertici fascisti e il sovrano. Da gennaio a giugno 1925 circolarono tra difficoltà crescenti 22 numeri, fino all’arresto di Salvemini e di altri collaboratori, per delazione del tipografo Pinzi. Tornò ai lettori nell’immediato dopo guerra, cioè dal 1945 al 1961, come organo del Partito d’Azione.
Frattanto Gaetano Salvemini nel 1925 aveva dato le dimissioni dalla cattedra di Storia all’Università di Firenze (Dalla lettera al Rettore: L’8 giugno del ’25 la polizia bussò alla porta di casa Salvemini: l’arresto del professore suscitò, anche oltre i confini nazionali, un’ondata di indignazione tale da provocare il suo rilascio in attesa del processo. Per un caso fortuito, cambiando la solita strada per tornare a casa, Salvemini si sottrasse a una ulteriore spedizione punitiva e, accolto a casa dei fratelli Rosselli, fuggì per espatriare in Francia, in Inghilterra, infine negli Stati Uniti, dove gli fu affidata la cattedra di storia contemporanea ad Harvard e dove divenne punto di riferimento dell’antifascismo esule e animatore della Mazzini Society.
In merito all’ispirazione a Giacomo Matteotti di Non mollare è significativo quanto Salvemini scrisse alla vedova Velia Titta: «Nei pochi mesi in cui fui alla Camera, fra il 1919 e il 1921, io non avvicinai mai suo marito. Ero un isolato… Ma guardavo intorno a me. E imparai ben presto a notare quel giovane dalla cultura solida, dalle idee chiare, dalla volontà tenace. Sentii per lui una grande simpatia. Ma non la dimostrai… Ma quando Lui fu ucciso, io mi sentii in parte colpevole della Sua morte. Lui aveva fatto tutto il Suo dovere: e per questo era stato ucciso. Io non avevo fatto il mio dovere: e per questo mi avevano lasciato stare. Se tutti avessimo fatto il nostro dovere, l’Italia non sarebbe stata calpestata, disonorata da una banda di assassini. Allora presi la mia decisione. Dovevo ritornare ad occupare il mio posto nella battaglia. Ed ho fatto il possibile per attenuare in me il rimorso di non avere fatto sempre tutto il mio dovere…».

[15] V. Zaghi, Con Matteotti si mangiava: simboli e valori nella genesi di un mito popolare in “Rivista di Storia contemporanea”, 1990. Nel 2020 a cura dell’Associazione Culturale Minelliana di Rovigo in coedizione con l’Istituto Ernesto de Martino è stato pubblicato il libro E. Bellettato Matteotti nella memoria cantata tra storia e cantastorie, Minelliana, Rovigo 2020 con il CD Povero Matteotti. Si tratta di un’operazione di recupero della “memoria cantata” di Matteotti – fin dalle prime settimane successive alla sua uccisione – che per decenni, in Italia e all’estero, ha trasmesso il mito in forme semplici e spontanee di espressione popolare. Il testo riprende il filone di ricerca che aveva portato nel giugno 1975 a Povero Matteotti. Il risveglio antifascista del ’24 e l’Aventino. e ripropone il sonoro allegato al volume del 1975 e il libretto originale che accompagnava il vinile, arricchito con alcuni inediti. L’ampio canzoniere raccoglie scrupolosamente le testimonianze, i testi scritti ma anche i ricordi di persone comuni e individua i percorsi delle tradizioni, le fonti e le varianti, incluse le strofe oscene di matrice fascista.

[16] Una interessante raccolta di immagini di Matteotti alla pagina:  https://mostrevirtuali.indire.it/mostra/matteotti-cento-1924-2024-cento-anni-di-antifascismo-e-coraggio/4-matteotti-nei-media/ Due esempi tra i tanti della fama e del carattere esemplare della figura di Matteotti all’estero: il celebre murale di Diego Rivera del 1933  su Mussolini dittatore alla scuola New Workers di New York, dove in basso a destra è ben visibile Giacomo Matteotti https://giacomo-matteotti.blogspot.com/2014/06/il-murales-di-diego-rivera-su-mussolini.html ; Matteotti, numero unico del 1925, commemorativo del primo anniversario dell’assassinio a cura del Circolo “Giacomo Matteotti” di Buenos Aires. La copertina, opera di un pittore socialista emigrato in Argentina, Publio Zanelli, presenta una pioggia di garofani rossi che fanno da cornice al volto di Giacomo Matteotti. Gino Baglioni, socialista, compagno nel P.S.U. di Matteotti, emigrato a Buenos Aires nell’ articolo “Piccoli episodi” racconta della grande amicizia che lo legava al deputato polesano, dello sgomento per la notizia della sua scomparsa accolta come una sventura familiare e della successiva fondazione del Circolo di studi sociali e ricreazione “Giacomo Matteotti” per mantenere vivo fra i socialisti unitari di Buenos Aires il sentimento del dovere di solidarietà verso i propri connazionali. Purtroppo il collegamento con il PSU italiano divenne impossibile. Attraverso una sottoscrizione fra lavoratori e compagni, venne realizzato un busto in bronzo di Giacomo Matteotti “che tutto diede per noi, contadini e operai, e che non disperò mai della nostra capacità d’emanciparci, così come non si stancò mai di lottare”. http://www.pertini.it/turati/immagini/Pubblicazioni_Argentina.jpg

[17] https://www.matteotti100nellescuole.org/matteottienoi

[18] https://fondazionematteotti.altervista.org/wp-content/uploads/2015/01/Cronologia-di-Giacomo-Matteotti.pdf

[19] “Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.”  Il discorso si trasformò in un battibecco serrato e violento tra Matteotti e Farinacci, Grandi, Bottai, Rossi, Torre. Per il resoconto stenografico: https://fondazionematteotti.altervista.org/wp-content/uploads/2015/01/Discorso-Matteotti-compressed.pdf

[20] https://www.casamuseogiacomomatteotti.it/wp-content/uploads/libri/M21-____-AnnoDominaziFascista.pdf

[21] Aldo Gianluigi Salassa, Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi, di Concetto Vecchio, in “Novecento.org,” n.22, dicembre 2024. https://www.novecento.org/recensioni/io-vi-accuso-giacomo-matteotti-e-noi-8243/

[22] Gianna Cannì, L’affaire Matteotti. Storia di un delitto, di Fabio Fiore, in “Novecento.org”, n.22, dicembre 2024.  https://www.novecento.org/recensioni/laffaire-matteotti-storia-di-un-delitto-di-fabio-fiore-8327/

[23] A proposito di Albe Steiner: il 21 agosto 1924, tra i contadini che accompagnano la bara di Giacomo Matteotti, vi sono il cognato Emerico, marito di Fosca Titta (sorella di Velia) con il figlio maggiore Mino (Guglielmo). Il minore Albe (Alberto) quasi undicenne rimane a casa, ma colpito dall’assassinio dello zio esegue uno schizzo, che chiamerà “primo cartello stradale” con la faccia stilizzata di Mussolini gran capo degli assassini: sarà il primo segno della vocazione di grafico e di antifascista, “combattente per la libertà che è cultura”, partigiano in Val d’Ossola con la moglie Lica.  https://giacomo-matteotti.blogspot.com/2013/12/albe-steiner-nipote-di-giacomo-matteotti.html