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Una mostra virtuale per raccontare il fronte interno

Una mostra virtuale per raccontare il fronte interno

Sulle tracce della Grande guerra a Grosseto

Abstract

Una mostra virtuale sulla Prima guerra mondiale vista dalla periferia italiana, che cerca di coniugare la comprensione razionale di un fenomeno storico con l’empatia per le esperienze di vita.  Un esempio di “comunicazione storica” aperto ad un uso didattico, ma anche civile, che sappia incrociare le fonti traendone testi e immagini finalizzati possibili liberi percorsi di conoscenza.

Lapide al Liceo Ginnasio, distrutta da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale (dal sito storiediguerra.it)

Il centenario della Grande guerra un’opportunità per capire

In occasione del lungo centenario della Grande guerra, si sono moltiplicate le esperienze divulgative tutte mirate a raccontare aspetti diversi poco usuali, ricchi di nuovi spunti di riflessione e lontani da quella retorica del sacrificio che per molto tempo ha accompagnato l’immagine collettiva della Prima guerra mondiale. Basta scorrere immagini e testi navigando nel sito Centenario Prima guerra mondiale 2014/2018 che reca un’infinità di iniziative condotte all’interno dell’intero territorio nazionale. Il centenario è stato quindi un incentivo per sviluppare nuovi studi e conoscenze da parte della ricerca accademica, ma anche da da parte di associazioni culturali, degli istituti storici della Resistenza, di comunità e di singoli, declinando molteplici aspetti legati alla storia pubblica.

Il fronte interno

Oggetto di interesse è divenuto non solo il teatro della guerra guerreggiata, dunque, il territorio dell’arco alpino al confine coll’Impero asburgico che, costellato di vecchie trincee divenute parte di sentieri della memoria del fronte, e punteggiato di grandi sacrari custoditi e valorizzati nel tempo ha saputo raccontare la storia tremenda di una guerra spaventosa, ma tutto il territorio nazionale, nella estrema varietà ed eterogeneità delle esperienze storiche, sociali, politiche, soprattutto umane[1]. Ogni territorio è presente a raccontare uno spicchio, una parte di ciò che avvenne nella grande complessità di un evento epocale. Diventa per questo importante anche la testimonianza che coinvolge il singolo, i suoi vecchi ricordi di famiglia, le memorie dei luoghi e delle comunità.

La Maremma: lontano dal fronte

Ci siamo chiesti quali segni la Grande guerra avesse lasciato nel nostro territorio così lontano dal fronte, quali scenari avesse dipinto nell’immaginazione di chi era rimasto a casa ad aspettare notizie e a chiedersi come fare per sostenere la pena, i lutti e le privazioni. In ogni famiglia è rimasta la memoria dei coscritti, dei morti, dei feriti; si è conservata, gelosamente riposta, qualche lettera sbiadita, qualche fotografia di antichi giovani in divisa sorridenti davanti a improbabili quinte scenografiche dipinte, qualche attestato al merito o qualche croce o medaglia.

Riunire tutto questo e farne uno strumento di conoscenza di riflessione e di divulgazione, aggiungervi una cornice storiografica seria, una chiave di lettura plausibile e scientificamente corretta, continuare a frugare negli archivi digitali e cartacei per trarne testimonianze nuove e costruire un quadro interpretattivo: restituire l’immagine di una provincia periferica italiana durante i primi decenni del secolo per farne un modello comparativo e costruire un’armonia nelle differenze. Questo il progetto, la missione.

Particolare del Monumento ai caduti, Grosseto, parco della Rimembranza(dal sito storiediguerra.it)

Una mostra virtuale

Lo strumento che ha reso possibile costruire una forma di comunuicazione efficace e versatile è il  programma MOVIO. Si tratta di un software creato e messo a disposizione gratuitamente dal MiBACT per la costruzione di mostre virtuali e spazi web di particolare spessore. Nonostante una certa complessità nella gestione, che richiede competenze specifiche, il software ha una particolare duttilità e si adatta perfettamente sia a materiali digitali di contenuto artistico che a documenti e immagini relativi a contenuti storici, archivistici e documentali, permettendo di giocare con le immagini e creare gallerie suddivise in sezioni e sottosezioni che, accompagnate a brevi testi esplicativi ed a opportune didascalie, permettono all’utente di poter effettuare una libera navigazione e creare percorsi autonomi.

È nata così una mostra virtuale come strumento divulgativo e didattico in cui il tema della Grande guerra è stato affrontato come fatto storico generale e come fenomeno locale. Inoltre la veste digitale ben si presta a successive integrazioni della ricerca aperta a nuovi contributi e riflessioni nella forma del work in progress.

La partecipazione delle scuole

Questo singolare incrocio di prospettive ha consentito di coinvolgere le scuole del territorio particolarmente interessate alle tematiche affrontate, già in fase di costruzione del progetto. Assieme ai loro insegnanti, i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo alla raccolta di materiali, cercando lettere, foto o cartoline. In alcuni casi, invece, hanno partecipato a lezioni-laboratorio utili a testare la struttura e i contenuti della mostra, in armonia con i loro percorsi scolastici, come ad esempio un lavoro conoscitivo svolto dal Liceo artistico sulla singolare storia del monumento ai caduti grossetani situato al centro del Parco della Rimembranza a sua volta costruito su un bastione delle storiche mura cittadine. Altre scuole invece si sono concentrate su diversi temi importanti, come una scuola di Follonica, che ha ricostruito l’intera vicenda legata allo studio dei caduti di quella che allora era una piccola frazione, oppure le classi che dalla provincia e dal capoluogo grossetano hanno visitato la stuttura del Centro Militare Veterinario (Cemivet) dove venivano allevati muli e cavalli per rifornire l’esercito in guerra.

Le peculiarità di un territorio

Infatti nel corso della raccolta dei dati e della documentazione, si sono intrecciate proficue relazioni con alcune strutture militari, come appunto il Cemivet che rappresenta una singolarità del territorio. Ubicata in un’antica tenuta di caccia dei Lorena, passata allo stato italiano dopo l’Unità, dal 1870 divenne un luogo destinato all’allevamento e addestramento dei cavalli per l’esercito, denominato “Centro raccolta quadrupedi” successivamente arricchito della scuola di formazione del personale veterinario militare e della scuola di mascalcia.

Altro singolare e poco conosciuta aspetto di storia locale è poi quello delle tenute lorenesi di Alberese e della Badiola, confiscate all’epoca dallo stato italiano in quanto di proprietà personle dei Lorena, discendanti dei granduchi di Toscana ma ormai cittadini austriaci e al centro, nel dopoguerra, di un aspro conflitto tra l’Opera Nazionale Combattenti e l’Associazione Combattenti grossetana.

La Ghirba n.10 del 9 giugno 1918 p. 4 (dal sito storiediguerra.it)

La struttura della mostra

Armonizzare lo sguardo nazionale ed europeo con i caratteri di una dimensione locale e periferica è stato lo sforzo essenziale nell’espressione progettuale, che si riflette nella stessa struttura della mostra: vi è infatti una parte introduttiva che delinea le caratteristiche generali del tema e la dimensione della complessità e dell’intreccio di prospettive, non ultima quella dell’attualità delle memorie in un’Europa ancora oggi pericolosamente attraversata da pulsioni nazionaliste e razziste, che unisca appunto la comprensione razionale all’empatia per le esperienze di vita

Questa frase racchiude il senso di una esperienza di “comunicazione storica” aperta ad un uso didattico, ma anche civile, che sappia coniugare testi e immagini a possibili liberi percorsi di conoscenza lasciati a chi è curioso di sapere.

Al fronte

La sezione Al fronte, suddivisa in diverse sottosezioni che affrontano tematiche quali i fronti, la propaganda, le immagini del conflitto, il reclutamento delle donne, le corrispondenze dal fronte, l’eco della guerra nella cultura, si dà voce agli aspetti più generali del conflitto, concedendo largo spazio ad immagini corredate da brevi testi e didascalie, ma anche alle esperienze dei singoli nella sottosezione dedicata alle testimonianze epistolari giunte dal fronte.

Molte immagini sono state reperite all’interno di Europeana, soprattutto quelle relative al conflitto o al massiccio contributo delle donne, che costitutiscono una vera miniera di spunti di riflessione storica e didattica. Vi sono poi, legate alla dimensione femminile del conflitto, i contributi di appelli, opuscoli, piccoli libri di propaganda per coinvolgere le donne nelle azioni volte alla cura dei feriti al fronte (le Crocerossine) e delle famiglie colpite dai lutti. Importante il contributo di figure    della cultura dell’epoca come Matilde Serao che nel 1916 pubblica le sue memorie di guerra, dedicate ai suoi tre figli al fronte: Parla una donna : diario feminile [|! di guerra, maggio 1915-marzo 1916.  La parte dedicata alla propaganda è ricchissima e complessa poichè raccoglie nutrite gallerie di manifesti, opuscoli sfogliabili, cartoline, un atlante di guerra e soprattutto i giornali di trincea, pensati per sollevare il morale dei soldati dopo la disfatta di Caporetto: si segnalano alcuni numeri de “La Ghirba”, “L’eco della trincea” e “La tradotta”

La guerra e il territorio

La sezione dedicata all’impatto della guerra sul territorio ha dato dei frutti originali e insperati, permettendo nuove prospettive di lettura della storia locale del Novecento. Nelle sezioni dedicate a coscritti, volontari, pacifisti e disertori, ai caduti, alla stampa locale al già citato Il Centro militare veterinario ed al ruolo attivo della cittadinanza, si concentrano una serie di documenti provenienti dagli archivi locali, in particolare dall’Archivio di Stato, molto significativi. Sono presenti infatti alcuni fogli matricolari dei coscritti, i documenti per la redazione dell’albo d’oro dei caduti, e una serie di carte che ha permesso, attraverso un incrocio fonti per niente scontata, la costruzione di una lista tutti i caduti del comune di Grosseto divisi per anno di guerra e recante, dove è stato possibile, i documenti che riguardano il loro decesso.

I documenti, le epigrafi e le memorie diverse hanno permesso di indagare inoltre il ruolo delle crocerossine locali, i corsi per infermiere volontarie organizzati addirittura dal 1914, il pronto soccorso alla stazione ferroviaria destinato alla prima cura di feriti o malati e, dal 1917, l’organizzazione di un Ospedale Militare in città. È stato poi possibile considerare il sistema di aiuti a quelle famiglie che, totalmente a carico dei militari richiamati, si trovarono prive di qualsiasi fonte di sostentamento, come previsto dal Regio decreto n. 620 del 13 maggio 1915.

Fotografia della Torre del Cemivet con alcuni butteri impiegati nelle tenute, s.d. (dal sito storiediguerra.it)

I profughi dalle zone di guerra

In ultimo è stato significativo  aprire uno spaccato sulla massiccia presenza dei profughi in città partire dal 1917, dopo la  rotta di Caporetto[2]. Giunsero infatti a Grosseto più di un migliaio di persone dalle zone di guerra, mentre un censimento dell’autunno 1918 ne conta 1513. Decisamente molti a fronte dei circa 12000 abitanti del piccolo capoluogo maremmano. Il rinvenimento di un registro conservato all’Archivio di Stato di Grosseto, ci ha dato notizia dei 170 nuclei familiari, per lo più composti da vecchi donne e bambini, provenienti dal Friuli e dal Veneto, che ebbero alloggio nel territorio grossetano e vennero in parte occupati nei lavori agricoli e nell’edilizia, mentre le donne vennero impigate al servizio di alcune famiglie notabili e venne per alcune di loro impiantato un laboratorio per indumenti

Il dopoguerra e la memoria

Il tema della memoria visto dalla periferia nasconde aspetti molto particolari, riportati da singolari documenti, come il diario di Giovanni Pizzetti, avvocato, sindaco di Grosseto nel 1892 e successivamente direttore della biblioteca comunale, costituito da una silloge di articoli tratti da varie testate giornalistiche in parte commentati da sue note manoscritte, amare considerazioni sulla guerra e sull’indole provinciale dei suoi concittadini

Molto ci dicono inoltre i monumenti e epigrafi ancora visibili su tutto il territorio provinciale che ci inducono a riflrettere sulla particolare storia della memoria e sulle forme in cui si è connotata a partire dalla fine del conflitto fino al ventennio fascista. Il significato dei monumenti ai caduti della Grande guerra e dei segni di memoria che nel tempo si sono stratificati nei luoghi fino a noi è un nodo problematico che va molto oltre le pure considerazioni estetico formali.

Accanto al linguaggio figurativo, oltre al valore più o meno artistico di queste forme di memoria, ci sono linguaggi complessi e diversi che solo un’attenta comparazione storica può interpretare, come hanno dimostrato i recenti lavori di censimento del patrimonio artistico e memoriale sulla Grande guerra in provincia di Siena e Grosseto[3]

Esempio su tutti il monumento ai caduti di Grosseto che venne eretto nel 1896 come  Monumento ai caduti del Risorgimento, per divenire poi Monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, e successivamente onorare la memoria dei caduti di tutte le guerre.

Il Cemivet oggi, foto Luigi Zannetti (dal sito storiediguerra.it)

 


Note:

[1] cfr Labanca N, Monumenti,documenti, studi in  Labanca N.(acd) 2014, Dizionario storico della Prima guerra mondiale, Laterza: Bari, pp. 423-445, ma anche Isnenghi M e Rochat G. 2008, La Grande guerra 1911-1918, Il Mulino: Bologna; Gibelli A. 1998. La Grande guerra degli Italiani Sansoni: Milano

[2] Cfr Ceschin D. 2014, Gli esuli di Caporetto, I profughi in Italia durante la Grande guerra, Laterza: Bari

[3] Assai utile strumento per il territorio in oggetto è il censimento di tutti i monumenti in  Mangiavacchi Me  Ranieri A (acd ) 2010 Lontano dal Fronte. Monumenti e ricordi della Grande guerra a Grosseto e provincia Effigi: Arcidosso